L’omosessualità è una malattia. E come tale va curata. A dirlo è la senatrice del Pd, nonché neuropsichiatra, Paola Binetti. Le risponde, dalle colonne de La Stampa, il segretario del suo partito, Walter Veltroni: «Una tesi sbagliata e pericolosa». Sbagliata, dice Veltroni, «perché l’omosessualità è una condizione umana che deve essere rispettata in quanto tale». Pericolosa, prosegue il leader del Pd, perché «asseconda il misconoscimento dei diritti delle persone omosessuali».
Veltroni accenna alle tappe compiute dal governo nella lotta alle discriminazioni: da un lato il ddl Pollastrini contro la violenza sessuale approvato dalla commissione Giustizia alla Camera. Dall’altro, l’impegno per il riconoscimento dei diritti delle unioni di fatto, indipendentemente dal loro orientamento sessuale. Riconoscimento, precisa Veltroni, che dovrà avvenire «con legge nazionale», visto che proprio a Roma, la città dov’è sindaco, l’istituzione di un Registro delle unioni civili è stata bocciata dalla sua stessa maggioranza.
Ma la Binetti non ci sta. E il giorno dopo, sempre dalle colonne de La Stampa, rincara la dose. Non vuole «diktat», la senatrice teo-dem. «È grave – comincia il suo intervento – che Veltroni, spinto dalle pressioni degli omosessuali, voglia soffocare il confronto su temi così importanti. No, Walter, non è con i diktat su unioni civili e omosessuali che si costruisce il partito Democratico». E a conferma della sua tesi, la Binetti rispolvera i suoi trascorsi professionali. La senatrice, che in passato non ha nascosto di usare il cilicio come forma di penitenza, altri non è che una neuropsichiatra. Una scienziata, insomma. «Ho esperienza decennale di omosessuali che si fanno curare – azzarda – non sono andata a cercarli io, sono loro che sono venuti in terapia da me perché dalla loro esperienza ricavano disagio, sofferenza, ansia, depressione e incapacità di integrarsi nel gruppo».
Nessuno lo mette in dubbio. Ma da una neuropsichiatra ci si aspetterebbe conforto e rassicurazioni sulla propria “normalità”, non certo di essere trattati come dei malati. Veltroni o non Veltroni, scienza o non scienza, comunque Paola Binetti non cambia idea: «La mia coscienza – dice – resta qua». E nessuno si illuda che le acque si possano calmare: «Non ho alcuna intenzione di uscire o di farmi cacciare». È una minaccia.
Pubblicato il: 28.12.07
Modificato il: 28.12.07 alle ore 16.29
fonte: http://www.unita.it/view.asp?idContent=71707
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BINETTI: GLI OMOSESSUALI SONO DEVIATI
CON REPLICA PEPATA DI GRILLINI
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6 commenti:
Suvvia! Cerchiamo d'essere seri! Con una neuropsichiatra che indossa uno strumento di tortura per soffocare la propria libido (o, forse, per esaltarla nelle sue (quelle sì!) deviazioni patologiche) non mette conto di discutere. Con estrema probabilità è un'omosessuale repressa.
Mi associo al commento di Equo.
Pensa a quei disgraziati che vanno a curarsi da lei!
In quanto psichiatra dipende dall'Ordine dei Medici, ossia alla Casta degli Intoccabili... Peccato: quello degli psicoterapeuti, forse, avrebbe avuto qualcosa da dire in merito, anche se pure tra gli psicologi esistono, grosso modo, due scuole di pensiero, non solo per ciò che riguarda l'omosessualità: quella di chi crede nel dover far star meglio l'individuo consentendogli di accettare, in genere, la propria natura e la propria vita, e quella legata ad un medievale concetto di pretesa "normalità", per la quale l'essere "sani" corrisponde all'aderire ai "valori" in auge nella società del momento. Storicizzando la cosa viene da pensare che personaggi come la suddetta nella Grecia di Pericle avrebbero cercato di curare i maschi eterosessuali dalla loro anormalità rispetto agli usi correnti...
Perchè sei sempre sicuro delle tue fonti storiche Equo?
E comunque vogliamo intenderla, era solo la Grecia di Pericle nel suo contesto storico-politico. Magari nell'estremo Giappone era considerata una malattia.
Edgar: probabilmente non sono riuscito a farmi capire. Primo: più che fonti storiche qui il problema fa riferimento alla medicina ed alla psicologia che, quando non inquinate da questioni "di fede" e moralismo, hanno stabilito che GLI orientamenti sessuali appartengono alla normalità, quale che sia l'oggetto del desiderio, purché si tratti di essere umano adulto e consenziente. E' una malattia amare una capra, un paio di scarpe con il tacco a spillo o un bambino; non lo è amare un'altro essere umano sessualmente sviluppato, indipendentemente dal sesso nostro o suo. Non posso dilungarmi sui sottili intrecci psicologici che determinano la scelta del nostro "oggetto del desiderio" in età molto precoce, ma, una volta effettuata questa scelta, ciò che uno psicologo dovrebbe fare è portare l'individuo ad accettarsi pienamente e giosamente. Secondo: in realtà io affermavo proprio che il "giudizio" sulle abitudini sessuali non può essere espresso se non contestualizzandolo storicamente e geograficamente: per i Greci (e, per inciso, anche per i Samurai giapponesi) l'amore virile tra maschi era la forma più elevata: le donne servivano a far figli. Ovviamwente non sto dicendo che, quindi, questa sia la "normalità": dico che una "normalità" in questo campo non esiste. La fellatio è illegale in molti stati degli USA, anche tra marito e moglie nel loro privato. Forse che qualche psichiatra si occupa di "guarire" coloro che amano il sesso orale? Tra gli Inuit tradizionalisti è in uso offrire la propria moglie al visitatore straniero: dobbiamo considerarli dei masochisti e sottoporli ad una terapia? Ciò che in realtà volevo dire è che voler "curare" gli o le omosessuali è come considerare malato chi ama il gelato al pistacchio perché la maggioranza preferisce quello alla fragola.
E, poi, dai! Non mi fare l'integralista, che tanto non ti riesce bene! :-))
Ho letto Equo.
:)
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