Oggi il vertice per informare nel dettaglio i vertici del partito sull'incontro con il Cavaliere e i possibili sviluppi. Il premier: "Stranieri in patria"
Prodi: che miseria la politica spettacolo
Rosi Bindi: " Ho paura delle mani libere. E del rapporto privilegiato con Berlusconi"
di GOFFREDO DE MARCHIS
Prodi e Parisi, i fondatori del Partito democratico
Il segretario del Pd convoca un vertice ristretto e riservato (e domenicale) per avere il mandato dei leader ad andare avanti sulla legge elettorale e sulle riforme. Cioè per continuare il dialogo con il Cavaliere. L´appuntamento è per stasera. Con D´Alema, Parisi, Fassino, Franceschini, Rutelli, la Bindi, Enrico Letta. Anche il presidente del Pd Romano Prodi è stato invitato. Sul piatto il racconto del faccia a faccia, le strategie per non fermarsi proprio adesso. Ma non solo.
Lo scetticismo del premier è ormai palese. «Va bene confrontarsi, ma bisogna farlo con tutti. Le parti in causa sono tante e certo non ci si può limitare a valutare la soluzione che piace di più a Berlusconi», è il ragionamento irritato del Professore. Che naturalmente teme i contraccolpi sul governo, la fibrillazione dei partiti minori, vuole saperne di più sulla pregiudiziale caduta e ricomparsa ieri del voto dopo la riforma, di quella scadenza (dodici mesi) fissata dal sindaco di Roma.
A quel tavolo ci saranno poi i sostenitori di un sistema tedesco puro, come D´Alema e Fassino. E sulla sponda opposta Parisi. Il ministro della Difesa applaude il leader di Forza Italia nel senso che «ha detto finalmente parole di verità sul ritorno al proporzionale». Una iattura, per il bipolare della primissima ora Parisi. Che stasera è pronto a chiedere un giudizio sulla proposta secondo lui più naturale. «La legge elettorale - dice - è lo statuto degli statuti, la madre di tutte le battaglie. Sul superamento del bipolarismo non possiamo non coinvolgere gli stessi elettori chiamati ad eleggere il segretario del Pd. Ossia fare le primarie».
Veltroni si aspettava il contraccolpo. Il vertice punta a superare i dissensi nel Pd, un´eventuale fronda interna. E il vorticoso giro di telefonate di ieri e dell´altro ieri ha avuto lo scopo di sondare gli umori degli alleati. Il sindaco ha sentito D´Alema già venerdì sera. Poi Fassino e Rutelli. Una lunga telefonata con Fausto Bertinotti è servita ad avere la conferma dell´apertura cui Veltroni tiene di più, quella di Rifondazione.
Il presidente del Camera vede con favore il dialogo con il leader dell´opposizione, secondo i veltroniani neanche lui ha gradito i toni critici di Liberazione sul colloquio di venerdì. Bertinotti del resto è stato il primo leader del centrosinistra a ricevere la bozza di riforma preparata dai tecnici di Veltroni. Ed è Rifondazione l´interlocutore privilegiato dei professori Vassallo e Ceccanti, autori di quella bozza. I colloqui alla luce del sole, le parole chiare degli uomini più vicini al sindaco (come Goffredo Bettini) hanno però una controindicazione. Gli «esclusi» del dialogo sono sempre più scoperti, visibili e molti stanno nella maggioranza che sostiene Prodi. Clemente Mastella e Alfonso Pecoraro Scanio bocciano il Vassallum. Enrico Boselli attacca: «Dal bipolarismo coatto al bipartitismo coatto. Qui ci vogliono portare Veltroni e Berlusconi».
Chi soffre il dialogo con il Cavaliere scarica le sue tensioni sull´esecutivo. Immaginandolo sempre più prossimo alla fine.
E Prodi non fa molto per scacciare questi retropensieri, evidentemente anche suoi. Alla lettura del Mulino, ieri, si è ricordato di una battuta pronunciata venerdì da Parisi a Nizza. «Povero Garibaldi - aveva sospirato il ministro davanti ai colleghi durante il summit italofrancese -. Si era battuto per unire l´Italia ed era finito straniero in patria». Già, ha risospirato Prodi citando Parisi: «Qualche volta, pensando al Pd, temo che a noi toccherà la stessa fine. Finire stranieri in patria e in più non unificare niente, anzi assistere a una nuova spartizione nel campo dell´Ulivo». Prodi lancia più di un allarme all´indomani del faccia a faccia sulle riforme: «La politica spettacolo accorcia tutto, rende tutto più misero. Dobbiamo pensare a lungo termine. Dobbiamo piantare piante, non erba».
I prodiani raccolgono questi timori. La Bindi scuote la testa: «Ho paura delle mani libere». Ha paura anche «del rapporto privilegiato con Berlusconi». «Attenzione - ammonisce - non si può prescindere da un confronto sulle riforme istituzionali e dalla garanzia di una vita stabile e duratura dell´attuale squadra di Prodi».
(2 dicembre 2007)
fonte: http://www.repubblica.it/2007/10/sezioni/politica/partito-democratico-15/allarme-dopo-accordo/allarme-dopo-accordo.html
...
Riforme, la sinistra: nessun accordo senza di noi
Il giorno dopo la Yaltina, come il quotidiano del Prc, Liberazione, ha chiamato il vertice tra Walter Veltroni e Silvio Berlusconi, la sinistra alza il tiro. E avverte il leader del Pd: nessuna riforma senza di noi.
Il primo a fare la voce grossa è stato venerdì il segretario di Rifondazione Franco Giordano che aveva messo in guardia da una legge elettorale che «non può essere appannaggio privatistico di forze politiche». E dopo il faccia a faccia aveva aggiunto: «Non so che cosa abbiano deciso concretamente – dice riferendosi all’incontro tra i leder del Pd e del Ppl – ma questo giro di consultazioni non può prevedere un'ipotesi di legge elettorale compiuta».
Sabato gli fa eco il leader di Sinistra democratica Fabio Mussi: «Si può discutere di tutto – ha detto – ma non di una legge esagerata nel senso che non deve essere cucita come un abito sartoriale addosso al Partito democratico e al Partito di Berlusconi». Nessun accordo, taglia corto, che sia «come le forche caudine». E soprattutto, aggiunge, nessuna fretta: «Mi pare – ha detto – si stia dando la data di scadenza al Governo per iniziativa del Partito democratico e del neo-partito di Berlusconi: grazie alla fretta che hanno i due maggiori partiti in campo – conclude – nel 2009 è probabile che si vada a votare».
Chiede un confronto con la coalizione anche il leader dei Verdi Alfonso Pecoraro Scanio: «È urgente un vertice dell'Unione – ha ammonito – bisogna discutere di una legge elettorale che permetta ai cittadini di conoscere l'alleanza e di scegliere deputati e senatori».
L’accordo tra Veltroni e Berlusconi non va giù nemmeno al Pdci. Il segretario dei Comunisti Italiani Oliviero Diliberto invita Veltroni a «non cadere nella trappola» di Silvio Berlusconi: «Veltroni – spiega Diliberto – si deve rendere conto che sta parlando con un soggetto che nel corso degli anni ha cambiato idea innumerevoli volte».
Dal canto suo, Veltroni rassicura gli alleati, e non solo. «Lo spirito con cui lavoriamo – ha dichiarato dopo l’incontro con Berlusconi – è di rispetto con tutti gli interlocutori politici, indipendentemente dalla loro grandezza». Ma, avverte, «alla fine il consenso non sarà al 100%».
Pubblicato il: 01.12.07
Modificato il: 01.12.07 alle ore 21.28
fonte: http://www.unita.it/view.asp?idContent=71058
...
2 commenti:
Prove generali di inciucio...
Ma che inciucio? A parte che gli inciuci sono all'ordine del giorno e sono di routine, resta il fatto che la legge elettorale deve essere concordata anche con l'opposizione e il Veltroni ha tutto il diritto di cercare intese.
Il vero inciucio, come sempre del resto, e che ognuno vuol dire la sua per dimostrare solo di esistere. Anzichè rilelarsi sulle regole, che sono comuni a molti paesi europei, si rizelassero per risolvere alcuni veri problemi del paese. Se hanno idee poco chiare gli basterebbe, a questi signori, vedersi i programmi della loro rete - rai 3 - e in particolare Report.
by Mat
Posta un commento