"Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza. Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo. Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra forza." Antonio Gramsci

venerdì 28 dicembre 2007

Pakistan nel caos, spari sulla folla

Scontri in varie città, decine di morti. Bomba contro il partito di Musharraf
Il capo di Al Qaeda in Afghanistan: "Grande vittoria". Elezioni confermate

Migliaia per l'addio alla Bhutto

Incendiati posti di blocco, banche e carceri. Ferrovie bloccate, sciopero generale


La bara di Benazir Bhutto

ISLAMABAD - In centinaia di migliaia al funerale di Benazir Bhutto mentre nel Paese monta la violenza. Dopo l'attentato in cui è rimasta uccisa la leader dell'opposizione, la rivolta non accenna a placarsi. L'esplosione di un'autobomba nella valle di Swat, durante un comizio dei sostenitori del presidente Musharraf, ha ucciso un candidato del partito al potere e due suoi sostenitori. A Karachi, capitale della provincia meridionale del Sindh e roccaforte politico-elettorale dell'ex premier Benazir Bhutto, il ministro provinciale dell'Interno ha dato ordine alle forze di sicurezza della provincia di sparare ad altezza d'uomo contro i manifestanti. Cosa che è accaduta a Hyderabad, dove cinque dimostranti sono rimasti feriti. E in tutto il Paese almeno 20 persone sono morte negli scontri (FOTO). Tra le vittime anche un poliziotto. Decine gli arrestati.

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I funerali. Centinaia di migliaia di persone hanno preso parte alla cerimonia nel villaggio di Garhi Khuda Baksh. Le esequie (FOTO) si sono svolte senza incidenti, con la folla che gridava "Benazir è viva". La bara della Bhutto, avvolta nella bandiera verde, rossa e bianca del suo Partito popolare, è stata portata attraverso il piccolo centro a bordo di un veicolo bianco, seguita dal marito di Bhutto, Asid Ali Zardari, e dai loro tre figli in lacrime, rientrati per l'occasione dagli Emirati Arabi Uniti dove l'ex premier assassinata aveva trascorso oltre otto anni di esilio volontario. Scene di disperazione tra la folla al passaggio del feretro. Intonando lamenti, molti si sono battuti il petto in segno di dolore, altri hanno circondato il carro funebre nel tentativo di toccare la bara. La salma è stata tumulata nella tomba di famiglia accanto a quella del padre Zulfikar Ali Bhutto, il primo premier pachistano eletto con voto popolare nel 1973, deposto quattro anni dopo e impiccato nel 1979.

Gli scontri. Karachi è di fatto isolata dal resto della provincia. Sospeso il servizio ferroviario dopo che la folla aveva saccheggiato diverse stazioni e dato alle fiamme un convoglio. Disordini anche in altre città. Dati alle fiamme tre carceri del distretto di Thatta, liberati oltre 400 detenuti. Incendiati quattro posti di blocco istituiti dalla polizia; distrutti quasi 200 veicoli. Proclamato uno sciopero generale che viene osservato in diverse città del paese. Fermata ogni attività, mentre restano chiusi edifici governativi e scuole. Un tribunale, alcune banche e altre costruzioni sono state incendiate dalla folla inferocita a Jacobabad, nella provincia di Sindh. La gente ha preso d'assalto anche alcune banche e diversi negozi, inclusi quelli appartenenti ai familiari del primo ministro, Mohammedmian Soomro.

Elezioni confermate. Il Pakistan è sull'orlo della guerra civile ma il premier, per ora, dichiara che le elezioni previste per l'8 gennaio si svolgeranno regolarmente. "Si terranno per quando sono state annunciate " ha dichiarato Soomro.

Attentato rivendicato da Al Qaeda. Al Qaeda ha rivendicato l'attentato di ieri contro la Bhutto. "Questa è la nostra prima grande vittoria contro coloro che si sono schierati a fianco dei miscredenti nella lotta contro Al Qaeda ed hanno dichiarato una guerra contro i mujahedin", ha dichiarato Mustafa Abu al-Yazid, capo delle operazioni dell'organizzazione terroristica in Afghanistan, facendo riferimento a comizi elettorali in cui la Bhutto si era scagliata contro l'estremismo islamico. Anche il governo del Pakistan punta l'indice contro l'organizzazione terroristica: "Esistono tutte le possibilità che proprio i militanti di Al Qaeda siano dietro all'attentato", ha affermato il portavoce del ministero dell'Interno, generale Javed Cheema.

(28 dicembre 2007)

fonte: http://www.repubblica.it/2007/11/sezioni/esteri/pakistan-1/disordini-al-qaeda/disordini-al-qaeda.html

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