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mercoledì 19 dicembre 2007

Rogo alla Thyssen Krupp, muore anche il sesto operaio

Tensione ai funerali di Rocco Marzo


il padre di Rosario Rodinò, il sesto operaio morto alla Thyssen di Torino, foto Ansa
il padre di Rosario Rodinò

E sono sei. Non ce l'ha fatta nemmeno Rosario Rodinò, l'operaio di 26 anni rimasto gravemente ferito nell'incendio scoppiato all'acciaieria ThyssenKrupp di Torino e ricoverato presso il reparto grandi ustionati dell'ospedale Villa Scassi di Genova Sampierdarena. La direzione sanitaria del nosocomio ha fatto sapere che l’operaio è morto nelle prime ore del mattino.

Il giovane era stato investito da un'ondata di olio e fiamme provocata dalla rottura di un manicotto e aveva ustioni di terzo grado sul 90% del corpo. Subito ricoverato al Mauriziano di Torino, era poi stato trasferito in elicottero all'ospedale Villa Scassi di Genova-Sampierdarena. Qui era arrivato alle 12 del 6 dicembre, in condizioni disperate. Intorno alle 8.45, la morte, avvenuta per esaurimento delle funzioni vitali. Il metabolismo, sostenuto farmacologicamente per 13 giorni, alla fine non ha retto.

Sale così a sei il numero delle vittime del rogo della ThyssenKrupp di Torino. A Torino, nella chiesa di San Giovanni Maria Vianney, si sono celebrati i funerali di Rocco Marzo, 54 anni, il quinto operaio deceduto domenica. A celebrarli, il vescovo di Torino, il cardinale Severino Poletto: «Mi auguravo di concludere con le esequie in cattedrale la tragedia della Thyssen ed, invece, continua e ci prepariamo a fare un'altra sepoltura». «Vorrei - ha detto il cardinale Poletto rivolgendosi alla vedova di Rocco Marzo Rosetta ed ai figli Alessandro e Marina - che si sentisse la vicinanza della città che soffre, di un vescovo che soffre e che vorrebbe mai presiedere funerali come questi». Non sono mancati, prima dell'inizio del funerale, anche momenti di tensione. Ciro Argentino, sindacalista della Fiom e compagno di lavoro delle vittime, ha stracciato il nastro che cingeva la corona inviata dall'azienda e ha urlato ai dirigenti che entravano in chiesa (c'era anche l'amministratore delegato, Harald Espenhahn): «Avete le mani sporche di sangue».

«È il sesto operaio morto per il gravissimo incidente alla ThyssenKrupp - dice la senatrice Manuela Palermi, capogruppo Verdi-Pdci a Palazzo Madama -, mentre poche ore prima anche davanti alla Commissione Infortuni del Senato i vertici dell'Azienda hanno cercato di scrollarsi di dosso ogni responsabilità. È una vergogna alla quale non possiamo assistere in silenzio». «Le aziende, grandi e piccole, è ora che comincino a rispettare le leggi sulla sicurezza nei luoghi di lavoro ed a pagare se non lo fanno. È ora che i lavoratori non si debbano più sentire sotto il ricatto di essere licenziati o di non vedersi rinnovato il contratto. È ora che tutti noi facciamo la nostra parte per fermare l'emergenza nazionale degli omicidi sul lavoro».

Nei confronti dei dirigenti della multinazionale tedesca ThyssenKrupp pende un procedimento penale al Tribunale di Torino per l'incendio che nel marzo del 2002 devastò una parte dello stabilimento di Torino della Acciai Speciali Terni, lo stesso dove mercoledì notte è morto un operaio ed altri nove sono rimasti feriti. Dopo la sentenza di primo grado, con tre condanne e due patteggiamenti nel maggio del 2004, il procedimento è infatti fermo in Corte d'Appello dal 2005 in attesa che venga definito il dibattimento di secondo grado. Il rischio, sostengono in Procura, è che i reati possano andare in prescrizione. Il ministro Damiano, in visita a Torino si è detto stupito del fatto che l'incidente sia avvenuto in «una grande impresa, sindacalizzata: un tipo di impresa in cui queste cose non dovrebbero accadere». E ha assicurato ai lavoratori che alle acciaierie «si tornerà al lavoro solo dopo che tutto lo stabilimento sarà stato sottoposto a verifiche di sicurezza».

La pena più elevata, otto mesi di carcere, fu inflitta a Giovanni Vespasiani, presidente del comitato esecutivo; le altre condanne, di entità inferiore, riguardarono altri quattro dirigenti. La sentenza era stata emessa dalla gup Immacolata Iadeluca al termine di un rito abbreviato. L'accusa in aula era stata sostenuta dal pm Francesca Traverso, mentre le indagini furono coordinate dal procuratore Raffaele Guariniello. Il rogo si scatenò nel reparto di laminazione la mattina del 24 marzo. Per domarlo i vigili del fuoco dovettero lavorare oltre quaranta ore, «sparando» 20 mila litri di schiuma e 50 mila litri di azoto liquido. Il pm affermò che alla «Terni» non furono prese adeguate misure precauzionali. Durante le indagini fu anche vagliata la condotta del presidente del consiglio di amministrazione della Thissenkrupp, Helmut Adris, contro il quale, però non si è proceduto.

Pubblicato il: 19.12.07
Modificato il: 19.12.07 alle ore 16.40

fonte: http://www.unita.it/view.asp?idContent=71499

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1 commento:

Anonimo ha detto...

Sono d'accordo, il mondo non va bene così...