E tanto per scuotere ulteriormente le coscienze, ecco un post del nostro amico Equo. Leggetelo.
E meditate.
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Io appartengo ad un’antica schiatta di Monaci – Guerrieri.
In quanto Monaco la tolleranza, la comprensione, la gentilezza, sono divenute parte del mio corredo genetico…
Qualche volta, tuttavia, sempre senza rinunciare ai modi cortesi e senza che l’animo sia turbato da sentimenti negativi, con tranquilla e pacata determinazione, il Guerriero ha il dovere di snudare la Spada.
Dicono che la verità renda liberi… ma talune verità nessuno ha voglia di sentirle: è a questo punto che Monaco e Guerriero concordano pienamente sulla necessità di dirle comunque, anche se tagliano, anche se feriscono, anche se saranno rifiutate con la più scontata delle scuse: “Non riguarda me”.
Diremo allora che l’arma più letale, quella che provoca più vittime su questo nostro tormentato pianeta, non è la bomba nucleare, non sono i gas nervini, non sono gli ordigni “intelligenti”.
E’ il telecomando della TV.
La frase che provoca più morte e distruzione non è “Sganciate la bomba” o “Aprite il fuoco”; è “Ancora il Darfour! Cambia canale che stiamo mangiando!”
Sono pochissimi gli uomini al mondo che causano guerra, eccidi, disastri ecologici, per i loro egoistici interessi.
Sono pochissimi... e la loro forza, quella che consente loro d’inseguire profitti e potere al prezzo di sangue versato o foreste distrutte, non risiede nel loro ruolo politico, nel loro denaro o nei loro armamenti: la loro oscura autorità nasce dall’indifferenza dei più, dalla rassegnazione dei molti, dal cinismo e dallo snobismo di chi “si chiama fuori”.
La verità scomoda, che vi piaccia o meno, è la seguente: coloro che si chiudono nella loro “torre d’avorio”, nel loro “orticello” (e davvero non importa se lo fanno per becero egoismo o se tirano in ballo alate giustificazioni filosofiche) sono complici; il sangue degli innocenti sporca anche le loro mani, anche se, personalmente, non farebbero male ad una mosca; il grido di dolore di una Terra morente è causato pure da loro, anche se risparmiano l’acqua del rubinetto e riciclano il vetro.
Oggi più che mai è attuale e profondamente vera la spietata frase di Franz Fanon (e se non sapete chi è… documentatevi): “OGNI SPETTATORE E’ UN VIGLIACCO O UN TRADITORE”.
Se preferite qualcuno di più recente, forse basteranno alcuni versi della Canzone di Maggio di De André:
“E se nei vostri quartieri
tutto è rimasto come ieri,
senza le barricate,
senza feriti, senza granate,
se avete preso per buone
le "verità" della televisione,
anche se allora vi siete assolti
siete lo stesso coinvolti”.
Come sempre potete scegliere, ma la “verità scomoda” è che non esistono posizioni neutrali: il raffinato intellettuale che si rifugia con ostentazione nelle sue elucubrazioni perché è “trasversale al Bene ed al Male” e può guardare a tutto questo agitarsi con superiore distacco o con poetico cinismo, non è, nella sostanza, nei fatti che sono prodotti dal suo pensare e dal suo non-agire, diverso dall’uomo di potere che programma un massacro o dai suoi miseri scherani che lo eseguono.
Certo: nessuno può impedirvi di “assolvervi” o, peggio, di dire a voi stessi che questa complicità non vi tocca perché, tanto, “le cose sono sempre andate così ed io ho una visione spietatamente realistica e non utopistica del mondo!”.
Come sempre potete scegliere, ma non esistono posizioni neutrali: ogni spettatore è un vigliacco o un traditore.
14 commenti:
Onorato :-)
Concordo pienamente, solo che io sono più tormentato e pieno di sensi di colpa e al posto del "coloro che si chiudono nella loro “torre d’avorio”" ci avrei messo "NOI che ci chiudiamo...etc.".
Piper, perché noi? Davvero non fai nulla per non essere spettatore? Non ci credo. Poi, ovviamente, non tutti siamo uguali ed abbiamo le stesse capacità - anche a livello di sacrificio personale.
Non si tratta di mettersi a posto la coscienza con qualche mail indignata e/o firma a petizioni, bada... ma di gente che ha bisogno intorno a noi ce n'è davvero tanta.
Io che per un sacco di problemi miei non posso andarmene in Africa a costruire case (buon per loro...), sostengo come posso chi ci va anche per me. E' poco... la classica goccia. Ma provo comunque a far sentire la mia voce anche nel/dal deserto...
???
:)
Elena Elena... perchè comunque è sempre poco... Si può fare sempre di più proprio perchè di gente che ha bisogno ce n'è tanta! Ma forse, come dicevo, è una cosa "personale". Non so. Forse non si applica a te, forse non si applica a Equo che è l'autore del post, ma quanti sono disposti REALMENTE a fare qualcosa in concreto? Io mi sento colpevole!
Piper... cosa credi, anch'io mi sento colpevole e inutile! Ma se non facessi nemmeno quel poco - troppo poco - che posso, mi sentirei... una spettatrice. E come tale mi fionderei all'inferno da sola - se credessi che sta nell'aldilà. E poi... ho imparato una cosa nella mia lunga esistenza: è meglio fare quel poco che si può subito, piuttosto che aspettare il bel gesto eclatante. Ad esempio - non per banalizzare: se tutti i lettori di questo blog versassero 5 euro al mese, le spese per le medicine di Benito (vedi blog di Morgan o alcuni post di comunicazione qui indietro) sarebbero coperte... e così via.
Poco? Meglio che nulla...
Si capisco Elena... Ma non la ritengo una "soluzione"... Perchè anche se so che Benito ha le sue medicine continua a darmi fastidio il fatto che per averle deve far conto su poca gente di buona volontà. In generale le cose vanno malissimo e mi pare come se in fondo sia tutto inutile.
Tutto è inutile nel momento in cui ci arrendiamo. Finché uno solo di noi combatte, la speranza non è persa. Guarda che non sono ottimista per forza. Forse è solo che, avendo una creatura da crescere, ho bisogno di credere in qualcosa... più per lei che per me.
E' infatti sbagliato, ingiusto, grottesco e perfino crudele che Benito abbia le medicine perché quattro volonterosi si autotassano... come è ingiusto che qualcun altro abbia come unico scopo nella vita scegliere il modello di yacht. Ma, o chiudiamo gli occhi e ce ne freghiamo, o imbracciamo i mitra e ci facciamo giustizia - ma non mi sembri il tipo, viste le tue convinzioni sul Che... :) - o, più umilmente, ci rimbocchiamo le maniche e facciamo come il colibrì all'incendio della foresta (non quello della pubblicità, che peraltro era uno scoiattolo): quello che possiamo...
Yes, capisco Elena, capisco... Ma perchè la "buona volontà" non prende piede? Di chi è la colpa? Perchè anche se è utile agire nell'immediato, e tutti sembrano essere d'accordo, poi nella sostanza le cose peggiorano e basta... Qual è la radice del problema? Perchè qui dove abito io da alcuni anni a questa parte ho visto aumentare il numero di anziani che frugano di nascosto nei bidoni della spazzatura? Non è per essere cattivo... ma l'auito che io e te possiamo dare è un modo per mettere una toppa e basta. E' già qualcosa ma poi continuiamo a vivere la nostra vita da persone tuttosommato fortunate. Ma il mondo va in una certa direzione e delle persone come Benito non gliene frega niente a nessuno. Perchè il mondo va in una certa direzione se il mondo siamo noi? Cosa si può fare per cambiare le cose realmente? Bisogna inventare qualcosa Elena, bisogna inventare qualcosa di nuovo...
Non sono una sociologa, Piper... e se posso dirlo, non me ne frega nulla di quello che fanno gli altri. Io faccio quello che posso (sempre il discorso dell'esempio, che vale con mia figlia come con il resto del mondo) e prima o poi gli altri capiranno... poi mica sono sola! Forse è che i giornali, i TG e quant'altro sono pieni solo di brutte notizie (il bene non fa audience).
Per quanto riguarda i poveri che frugano nei bidoni, esiste una parola - che in molti ormai non conoscono - ed è "dignità". Perché uno si vergogna, se ha avuto una certa educazione, a chiedere la carità...e per carità intendo il diritto sacrosanto di vivere in modo dignitoso. Diritti negati dal liberismo e da questa società dell'avere... come se poi avere la tomba come quella di un faraone ti aprisse chissà che porte di potere nell'aldilà. Gesù è nato in una grotta, no? Ma stasera mi fermo, sarei troppo polemica.
Che ne dici se provassimo a fare i "centri di solidarietà di quartiere"? Difficile, te lo dico subito. Io abito in un paesino di nemmeno 2000 anime (cani e mucche comprese, mi sa) ma nemmeno in comune sanno quali sono le situazioni di disagio. Perché uno che deve chiedere al comune il sussidio per mandare alla SCUOLA DELL'OBBLIGO i propri figli magari si vergogna, ma presentando la domanda è "visibile". Invece un pensionato che non ha ragazzini per casa, dove compare? Tu hai idee migliori? Proponi, proponi... tutto quello che si può FARE è ben fatto... Grazie.
Mi aggrego brevemente al dialogo, intanto ricordando i versi che compaiono nella bella canzone che Endrigo dedicò alla morte del Che: "Era troppo tardi per partire, troppo tardi per morire: siamo troppo grassi, Comandante!" Sono d'accordo con Piper che ci si debba sentire un po' in colpa perché non si fa mai abbastanza... tuttavia c'è un "distinguo" di fondo: oggi anche salvare solo la nostra capacità d'indignarci e darle voce è "far qualcosa" è "non arrendersi". Come scrissi tanti anni or sono: "Il brutto non è quando sei nella merda: è quando comincia a piacerti il gusto!" Il gusto di questo mondo non piace a Piper, non piace ad Elena e non piace a me... e lo diciamo ogni volta che ci è concesso ed anche ogni volta che ce lo vorrebbero proibire. E' qualcosa. Il cambiamento che Piper auspica comincia da qui: da una rivoluzione interiore che riporta l'Uomo alla sua umanità e che si fa contagio. In passato abbiamo creduto che bastasse mutare l'assetto sociale perché cambiassero i rapporti tra gli esseri umani... e ci siamo accorti che, così, davamo solo una nuova forma al potere ed all'oppressione. Non basta Marx, non basta Freud, non basta Lorenz: ciò che ci serve è una teoria integrata, ma, prima ancora, la nostra capacità di stare nella merda continuando a cercare d'insegnare che se ne potrebbe uscire... Come amo dire a quelli che, pur con mille dubbi e, a volte, con un po' di scoramento, continuano a scegliere la barricata: "Non siete soli: siete i primi".
Hasta siempre.
No Elena non ho un'idea migliore purtroppo... E' solo che mia madre mi dice che è da quand'era piccola lei che c'erano le raccolte di vestiti e soldi per i bambini del terzo mondo e quindi mi chiedo se alla fine serva a qualcosa. Non sto esprimendo un giudizio ma sto esponendo le mie perplessità e sono consapevole di essere assolutamente pessimista. A volte mi chiedo persino se sia giusto cercare di fare qualcosa, mi chiedo se forse è proprio questo il modo in cui le cose devono andare... Che il più forte sopravvive lo vediamo tutti i giorni, qualcuno lo prova anche sulla propria pelle. E se fossimo solo degli illusi? E se quelli che "sono sbagliati" fossimo noi? Dico questo perchè alla fine non si può non tener conto che se il resto del mondo va in una certa direzione è perchè le persone lo vogliono... e se le persone lo vogliono vuol dire che (orrore!) potrebbe esserci una certa consapevolezza. Cosa si può fare per cambiare le cose? Innanzitutto credo cambiare le persone... siccome le persone hanno problemi con il sesso e con la morte mi è capitato di pensare che sarebbe opportuno insegnare nelle scuole "educazione sessuale" e "educazione mortuaria"; siccome anche il rapporto con gli altri sembra essere un problema forse bisognerebbe intervenire anche in questo senso attraverso la scuola che dovrebbe essere un qualcosa di molto diverso da quella "roba strana" che è. Forse solo così si può sensibilizzare le persone e sperare di cambiare il mondo. Altrimenti se uno prende coscienza della realtà da adulto non può far altro che "fare qualcosa". Bisogna trovare un modo insomma non solo per non abituarsi al sapore della merda ma per cominciare a spalarla credo! Ma se quelli che decidono di non stare più al "gioco" sono solo persone che hanno avuto un "collasso emotivo" e che hanno cominciato a riflettere... sì è già qualcosa, ma non è tutto. Bisognerebbe agire alla "base" della società trovando una strada diversa da quella politica che (credo si sia visto nel corso del tempo) non serve e anche da quella religiosa che ha fallito ancora di più di quella politica (perchè lo sappiamo e ne abbiamo discusso dei cristiani che non sono realmente cristiani ecc.). Non lo so. Sono pensieri sparsi... non sto proponendo nulla... Sto pensando.
Ai miei tempi esisteva nelle scuole una materia chiamata "educazione civica". Adesso è stata abolita. Credo perché, tra segnali stradali ed altre cosette, peraltro importanti, insegnava anche i rudimenti del vivere civile appunto. Che è fatto di diritti, certo... ma anche di doveri. Quelli che "noi vecchi" chiamiamo RESPONSABILITA'. Senso di responsabilità, accettazione delle proprie responsabilità... è ovvio che in un mondo in cui nessuno più ne vuole sentire parlare (dal politico all'"imprenditore", dal piccolo commerciante al libero professionista, al professore, all'idraulico, a... chiunque possa sfuggire il giogo di regole e gabelle imposte dallo stato, che ormai non si sa più bene cosa sia...) perché l'unica cosa che conta è il successo personale, il denaro ed il potere, è ovvio che in pochi siamo disposti a "metterci la faccia", ad impegnarsi, a sbattersi anche per gli altri... Ma questo non ci autorizza a mollare. Molte delle raccolte di fondi, vestiti e quant'altro non vanno a buon fine - penso all'Unicef come a Telethon. Ma, sapendolo, possiamo sempre scegliere di devolvere il tanto o poco che possiamo - se per un qualsiasi motivo non possiamo impegnarci in prima persona: mi ci avresti visto a guidare un camion di medicine per andare in Kosovo? No... perché tra le altre cose non arrivavo al volante... - ad organizzazioni più serie e certificate. Discorso che ho già fatto altrove.
E poi c'è un altro aspetto: la carità "non pelosa", quella che si fa ma non si dice. Perché esiste il pudore di chi non riesce a chiedere, ed esiste chi questo pudore lo rispetta.
Quand'ero piccola, abitavo in un palazzo in cui, qualche piano più su, stava una mia compagna di scuola. Famiglia numerosa, il padre era l'unico a lavorare, la mia compagna era affetta da una malattia dolorosa quanto incurabile (ma io questo allora non lo capivo). Tutti i mesi mia madre, quando faceva la spesa "grossa", preparava uno scatolone (pasta, pelati... generi non deperibili insomma) e glielo portava davanti alla porta. A volte l'ho fatto anch'io. Suonavamo il campanello e, prima che qualcuno venisse ad aprire, sparivamo giù dalle scale. Credo che non abbiano mai saputo da dove arrivava il pacco. Non eravamo ricchi... anche in casa mia c'erano problemi a tirare la fine del mese (sai quante volte ho prestato la mia mancetta alla mamma per pagare il latte ed il pane? e un bel chissenefrega? intanto ho acquistato lo "spirito di famiglia", il senso della solidarietà e del fare). E non lo scrivo tanto per farmi bella (al massimo, ne viene fuori bene mia madre, visto che io da sola non ci sarei arrivata). Ma solo per dire che davvero, a volte ci rifugiamo dietro il "non cambia nulla" e non facciamo nemmeno il poco che possiamo. Nel frattempo sembra che vinca il male... ma quanti gesti generosi non vengono alla ribalta per semplice ignoranza, nel senso vero del termine: perché nessuno lo sa?
Credo che la mancanza di solidarietà dipenda anche dalla parcellizzazione, dall'isolamento in cui viviamo. Io sono sempre un po' fuori dal coro (pecora nera...) ma quanti sanno, a Milano come qui del resto, chi è il loro vicino di casa, come sta e cosa fa?
Quanto al fatto di essere sbagliati noi... io non credo. Ma, anche se tu avessi ragione, ad essere giusta mi farei un po' schifo... quindi, e parlo per me, sto sbagliata che mi piaccio... :)
Pace!
Beh Elena anche io ho fatto educazione civica, ma non mi pare servisse a molto anche se non ci si limitava ai segnali stradali... Ma comunque i compagni di scuola mi parevano più interessati a rispondere alle domande in modo "giusto" senza mettersi in gioco. A dogni modo, a proposito di Kosovo e dintorni... ai tempi della guerra in Bosnia un mio amico (uno strano Cattolico... Giuseppe) per nulla simile a Rambo e con un sacco di problemi alle ossa ha preso e si è messo a fare avanti e indietro tra Come e la Bosnia; certo era insieme ad una associazione seria, ma lui come le altre persone che partecipavano al progetto erano comunissimi mortali che avevano solo tanto coraggio.
Niente niente... è solo per dire Elena. Sono sempre convinto che si può fare sempre di più.
Certo che si può fare di più (e si deve...). Ma questo lo può dire solo qualcuno che qualcosa fa. Per gli altri, sono solo vuote parole, o l'attesa del "gran bel gesto".
Quanto al tuo amico con problemi alle ossa, ha tutta la mia stima ed il mio rispetto. Non mi metto a fare l'elenco degli altri motivi per cui io non l'ho fatto (non volevo farne un caso personale, era solo un esempio...), ma è "bello" che tu l'abbia scritto perché è la classica cosa che suscita la mia "invidia buona" (che tradotto potrebbe suonare come "spirito di emulazione"). Grazie! :)
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