"Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza. Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo. Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra forza." Antonio Gramsci

sabato 29 dicembre 2007

Omicidio in centro ad Orgosolo: ucciso poeta-sindacalista di 82 anni

Peppino Marotto era scrittore dialettale e cantante molto noto
Freddato con sei colpi di pistola alle spalle. "Indagini complicate"


NUORO - In un agguato in pieno centro di Orgosolo, in Sardegna, questa mattina è stato ucciso a colpi di pistola Peppino Marotto, di 82 anni. L'uomo, molto noto in Sardegna, era poeta e scrittore dialettale ed era stato un attivista della Cgil, tuttora impegnato nel sindacato.

E' stato freddato intorno alle 10:30, con sei colpi di pistola sparati alle spalle mentre entrava in edicola, come faceva ogni giorno. Il killer, che sembra sia passato inosservato nonostante l'omicidio sia avvenuto in pieno giorno e al centro del paese, è fuggito a piedi facendo perdere le tracce nei vicoli del paese.

Marotto, responsabile dello sportello pensionati del patronato Inca della Cgil, era benvoluto in paese ed era noto per il suo impegno sociale nonostante, fanno notare gli inquirenti, avesse alcuni precedenti penali.
L'omicidio al momento sembra inspiegabile. La polizia sta sentendo alcune persone che potrebbero aver visto o sentito qualcosa. L'anziano sindacalista ha anche fatto parte del coro a tenores Supramonte di Orgosolo.

Tra le sue opere ci sono "Su pianeta 'e Supramonte", 1996, "Testimonianze poetiche in onore di Emilio Lussu", 1983, "Cantones Politicas Sardas", 1978. Ha anche dedicato un canto alla Brigata Sassari al ritorno dalla Prima Guerra Mondiale. La scheda sul sito della casa editrice Condaghes, che ha pubblicato "Su pianeta 'e Supramonte", lo descrive così: "Le sue convinzioni di giustizia sociale e la sua caparbietà barbaricina gli son valse la galera e il confino. Il suo desiderio di comunicare gli ideali di emancipazione e di libertà lo hanno portato a cantare nelle piazze della Sardegna e del mondo. Ancora oggi Peppino Marotto presta il suo impegno nell'azionismo sindacale e per condurre nel suo paese una Camera del Lavoro".

(29 dicembre 2007)

fonte: http://www.repubblica.it/2007/12/sezioni/cronaca/omicidio-sardegna/omicidio-sardegna/omicidio-sardegna.html

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Peppino Marotto, Sa lotta de Pratobello

da subcmarcos @ 2007-09-09 - 17:21:14

murales orgosolo 6

Canto a binti de maju sun torrados
Sos pastores in su sesantanoe
Tristos, né untos e nen tepenados.

Su vinti’e santandria proe proe
Fini partidos cun sa roba anzande
Da sa montagna, passende in Locoe;

càrrigos e infustos viaggende
cun anzones in manu a fedu infatti,
su tazzu arressu muttinde e truvande;

avvilidos, pessende a su riccattu
impostu da su mere ‘e sa pastura:
mettade ‘e fruttu e piùsu in cuntrattu.

Est obbligu emigrare in pianura
Pro salvare su magru capitale
Da sos frittos iverros de s’altura.

Tùndene e murghen pro su principale,
ma da su mere e da sa mal’annada
si ristabìlin in su comunale,

ca sa paga ‘e s’affittu est moderada
e poden liberamente pascolare
sen’agattare muros in filada.

Ma in lampadas devene isgombrare
tottuganta sa montagna orgolesa
pro vàghere una base militare.

L’ordina su ministru ’e sa difesa
cun manifestos mannos istampados,
postos in sos zilléris a sorpresa…

che bandu de bandidos tallonados.
E sos pastores cand’han bidu gai,
Sos cuìles in su bandu elencados:

Su pradu, S’ena, Olìni e Olài
Costa de turre cun Su Soliànu,
Loppàna, Ottùlu, Unìare e Fumài;

belle tottu su pasculu montanu
isgombru de animales e de zente
cheret su ministeru italianu,

espostu a su bersàgliu su padente
de bombas e mitraglias e cannone;
dana su bandu: pro motivu urgente

si riúnat sa popolazione
de ambo sessos mannos e minores
bénzana tottus a sa riunione.

S’improvvisana tantos oratores
e decidene de lottare unidos
istudentes, bracciantes e pastores;

d’accordu sindacados e partidos,
proclama cattolicos, marxistas:
sos bandidores síana bandídos…

Serran buttega artigianos, baristas,
e partin tottus, minores e mannos,
pro che cazzare sos militaristas:

pizzinneddos e bezzos de chent’annos
e zovaneddas de sa prima essida
han’indossadu sos rusticos pannos.

Tottu sa idda in campagna est partída,
in càmiu e in macchina minore.
Sa lotta durat piús d’una chida;

a Pratobello finas su rettore
ch’est arrivadu cun su sagrestanu
pro difende su pradu e su pastore…

Sos polizottos cun mitras in manu
Chircaìan sa lotta de virmare,
ma mutìana e currìana invano,

ca dae s’assemblea popolare
ch’in bidda si vaghìa frecuente
sa zente vi decisa a non mollare

e de lottare in modu intelligente
tuttuganta sa popolazione
contra cussu invasore prepotente:

respingere ogni provocazione,
bloccare cun sas massas sas istradas,
impedire s’sercittazione

de sos tiros a sas forzas armadas,
chi calpestare cherìan sas prendas
de sas terras comunes non muradas

dae s’edittu de sas chiudendas.
A sos sordados chi tentan d’esstre,
Sa zente che los tòrrad’a sas tendas,

Finas ch’hana decisu de partire,
unida e forte sa zente orgolesa
sa lotta vi disposta de sighìre.

E cando l’hana raggiunta s’intesa
Sos delegados dae s’assemblea,
a Roma, in su ministru ‘e sa difesa,

sos cumbattenttes de sa idda mea,
fizzos de sa Barbagia de Ollolài,
parìa sos sordados de Corea…

E una lotta de populu gai,
naraìan sos bezzos pili canos,
chi in bida insoro non l’han bida mai.

Tottus sos progressistas isolanos
Solidales, cun tanta simpattia
A Orgosolo toccheddana sas manos
E naran: custa sì ch’est balentìa.


(Traduzione: “Quando il venti di maggio son tornati/ i pastori nel sessantanove / tristi, né uniti né pettinati. / Il venti di novembre sotto la pioggia / eran partiti con le bestie che figliavano / dalla montagna, passando da Locoe; / carichi e fradici viaggiando / con agnelli in mano e la madre dietro/ il gregge magro chiamando e intruppando; / avviliti pensandola ricatto / imposto dal padrone della pastura: / metà del frutto e più in contratto. / è obbligo emigrare in pianura / per salvare il magro capitale / dai freddi inverni dell’altura. / Tosano e mungono per il principale, / ma dal padrone e dalla mal’annata / si rifanno nel comunale, / perché la paga dell’affitto è moderata/ possono liberamente pascolare / senza trovare muri in infilata. / Ma a giugno devono sgomberare / tutta quanta la montagna orgolese / per fare una base militare. / L’ordina il ministro della Difesa / con manifesti grandi stampati, / messi nelle bettole a sorpresa… / come bando di banditi tallonati. / E i pastori quand’hanno visto così, / gli ovili nel bando elencati: / Su pradu, S’ena, Olìni e Olài / Custa de turre cun Su soliànu, / Loppàna, Ottùlu, Unìare e Fumài; / quasi tutto il pascolo montano / sgombro di animali e di gente / vuole il ministro italiano, / esposta al bersaglio la foresta / di bombe e mitraglie e canone; / danno il bando: per motivo urgente / si riunisca la popolazione / di ambo i sessi, grandi e piccolini / vengono tutti alla riunione. / S’improvvisano tanti oratori / e decidono di lottare uniti / studenti, braccianti e pastori; / d’accordo sindacati e partiti / proclamano, cattolici, marxisti: / i banditori siano banditi… / Chiudon bottega artigiani, baristi, / e parton tutti, piccoli e grandi, / per cacciare i militaristi: / piccini e vecchi di cent’anni / e giovanette alla prima uscita / hanno indossato i panni rustici. / Tutto il paese in campagna è partito / in camion e in macchina piccola. / La lotta dura più d’una settimana; / a Pratobello anche il prete / è arrivato con il sacrestano / per difendere Su pradu e il pastore…/ I poliziotti con mitra in mano / cercano la lotta di fermare / ma chiamavan e correvano invano, / perché dall’assemblea popolare / che in città si faceva frequente / la gente era decisa a non mollare /e di lottare in modo intelligente / tutta quanta la popolazione / contro quell’invasore prepotente: / respingere ogni provocazione, / bloccare con le masse le strade, / impedire l’esercitazione/ dei tiri alle forze armate, / che calpestare volevan le perle / delle terre comuni non murate / dall’editto delle chiudende. / I soldati che cercan d’uscire / la gente li respinge nelle tende / finchè han deciso di partire, / unita e forte la gente orgolese / la lotta era disposta a continuare. / E quando l’han raggiunta l’intesa / i delegati dall’assemblea, / a Roma, nel ministero della Difesa, / i combattenti del paese mio, / figli della Barbagia di Ollolai, / sembravano i soldati di Corea… / E una lotta di popolo così, / dicevan i vecchi dai capelli canuti / che in vita loro non l’han mai vista. / Tutti i progressisti isolani / solidali, con tanta simpatia / Orgosolo applaudono / e dicono: questa si che è Balentìa.)”

I versi di Peppino Marotto sono stati ripresi da G. Pintore, Sardegna, Regione o colonia?, Mazzotta editore, Milano, 1974, pagg. 154-157).

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Storie di Sardegna: I fatti di Pratobello

da subcmarcos @ 2007-09-07 - 09:15:30

Tra gli anni cinquanta e sessanta lo Stato Italiano decise di trasformare la Sardegna in una terra di militari, realizzando un’infinita serie di servitù militari che, ancora oggi, gravano sull’isola. I sardi poco riuscirono a fare per impedire la militarizzazione della propria terra. Solo le zone interne, come era già successo in passato, cercarono di resistere attraverso una mobilitazione che vide coinvolta tutta popolazione locale.

Ma ancora una volta fu, nel mese di Giugno del 1969, il piccolo e combattivo comune di Orgosolo a riprendere la lotta e a dimostrare all’opinione pubblica che, attraverso la mobilitazione, l’unità e la protesta era ancora possibile governare dal basso ed impedire l’imposizione di leggi sgradite e non accettate dalla popolazione.
La rivolta antimilitarista di Orgosolo è stata un momento importante e fondamentale degli anni sessanta, un evento che ha dato nuova e vitale linfa ai movimenti separatisti ed ha alimentato il dibattito politico regionale, riuscendo a coinvolgere sia l’opinione pubblica che i partiti politici.

Dopo essere stato al centro delle cronache durante l’anno precedente, in seguito ai quattro giorni di sciopero di novembre durante i quali fu riproposta in termini nuovi e rivoluzionari la questione delle “zone interne”, Orgosolo si ritrovò nuovamente sulle prime pagine dei giornali. Nonostante la difficile situazione del Nuorese e un quadro di grande agitazione, il ministro della Difesa aveva infatti elaborato un progetto per l’installazione di una servitù militare a Pratobello, che prevedeva la realizzazione di un poligono permanente e l’invio di contingenti armati sul territorio del paese, in zone tradizionalmente utilizzate per il pascolo delle greggi nei mesi estivi, dopo il periodo di transumanza trascorso durante l’inverno nelle pianure del Campidano.

Alla decisione del governo seguì, a partire dal 18 giugno 1969, la mobilitazione della popolazione di Orgosolo, ampiamente documentata dagli organi di stampa, ma anche del “controgiornale” curato dagli studenti di Orgosolo
Il giorno 18 giugno, il “controgiornale” degli studenti riportò i seguenti fatti:

“Nella piazza Pateri si svolge un’assemblea cui partecipa tutta la popolazione. All’unanimità viene presa la decisione di recarsi in massa, l’indomani mattina, nei pascoli di Pratobello per manifestare il dissenso di tutti i cittadini all’inizio delle esercitazioni militari e di impedirle con la presenza fisica di tutti gli orgolesi”.

Il 19 giugno “La Nuova Sardegna” scrisse:

“Oltre duemila orgolesi marciano su Pratobello. Nessun incidente, anche per il prudente intervento di autorità ed esponenti politici. Dure critiche degli altri centri barbaricini all’atteggiamento di Orgosolo che sconfessa l’ospitalità sarda. Orgosolo non vuole i militari, non vuole esercitazioni a fuoco… non vuole neppure nella zona del poligono di tiro… Su ciò non vi possono essere dubbi, purtroppo. Lo hanno detto, ribadito e dimostrato duemilacinquecento persone, giovani, vecchi, pastori, donne, ragazzi, contadini, studenti, operai. C’erano perfino un centenario ed un novantenne e due invalidi con stampelle. «Fuori, fuori dai nostri territori, dalle nostre montagne, dalle nostre campagne. Sono i terreni che conosciamo dai padri, dai nonni e dai bisnonni, dobbiamo disporne come meglio riteniamo», così hanno urlato oggi i dimostranti di Orgosolo ai tutori delle forze dell’ordine, ai loro dirigenti, ai militari che in autocolonna procedevano verso le montagne per picchettare la zona delle esercitazioni […] ”.

La lotta degli orgolesi durò circa una settimana e vene meno l’ipotesi della realizzazione del poligono militare. La lotta popolare aveva dimostrato che lo Stato difficilmente sarebbe riuscito a realizzare nuove servitù militari, su territori utilizzati da secoli per attività agricole e pastorali, senza il parere delle popolazioni coinvolte.
Come ha scritto G. Pintore, sul suo interessante volume “Sardegna, Regione o Colonia?”, riportando un dialogo (vero o falso che sia) tra un poliziotto e un pastore:

“Durante il tentativo militare di occupare il territorio comunale, un ufficiale chiese a un orgolese: «E quanti siete, voi, a Orgosolo?» Rispose: «Cinquemila siamo.» e l’ufficiale: «Non ce la fate con lo Stato.» L’ex pastore, sorridendo, lo rassicurò:«Oh, non si preoccupi, ce la facciamo, ce la facciamo.» Sarà un caso ma, anche quella volta, gli orgolesi ce la fecero”. (G. Pintore, Sardegna, Regione o colonia?, Mazzotta editore, Milano, 1974, pag. 15).

fonti: http://nursardegna.blogs.it/2007/09/09/peppino_marotto_sa_lotta_de_pratobello~2951338

http://nursardegna.blogs.it/2007/09/07/storie_di_sardegna_i_fatti_di_pratobello~2938915

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6 commenti:

Anonimo ha detto...

In Sardegna non potevamo certo pensare di concludere un anno abbastanza triste per vari motivi, con questo ennesimo fatto di sangue che ci ripoprta indietro di alcuni decenni: nei tempi bui della disamistade, degli omicidi, delle vendette, dell'omertà. Dispiace pensare che la vittima di questo barbaro omicidio sia un uomo che ha fatto tanto per la nostra terra. Un poeta che con i suoi versi ha fotografato al meglio le profonde contraddizioni che hanno caratterizzato gli anni sessanta e settanta in Sardegna. Marotto ha sempre fatto tanto per gli ultimi, per gli indifesi; negli ultimi anni, ad esempio, grazie all'attività svolta per la cgil, si è occupato degli anziani, dei pensionati, senza dimenticare l'impegno attivo in politica e nel sociale...sono senza parole, deluso per questo tragico evento...

Anonimo ha detto...

Caro marcos, noi siamo senza parole proprio come te.. Dire che è stato un gesto 'orrendo' è dire ben poco.
La Sardegna, e l'Italia, ha perso un'altra anima limpida e onesta. Quando finirà questa barbarie?
mauro

Anonimo ha detto...

Non vorrei cercare il pelo nell'uovo ma "poeta dialettale" non mi sembra una definizione adatta; la sostituirei con "poeta in lingua sarda"
La differenza, anche se può sembrare minima agli occhi di un abitante della penisola, è notevole

Anonimo ha detto...

Ovviamente mi rivolgo, retoricamente, all'autore dell'articolo e, realisticamente, ai lettori del blog

Anonimo ha detto...

Si, caro Francesco, si era capito che il tuo appunto non era rivolto al blog..
E' giusto comunque il sottolinearlo: quella sarda, da sempre, è appunto una lingua e non un dialetto. Può sembrare risibile ribadirlo, ma non lo è affatto, per ragioni di rispetto di una cultura abbondantemente ricca come quella sarda. Ed anche perché puntualizzare, quando si è nel vero, non fa mai male.
Saluti!
mauro

Anonimo ha detto...

Premetto che sono contraria a ogni tipo di violenza, ancora di più quando si parla di omicidi come in questo caso, Orgosolo si era "riabilitato" agli occhi di tutti: niente più faide ne odi, niente piu' latitanti e sempre meno persone disposte ad aiutare chi ha commesso delitti... ovviamenti non sono finiti i fatti delittuosi, nel corso degli anni(e tutt'ora purtroppo) sono successe ancora cose orrende (compresi omicidi ma non piu' legati a faide ma a "balentie" negative) parlo anche di atti vandalici a discapito di cose e persone (niente di più o di meno di come sta succedento in tanti alti paesi sardi e in varie città della penisola)fino a questo efferato delitto: ziu Peppino Marotto che in età anziana e vecchaia si è prodigato per aiutare i giovani e instradarli sulla retta via, Marotto che lavora alla CGIL aiutando chi ne ha bisogno, Marotto poeta in lingua sarda che scrive bellissime poesie e canzoni contro gli abusi e le ingiustizie etc. tutto questo fa onore a ziu Peppino e non meritava certo una morte così orribile che io condanno fermamente, ma..... Ziu Peppino Marotto il poeta-sindacalista è diventato un martire, la stampa nazionale e internazionale ancora una volta ha parlato di Orgosolo, "terra di barbarie e omicidi" La morte di ziu Peppino ha fatto eco in tutto il mondo e nessuno (se non gli orgolesi stessi che sanno) ha parlato del passato di Marotto, di ciò che ha fatto in gioventù... parlo di fatti gravissimi.. e... mi fermo qui...