Il ciclone SIDR, che ha devastato il Bangladesh il 15 novembre, ha lasciato dietro di sé una scia di morte e distruzione: le vittime sono più di 5.000, i senzatetto oltre 2,5 milioni, mentre il numero dei feriti oscilla da un minimo di 5.000 a una stima di 40.000. In totale 8,5 milioni di persone sono state coinvolte nella catastrofe.
I danni causati dal ciclone sono ingenti: alle 564.000 abitazioni distrutte e quasi 900.000 danneggiate si aggiunge il problema della mancanza di acqua potabile, contaminata dalle decomposizioni di cadaveri umani e animali. Inoltre, l’uragano ha provocato la caduta di alberi che hanno tranciato i cavi elettrici e interrotto la fornitura di corrente elettrica. Le strade sono spesso inagibili a causa di frane dei terrapieni e molte opere idrauliche per la canalizzazione dell’acqua e l’irrigazione sono state danneggiate.
A riflettori quasi spenti, i sopravvissuti devono affrontare la dura realtà che li ha colpiti.
Bisogna ricostruire le abitazioni, fronteggiare i problemi sanitari che si sono pericolosamente aggravati a causa dell’acqua infetta, riabilitare strade, scuole e ospedali.
Nella furia dell’uragano, intere famiglie hanno perso tutto: gli effetti personali, la casa, il lavoro.
Il ciclone ha infatti ucciso più di un milione di capi di bestiame, distrutto le imbarcazioni e le reti dei pescatori e devastato 810.000 ettari di raccolti.
E’ urgente agire al più presto per permettere la ripresa della pesca e della coltivazione del riso, principali attività di sostentamento della popolazione.
Le Nazioni Unite dichiarano che il bilancio dei danni è ancora più grave di quanto inizialmente immaginato: “mano a mano che giungono le informazioni, la realtà si rivela ancora più torva”, si legge in un comunicato rilasciato martedì 4 dicembre a Dhaka dall’Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento delle Attività Umanitarie.
ITALIA AIUTA, da subito in prima linea, è attiva sul campo in collaborazione con un network di sette organizzazioni non governative locali di cui l’Organizzazione Community Awareness Foundation è capofila. Subito dopo la catastrofe, sono stati organizzati centri di raccolta e assistenza della popolazione e sono stati distribuiti generi di prima necessità.Ma in Bangladesh la popolazione ha bisogno dell’aiuto di tutti!
La strada per tornare alla normalità è ancora lunga: per permettere interventi rapidi ed efficienti, ogni contributo è prezioso ed urgente.
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1 commento:
Stavolta non ci sono stati turisti italiani a fare da volano per tenere alta l'attenzione
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