Ecco qui la foto di Babbo Natale all'opera (a destra) e in borghese (a sinistra):
Bisogna essere buoni a Natale, è risaputo. Sennò Babbo Natale non arriva (a proposito: sapevate che Babbo Natale è un’invenzione della Coca-Cola? Anche se, a vederlo così, con la sua barba, la sua mole monumentale, il vestito rigorosamente rosso e la sua attitudine a distribuire generosamente doni a tutti ricorda un po’ Carlo Marx…). E se Babbo Natale non arriva, niente regali. Se poi durante l’anno si è stati proprio cattivi, allora c’è il rischio che vengano a farci visita i tre scomodi “spiriti” di cui diceva Charles Dickens nel suo “Canto di Natale”: lo Spirito del Natale passato, lo Spirito del Natale presente e lo Spirito del Natale futuro, i quali ci mostrano in sequenza i nostri Natali passati, presenti e futuri, facendoci vergognare di noi per le nostre azioni moralmente poco elevate.
Ora (e forse non tutti lo sanno!), per chi è filosofo, tutto cambia: il superiore statuto di maestri del pensiero di cui i filosofi si fregiano, fa sì che essi, anziché ricevere la visita dei tre spiriti di Dickens, ricevano la più gradita (forse!) visita dei tre Spiriti hegeliani: Spirito soggettivo, Spirito oggettivo e Spirito assoluto. Visite inquietanti, a dire il vero. L’unica cosa da fare, dinanzi a loro, è gridare a squarciagola, seppur con voce tremante: “andate via! Io sono un kantiano!”… Se poi scoprissimo che Hegel e soci, in occasione della Rivoluzione francese, non avevano innalzato un "albero della Rivoluzione" ma, più prosaicamente, avevano addobbato un albero di Natale... Sicuramente Hume, inguaribile scettico, avrebbe detto che, non avendo "impressioni" di Babbo Natale, non siamo autorizzati ad esprimerci circa la sua inesistenza... Chissà poi se Husserl aveva messo "tra parentesi" anche l'esistenza di Babbo Natale... il quale può darsi che sia il "Superuomo" tematizzato da Nietzsche.
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Gli uomini hanno cominciato a filosofare, ora come in origine, a causa della meraviglia: mentre da principio restavano meravigliati di fronte alle difficoltà più semplici, in seguito, progredendo a poco a poco, giunsero a porsi problemi sempre maggiori: per esempio i problemi riguardanti i fenomeni della luna e quelli del sole e degli altri astri, o i problemi riguardanti la generazione dell'intero universo. Ora, chi prova un senso di dubbio e di meraviglia riconosce di non sapere; ed è per questo che anche colui che ama il mito è, in certo qual modo, filosofo: il mito, infatti, è costituito da un insieme di cose che destano meraviglia. Cosicchè, se gli uomini hanno filosofato per liberarsi dall'ignoranza, è evidente che ricercano il conoscere solo al fine di sapere e non per conseguire qualche utilità pratica. E il modo stesso in cui si sono svolti i fatti lo dimostra: quando già c'era pressochè tutto ciò che necessitava alla vita ed anche all'agiatezza ed al benessere, allora si incominciò a ricercare questa forma di conoscenza. E' evidente, dunque, che noi non la ricerchiamo per nessun vantaggio che sia estraneo ad essa; e, anzi, è evidente che, come diciamo uomo libero colui che è fine a se stesso e non è asservito ad altri, così questa sola, tra tutte le altre scienze, la diciamo libera: essa sola, infatti, è fine a se stessa. (Aristotele, Metafisica I,2,982b)
fonte: www.filosofico.net
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Gli uomini hanno cominciato a filosofare, ora come in origine, a causa della meraviglia: mentre da principio restavano meravigliati di fronte alle difficoltà più semplici, in seguito, progredendo a poco a poco, giunsero a porsi problemi sempre maggiori: per esempio i problemi riguardanti i fenomeni della luna e quelli del sole e degli altri astri, o i problemi riguardanti la generazione dell'intero universo. Ora, chi prova un senso di dubbio e di meraviglia riconosce di non sapere; ed è per questo che anche colui che ama il mito è, in certo qual modo, filosofo: il mito, infatti, è costituito da un insieme di cose che destano meraviglia. Cosicchè, se gli uomini hanno filosofato per liberarsi dall'ignoranza, è evidente che ricercano il conoscere solo al fine di sapere e non per conseguire qualche utilità pratica. E il modo stesso in cui si sono svolti i fatti lo dimostra: quando già c'era pressochè tutto ciò che necessitava alla vita ed anche all'agiatezza ed al benessere, allora si incominciò a ricercare questa forma di conoscenza. E' evidente, dunque, che noi non la ricerchiamo per nessun vantaggio che sia estraneo ad essa; e, anzi, è evidente che, come diciamo uomo libero colui che è fine a se stesso e non è asservito ad altri, così questa sola, tra tutte le altre scienze, la diciamo libera: essa sola, infatti, è fine a se stessa. (Aristotele, Metafisica I,2,982b)
fonte: www.filosofico.net
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