"Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza. Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo. Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra forza." Antonio Gramsci

giovedì 6 settembre 2007

Cassazione e Omeopatia, ovvero: quando si raggiunge il ridicolo

LA QUESTIONE E' LA SEGUENTE: IL MINISTERO DELLA SALUTE (E LA "CRICCA" DEI MEDICI ALLOPATICI E DELLE INDUSTRIE FARMACEUTICHE) NON RICONOSCE L'OMEOPATIA COME BRANCA DELLA MEDICINA UFFICIALE, DI CONSEGUENZA I PRODOTTI OMEOPATICI, PER LEGGE, NON DEVONO ESSERE CONSIDERATI DEI MEDICINALI (DA CUI IL DIVIETO DI OGNI FORMA DI PUBBLICITA' AGLI STESSI CHE NE RICHIAMINO L'USO); ALLO STESSO TEMPO LA LEGGE ITALIANA, PERALTRO CONTRADDICENDO SE STESSA, FA DIVIETO A CHIUNQUE NON SIA IN POSSESSO DI UNA LAUREA IN MEDICINA DI OCCUPARSI DI OMEOPATIA (E IRIDOLOGIA, MASSAGGI TERAPEUTICI, ECT.)

BEL COLPO.


UN COLPO CHE GLI ERA GIA' RIUSCITO (AI MEDICI) CON L'AGOPUNTURA: PROVATE A PARLARE, AD UN MEDICO ALLOPATICO DI "CANALI ENERGETICI BLOCCATI" "RIEQUILIBRIO ENERGETICO", ECT, E VI RIDERA' IN FACCIA.. EPPURE L'AGOPUNTURA, ANCHE I BAMBINI LO SANNO, CURA PROPRIO RIFACENDOSI A TALI CONCETTI DI BASE. ED E' UNA PRATICA CHE NON SOLO E' MILLENARIA MA, QUI' STA IL PUNTO, FUNZIONA ECCOME.

L'UNICA COSA CHE SI CAPISCE, E MI DISPIACE CHE NE RIMANGA INFANGATA L'IMMAGINE DELLA CASSAZIONE, PERCHE' LO E' SENZA DUBBIO, E' CHE CHE LE PREDETTE LOBBY STANNO FACENDO SEMPRE PIU' PIAZZA PULITA DELLE COSIDETTE MEDICINE ALTERNATIVE SOTTRAENDOLE AL BENE COMUNE ED ALL'OPERA DI TANTI COMPETENTI E APPASSIONATI OPERATORI.

COSI' I MEDICI ALLOPATICI, CHE HANNO UNA FORMA ACUTA DI "ORTICARIA" PER SIMILI "MEDICINE", POSSONO DORMIRE SONNI TRANQUILLI (SOGNANDO I VIAGGETTI PREMIO ED ALTRI BENEFITS CHE PUNTUALMENTE PIOVONO NELLE LORO SACCOCCIE); MENTRE I COLLEGHI, ALLOPATICI MA NON ALLOCCHI, CHE VOGLIONO "BALOCCARSI" CON LA, SECONDO LORO, CREDULITA' COMUNE POSSONO FARLO IN SANTA PACE: IN FONDO SIMILI PRATICHE MALE NON FANNO, E RIEMPIONO COMUNQUE LE TASCHE.

LE LORO, OVVIAMENTE.
MAURO
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Cassazione: laurea obbligatoria per gli omeopati

ROMA (6 settembre) - Per fare l'omeopata ci vuole la laurea in medicina. L'ha stabilito la Corte di cassazione (con la sentenza numero 34.200) a proposito di una condanna del tribunale di Modena a un "medico non convenzionale", per esercizio abusivo della professione. Il "dottore" senza laurea, dopo la condanna, è stato assolto dalla Corte d'appello di Bologna perché, secondo i suoi pazienti, non effettuava atti riconducibili alla professione medica.

La Cassazione ha revocato l'assoluzione e ha ribadito che chi esercita l'attività medica abusivamente, in qualsiasi forma, è punibile secondo l'articolo 348 del codice penale. Non sono stati considerati come attenuanti nemmeno la consapevolezza dei pazienti circa il fatto che l'omeopata non fosse laureato e la natura “innocua” delle prescrizioni. Da piazza Cavour, infatti, fanno sapere che l'omeopatia così come la chiropratica, l'agopuntura, i massaggi terapeutici, l'ipnosi curativa, la fitoterapia e l'idrologia sono terapie non convenzionali finalizzate sempre «alla diagnosi e alla cura delle malattie dell'uomo», perciò sono di esclusiva competenza dei medici.

Non si agitino, però, estetiste, ottici e dietisti. La Corte ha precisato, infatti, che non c'è bisogno della laurea per effettuare la depilazione con aghi elettrici, la misurazione della vista, l'applicazione di lenti a contatto, per rilevare la pressione arteriosa e fare consulenze dietetiche o estetiche.

fonte: http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=8428&sez=HOME_INITALIA
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VEDI NOSTRO POST PRECEDENTE:

Diritto alla Scelta Terapeutica


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"Salvata dall'altra medicina
dico no alla persecuzione"

Foto articolo
Giulia Maria Crespi

ROMA - Ha deciso di parlare e di raccontare, anzi di raccontarsi, soltanto perché, dice, "quello che sta succedendo in Italia è drammatico, c'è il rischio che nove milioni di persone che da anni si curano con l'omeopatia non possano più farlo, perché nuove regole sempre più restrittive metteranno al bando giorno dopo giorno i medicinali non ufficiali; e tutto questo non in nome della verità scientifica ma per favorire le industrie farmaceutiche".

E' un vero j'accuse quello di Giulia Maria Crespi, presidente del Fai, il Fondo per l'ambiente italiano, contro le nuove normative che dovrebbero sottoporre alle stesse sperimentazioni i farmaci allopatici e quelli omeopatici. Ne parla con la forza e la tenacia di chi da sempre lotta per difendere quei patrimoni dell'umanità che si chiamano ambiente, arte, cultura e natura.

"Conosco l'omeopatia da quasi 50 anni. Mi ha aiutato a sconfiggere malattie grandi e piccole. Con questa ho curato i miei figli, i miei nipoti, le persone che lavorano per me, e anche i miei cani. Funziona e non fa male. Perché tanto accanimento? Possibile che i nove milioni italiani che la utilizzano siano tutti cretini, me compresa...?".

Signora Crespi, è vero che l'incontro con l'omeopatia e con l'antroposofia le hanno cambiato la vita, anzi, il modo di vedere la vita?
"Sì, è così. C'è una data precisa. Quarantasette anni fa. Era un periodo non facile. Mio marito era morto, i mie due figli erano piccoli. Da poco, su indicazione di un noto pediatra milanese, avevo iniziato a curarli con l'omeopatia, una scelta davvero controcorrente in quegli anni. Una sera, ricordo, dovevo ricoverarmi per un piccolo intervento, non difficile ma doloroso. Mio figlio però aveva la febbre alta. Ero preoccupata e chiamai l'omeopata, il dottor Bargero, spiegandogli anche che dopo poche ore sarei dovuta entrare in clinica. Lui mi chiese rinviare l'intervento e di provare a curarmi per due settimane con i suoi rimedi. Tentai. Fu un successo e non ho mai più avuto bisogno di operarmi"

Negli anni lei ha poi dovuto affrontare battaglie ben più dure contro la malattia.
"Ho avuto il cancro. Prima al seno, poi all'anca. L'ho sconfitto cinque volte. La prima nel 1968. L'ultima, otto anni fa. Con l'aiuto di un grande luminare e caro amico, il professor Umberto Veronesi. E con la medicina antroposofica. Mi sono fatta operare, ho fatto alcuni cicli di radioterapia, alcune cure ormonali, ho sempre rifiutato la chemioterapia. Ma è alla Lukas Klinic di Basilea, clinica steineriana dove si cura il cancro con terapie alternative, con il vischio ad esempio, che ho capito come davvero ci si deve porre di fronte alla malattia, e quali sono i fattori che portano alla malattia. A cominciare da quello che mangiamo. E' stato a Basilea che ho deciso di occuparmi di agricoltura biodinamica, perché molto inizia da lì, dai veleni che ogni giorno ingeriamo, da quanto abbiamo avvelenato la Terra, l'acqua, tutto".

Dunque lei ritiene che ci debba essere un'integrazione tra medicina "ufficiale"e medicine "non convenzionali"?
"Ci sono malattie contro le quali l'omeopatia non può fare nulla. E' chiaro che se ho la broncopolmonite prendo gli antibiotici, o che per l'Alzheimer e la sclerosi multipla servono farmaci potenti. Ma ci sono le influenze, le allergie, i reumatismi, l'ansia, l'insonnia, i problemi di stomaco, e qui sì che i rimedi omeopatici funzionano. Infatti, proprio perché non sono antitetiche non capisco il riaffiorare ad ondate degli anatemi della medicina ufficiale".

A cominciare, signora Crespi, dal recente editoriale di Lancet, in cui si affermava che l'omeopatia ha soltanto un effetto placebo?
"Lasciamo stare Lancet. Come si può credere all'autorevolezza di una rivista scientifica che si è scoperto essere finanziata da una multinazionale delle armi? Come si può credere a chi vende strumenti di morte? Accettiamo poi che l'omeopatia agisca soltanto come effetto placebo. Se il malanno scompare non è meglio utilizzare un placebo che un farmaco chimico?"

Le nuove norme sono però una direttiva europea.
"Non mi risulta che in Francia, Inghilterra o in Germania esistano limitazioni. Io non chiedo che come in Svezia l'omeopatia venga sostenuta dal servizio sanitario nazionale. Almeno però lasciateci curare come vogliamo".

(19 settembre 2005)

fonte: http://www.repubblica.it/2005/i/sezioni/scienza_e_tecnologia/omeopatia/crespi/crespi.html

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4 commenti:

Anonimo ha detto...

SENTENZA NUMERO 34.200 DELLA CORTE DI CASSAZIONE


Ritengo che quest'ultima sentenza, della C. di Cassazione, evidenzia in modo tangibile l'arroganza dogmatica della medicina e l'ignoranza che alberga nelle istituzioni di questo paese.
Il senso di questa sentenza non ha natura cautelativa verso la persona, come dovrebbe a ragione lo stato sovrintendere, bensì, ha un unico scopo di preservare una casta legata a norme obsolete del R.D. del 1930, e che nemmeno tangentopoli è riuscita a scalfire. Rivolgo una domanda ai sostenitori dell’omeopatia: come può un medico allopatico prescrivere un RIMEDIO (SIC !) OMEOPATICO senza conoscere la materia medica omeopatica?
Oppure, pensate che l'omeopatia si debba prescrivere dietro presentazione del rimedio da parte "dell'informatore medico scientifico", anche senza conoscere il contenuto, magari ricordando il solo nome di fantasia della specialità medicinale, con tutti i benefici e gadget riservatogli?
Ebbene, quando Samuel Hahnemann si tolse il camice, in modo simbolico, si spogliò della veste di medico allopatico e asserì: " con questa medicina e con questi medicinali non posso curare", inventò un nuova medicina ed una semeiotica omeopatica del tutto diversa dalla semeiotica medica.
Quindi, se il medico non ha conseguito una formazione specifica in omeopatia, non ha la competenza per prescrivere un RIMEDIO OMEOPATICO, all’uopo, diventa egli stesso un pericolo per la salute della persona.
E' il momento di uscire dal provincialismo e dare al medico quel che è del medico ed agli italiani la giusta figura di OMEOPATA, con la giusta formazione, e come in tutti i paesi civili non necessariamente deve essere medico.

Dott. Rocco Carbone
Farmacista Naturopata
333/6014028

Anonimo ha detto...

La nuova sentenza della Cassazione è un passo importante per contrastare questi medici millantatori

Anonimo ha detto...

È abitudine comune, e quasi una reazione spontanea, stabilire rapporti di causa ed effetto tutte le volte che assumendo un farmaco si osserva un effetto, sia esso positivo o negativo. In realtà ci dovremmo sempre chiedere quando, ad esempio, osserviamo la diminuzione di un dolore in rapporto con l'assunzione di un farmaco, se lo stesso effetto non si sarebbe potuto ottenere anche senza assumere il farmaco in questione o se addirittura il farmaco stesso non abbia dilazionato la diminuzione del dolore.

Ciò è tanto più vero quanto più l'effetto si realizzi in tempi lunghi. Ad esempio chiunque dicesse: "questo farmaco somministrato per almeno un mese cura la sciatalgia" avrebbe grande successo perché in una forte percentuale di casi la sciatalgia passa senza alcun trattamento. Per rispondere ai quesiti relativi all'efficacia di un farmaco è difficile basarsi su risposte individuali perché è necessario impiegare le metodologie tipiche della ricerca clinica controllata. E l'omeopatia non può sfuggire a questa regola. Purtroppo però gli studi clinici controllati che impiegano "farmaci" omeopatici rispetto al gran numero di preparati esistenti e alle molteplici indicazioni terapeutiche, sono molto pochi e in generale mal realizzati. Ciò non è sorprendente perché l'omeopatia è una vecchia pratica terapeutica che si basa su principi generali mai verificati e certamente non sostenibili, e che è sorta quando la "scienza medica" era ancora stregoneria. L'idea che un principio attivo acquisti effetti opposti a quelli originali quando venga diluito è infatti più un desiderio che un dato dimostrato. In aggiunta, sulla base del cosiddetto numero di Avogadro (che permette di stabilire quante molecole siano presenti in rapporto al peso di una determinata sostanza), gli studi chimici hanno potuto dimostrare che molti dei preparati omeopatici sono talmente diluiti da non contenere più neppure una molecola della sostanza madre utilizzata per fare le diluizioni.

L'omeopatia è quindi il "nulla"; come il nulla possa produrre qualcosa, e nello specifico un effetto terapeutico, fa parte del mistero e del fideismo; se il nulla producesse qualcosa dovremmo cambiare il nostro modo di vivere e di pensare. Gli omeopati, tuttavia, ben lungi dall'accettare le leggi della chimica si attaccano al fatto che essendo le diluizioni accompagnate da "scuotimenti" della soluzione, questi scuotimenti permetterebbero alla sostanza chimica di lasciare una traccia nell'acqua in cui la sostanza è stata disciolta. È la cosiddetta "memoria dell'acqua" che aveva dato fiato agli omeopati, ma che è stata contestata da altri ricercatori e, recentemente, non confermata da specifiche ricerche.

I cultori dell'omeopatia non si danno per vinti e si attaccano spesso a ragioni che sono irrilevanti. Ad esempio: in altri paesi esistono università omeopatiche, i medici prescrivono i farmaci omeopatici, i farmaci omeopatici fanno bene anche ai cani e ai bambini che non sono suggestionabili, ecc. È chiaro che queste ragioni non possono sostituire solidi dati specifici. Anche il fatto, spesso invocato, che se molti pazienti utilizzano un farmaco, ciò automaticamente significa che lo stesso fa bene, è contraddetto dall'esperienza. Molti farmaci della medicina ufficiale una volta sottoposti a studi clinici controllati non sono risultati attivi anche se venivano venduti a milioni di confezioni. Sarebbe come dire che poiché molte persone si rivolgono ai maghi o alle cartomanti, ciò prova che si può prevedere il futuro.

Forse non varrebbe la pena di insistere nel combattere l'omeopatia se non fosse per il fatto che si deve tendere a una razionalizzazione in campo terapeutico. Non sicapisce infatti come mai chi vende farmaci omeopatici non debba passare attraverso un vaglio analogo a quello praticato nei confronti di chi produce tutti gli altri farmaci.

Come pure sarebbe doveroso spiegare su quale base i cittadini pagano fior di soldi per qualcosa che non contiene nulla anche se tutto ciò è venduto nelle farmacie. E ancora, chi vende qualcosa non deve dimostrare l'efficacia di ciò che vende? Infine la preoccupazione più grave è quella delle "omissioni". Infatti si possono impiegare farmaci omeopatici per "curare" malattie che sarebbero invece curabili da veri farmaci, rischiando così di dover intervenire quando ormai può essere troppo tardi. Particolare connotazione acquista, in questo senso, la somministrazione di farmaci omeopatici a bambini o a vecchi incapaci di rendersi conto della situazione. In realtà molti dei successi degli omeopati non sono dovuti all'impiego dei farmaci, ma alla disponibilità dei medici omeopatici a parlare con il paziente: questo è il vero effetto placebo che dovrebbe essere acquisito anche dai medici "ufficiali" che spesso liquidano il paziente con quattro parole difficili. Va detto naturalmente che sarebbe un delitto in ogni caso usare l'omeopatia per malattie gravi.

Anonimo ha detto...

Prima di sparlare di qualcosa sarebbe opportuno conoscerla e averla studiata.
Gli studi sull'omeopatia esistono, e, parlando della memoria dell'acqua, l'unica "smentita" è stata fatta da un "esperimento" tenuto da un giornalista(John Maddox) e da un prestigiatore(James Randi), i quali in 2 ore, il tempo reale del confronto tra i due personaggi e J.Benveniste, hanno preteso di screditare 5 anni di studi di un gruppo di ricercaturi(medici, fisici,biologi..).
In generale questo è l'apprccio "scientifico" utilizzato anche da tutti quei medici e giornalisti "illuminati" dalle case farmaceutice: Screditare senza addurre prove tramite i media, tanto la smentita, se mai ci sarà, non verrà praticamente mai a conoscenzadi nessuno...