L'Iran accusa i paesi occidentali dopo lo stop Onu
TEHERAN (22 dicembre) - «Una decisione politica, che mostra l'ostilità dei Paesi occidentali verso il mondo dell'Islam». Si è fatta attendere quattro giorni, ma alla fine è arrivata: la prima reazione ufficiale dall'Iran alla moratoria sulla pena di morte approvata martedì dall'Assemblea generale dell'Onu, che ha visto l'Italia capofila tra i promotori, è stata dura.
A parlare è stato il segretario del quartier generale per i diritti umani dell'apparato giudiziario, Mohammad Javad Larijani. «Resisteremo di fronte a questa decisione - ha detto Larijani, citato dall'agenzia Isna - e difenderemo l'onore del mondo dell'Islam». Toni insoliti per un personaggio politico come Larijani - tra l'altro fratello dell'ex negoziatore iraniano sul nucleare, Ali Larijani - che normalmente usa le parole in modo molto cauto. Dopo aver affermato che «i Paesi occidentali hanno la storia peggiore in fatto di diritti umani», il responsabile iraniano ha aggiunto che «certi Paesi non hanno il diritto di imporre la loro visione a tutti gli altri Paesi e trasformare questo argomento in un fatto ideologico».
«La pena di morte nel nostro Paese è un fatto accettato», ha sottolineato Larijani, attaccando quella che è una delle ragioni addotte dagli abolizionisti, cioè la possibilità di tragici errori giudiziari. «Se questo è il problema - ha detto - allora nessuna pena dovrebbe essere applicata». L'Iran, dove la pena di morte viene applicata in base al principio islamico del Qesas, cioè "occhio per occhio, dente per dente", è uno dei Paesi al mondo che conta il maggior numero di esecuzioni. Almeno 290 persone, secondo notizie di stampa, sono state impiccate dall'inizio del 2007, molte delle quali sulla pubblica piazza. Lo scorso anno, secondo Amnesty International, erano state 177 le sentenze capitali eseguite.
La stampa di Teheran aveva riportato senza commenti il voto dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite, ma il giorno dopo nel carcere di Teheran vi erano state quattro impiccagioni. Oggi il quotidiano Jomhuri Eslami ha riferito che un eroinomane di 37 anni, di nome Karim, è stato impiccato nel carcere di Isfahan, proprio nel giorno del voto all'Onu, perché trovato in possesso di 365 grammi di eroina che intendeva vendere.
In Iran la pena di morte è prevista per diversi reati, fra cui la "sodomia". Per quanto riguarda quest'ultimo reato, tuttavia, non vi è una discriminante tra la violenza e i rapporti consensuali, e diverse organizzazioni internazionali per i diritti umani hanno denunciato le esecuzioni di uomini condannati solo perché omosessuali.
fonte: http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=15754&sez=HOME_NELMONDO
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