Propositi, consuntivi e attese: faccia a faccia tra il cardinale Ersilio Tonini, 93 anni, e il cestista Danilo Gallinari, 19. Il sacerdote: "Ai ragazzi dico sempre: agite come individui, mai come massa". Lo sportivo: "Il problema della mia generazione è la precarietà".
di Giorgio Acquaviva
Roma, 30 dicembre 2007
Il giovane campione di basket e l’anziano saggio cardinale faccia a faccia sulla soglia del nuovo anno. Propositi, consuntivi, ricordi, considerazioni si intrecciano e si mescolano, inevitabilmente diversi nello spessore per il numero di anni che ciascuno ha alle spalle. Ma le parole si richiamano e si riprendono. E la cosa ci è parsa di buon augurio.
Danilo Gallinari, classe 1988, studia Scienze umane e filosofia all’Università Cattolica di Milano e a meno di vent’anni lavora già: con i suoi due metri e cinque ha già sperimentato la nazionale di basket. Non ha bisogno di presentazione Ersilio Tonini, il 93enne cardinale, già arcivescovo di Ravenna-Cervia, giornalista, opinionista, grande comunicatore tv e pastore stimatissimo.
«Sul piano personale tante soddisfazioni, dal punto di vista della mia attività sportiva. E poi di stare bene con la famiglia e che la famiglia stia in salute...».
E più in generale?
«Vorrei che nel mondo ci fosse meno ipocrisia e meno violenza. Due aspetti troppo presenti nella vita quotidiana. Soprattutto la violenza, quella sulle donne e quella in genere sulle persone. E poi che fossimo meno condizionati dai fattori economici, perché i soldi spesso sono motivo di problemi, di corruzione».
Che cosa ne pensa il cardinale Tonini?
«Senti, ragazzo. Devi sapere che non è vero, o meglio che le proporzioni non sono quelle raccontate dai mezzi di informazione. Sono i media, soprattutto le televisioni, che cercano di dare la loro verità sul mondo. Pensate se invece un giornale pubblicasse la notizia: una mamma ha allattato il suo piccolo al seno, che ormai sono pochissime, anche se è una cosa bellissima. Non devi renderti schiavo di quelle ‘verità’, devi sapere che si pubblicano notizie che devono colpire, ma nessuno dà l’annuncio che due si sono sposati anziché convivere... o che è nato un bambino da padre e madre... o che un bambino di 6 anni è andato regolarmente a scuola... Perché nessuno si meraviglia di questo? Non bisogna impressionarsi per i titoli di giornali e tv, che giocano sull’effetto».
Danilo, la tua generazione rischia di passare alla storia come la prima che sperimenta la precarietà non per ragioni in qualche maniera oggettive (guerra, carestia...) ma per scelte politiche. Che cosa ne pensi?
«In questo momento non vivo la precarietà, perché sto facendo quello che voglio e che amo fare. E spero di sviluppare negli anni una carriera a livello cestistico. Ma mi rendo conto che per tanti coetanei senza la mia fortuna la precarietà è davvero un problema, perché nonostante i sacrifici e gli studi non sanno bene dove mettere i piedi: mancano sicurezze elementari sia per i ragazzi, sia per le famiglie».
E poi c’è il New York Times che recentemente ha scritto di un’Italia sfiduciata, senza prospettive...
«Personalmente non sono sfiduciato. E per quanto riguarda la mia generazione, fra quelli che conosco e frequento c’è voglia di fare, voglia di cambiare. Nel momento in cui si vede una situazione difficile, la soluzione non è tirarsi indietro».
Cardinale...
«Bravo. Hai dato una risposta che di solito do anch’io. È strano che si voglia coinvolgere un’intera generazione. Dico sempre ai giovani: non lasciatevi giudicare in massa perché tu non sei massa, sei una persona. È un vizio culturale che abbiamo. Spesso anche i media affrontano in questa maniera l’attualità, ma io la rifiuto. Guai al ragazzo che si fa giudicare in massa. Da anni giro l’Italia a parlare alla gente, ai giovani soprattutto. C’è invece una grande attesa, che si distacca dal giudizio generico. Ed è più concreta la possibilità di uscire dall’incertezza. Certo, c’è il sud con i suoi ritardi. Negli incontri i ragazzi meridionali si alzano e dicono: belle parole, ma sappia che per noi la realtà è ancora quella dell’emigrazione. Questa è una realtà del sud, ed è ingiusta. Ma anche lì ho trovato la volontà di uscire dall’anonimato, di reagire, di prepararsi con studi adeguati. Il singolo che vuole emergere è un grande valore positivo. Bisogna dire ai giovani che in fin dei conti sei tu che devi fare te stesso, che devi rispondere alle domande fondamentali, che di fronte alle tue debolezze puoi vincerle».
Danilo, come mai hai scelto gli studi di Scienze umane e filosofia?
«Le materie umanistiche mi sono sempre piaciute, in particolare la filosofia, che aiuta a porsi domande sull’uomo. E allora cerco di approfondire questo filone».
Il commento di Tonini:
«Mia madre, che non aveva studiato filosofia, ci aveva esercitati alla carità e alla misericordia. Quando eravamo in tre maschietti e arrivava un povero a chiedere l’elemosina, il primo doveva offrire una scodella di minestra, il secondo un bicchiere di vino e io che ero il più piccolo un tozzo di pane. E diceva sempre: “ricordatevi, ragazzi, che voi date al povero, ma a ricevere è Cristo Signore”. La religione non è appena andare a messa, ma formare la propria coscienza, netta e pulita. A noi è stato insegnato a svegliarci al mattino e a meravigliarci di essere al mondo. Mi sono permesso — quando il Papa ha chiesto un parere a noi cardinali all’inizio del suo ministero — di dirgli: “Santità, si rivolga alle madri e chieda loro di insegnare ai figli l’esercizio dello stupore”. Quando avevo 4 anni mia madre mi disse che avevo ormai l’età per ringraziare direttamente Dio senza la sua mediazione, dicendomi: “ricorda che quando sei nato abbiamo fatto una grande festa”. Credo che noi vescovi dovremmo fare questo: invitare tutti a stupirsi e a ringraziare il Signore. Vedete, l'Islam da questo punto di vista finirà col sedurre la nostra società, perché quando si vede il fedele musulmano pregare per 5 volte al giorno in ginocchio, scopriamo il senso dell’adorazione, un esempio splendido...».
Danilo, sei un ottimista. Ma il Papa per esempio tuona contro il nichilismo e l’individualismo dilaganti...
«Sì, è vero. penso che abbia ragione perché quelli sono pericoli reali per le giovani generazioni e su questo bisogna intervenire».
Il ‘come’ lo spiega il cardinale:
«Rendiamoci conto che essere al mondo è un miracolo. Già Platone insegnava ai suoi discepoli la bellezza dell’incanto. La filosofia dovrebbe insegnare a tutelare quella capacità dell’uomo che, a differenza del cane e del gatto, sa di essere, conosce l’innamoramento, e ha una eterna capacità di stupore».
fonte: http://qn.quotidiano.net/2007/12/30/57125-faccia_faccia_ersilio_tonini_danilo_gallinari.shtml
...
2 commenti:
Mauro cos'è? Hai deciso di lasciarci per il nuovo anno?? :)
Come perchè?
Scusa, stai postando alcuni temi così importanti e tutti gli ultimi giorni dell'anno!
Tant'è che non commento (anche perchè non ho voglia di scrivere "in riflessione") ma ti lascio solo tanti complimenti.
A proposito, per equità nei confronti di Mat ed Equo, avendo compreso alcune cose dal tuo commento sul post relativo al "poliamor" in Spagna... devo chiederti un favore: vieni un pò vicino al monitor.... ancora un pò.... si così va bene grazie... stai fermo.... feeermooooo..... sssszzzaack!!! Ecco, ti ho decapitato infedele!! ;))))
ahio!! edgar.. Mi hai fatto male!
ecchesiffacosì?
mauro
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