Gianni Rinaldini, segretario della Fiom
Il presidente della Camera Fausto Bertinotti l´aveva detto: il 2008 sarà l'anno della questione salariale, «una necessità ineludibile». E ancora prima che inizi il nuovo anno è già scontro tra governo e parti sociali. Sembra un remake della trattativa sul protocollo sul welfare, quella che si concluse con l´accordo di luglio e che venne poi siglata dal referendum dei lavoratori. Anche stavolta a fare la voce grossa è la Fiom, il sindacato dei metalmeccanici.
A dire il vero, a inciampare nell´incidente diplomatico di fine anno è il ministro del Lavoro Cesare Damiano. In un´intervista al quotidiano La Stampa, Damiano parla della nuova trattativa in cantiere con i sindacati e con Confindustria, quella sui salari, che vede come punto centrale il rafforzamento della contrattazione aziendale nei confronti di quella nazionale. E senza troppi giri di parole, al giornalista che gli chiede come farà con la Fiom, che probabilmente si metterà di traverso, lui risponde: «La Fiom ha contrastato anche l´altro referendum, ma questo non ha impedito che la consultazione raggiungesse l´81% dei sì. A dispetto di certa informazione – prosegue Damiano – spesso il sì è prevalso anche nelle grandi fabbriche. L´accordo – conclude – si farà anche stavolta».
Poche ore dopo, arriva subito «l´opposizione frontale» del sindacato dei metalmeccanici. Replicano a Damiano i segretari Gianni Rinaldini e Giorgio Cremaschi. Rinaldini dice che «la posizione di Damiano è inaccettabile». Più che altro, spiega Rinaldini, si tratta di un´ostilità prematura: «La discussione interna alla Cgil – spiega – non è ancora partita, staremo a vedere» ma, aggiunge, è «paradossale che un ministro, prima ancora di avviare la trattativa spieghi le sue posizioni in una serie di interviste».
Si è già fatto un´idea, invece, l´altro leader della Fiom, Giorgio Cremaschi: «Questo patto è una schifezza – ha detto – è un patto per ridurre i salari e non aumentarli, perché dire che bisogna legare i salari alla produttività significa, considerando i bassi stipendi che ci sono, portarli sotto ai livello di sussistenza».
Tira le orecchie a Damiano anche un suo collega, il ministro per la Solidarietà Sociale Paolo Ferrero che lo rimprovera di aver «snobbato la Fiom impegnata in un difficile rinnovo contrattuale. È entrato a piedi uniti – ha aggiunto – nella dialettica sindacale, e questo credo che sia completamente fuoriluogo». E anche Ferrero invita a rispettare i tempi della trattativa: «Prima bisogna decidere cosa fare nella maggioranza – ha spiegato – la verifica punta proprio a questo, altrimenti si torna ai problemi dell'accordo di luglio e non ci siamo».
Pubblicato il: 29.12.07
Modificato il: 30.12.07 alle ore 10.30
fonte: http://www.unita.it/view.asp?idContent=71732
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1 commento:
Brutte premesse... staremo a vedere
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