"Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza. Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo. Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra forza." Antonio Gramsci

domenica 2 dicembre 2007

In una lettera il dramma della Betancourt

Diffuse dodici pagine scritte alla mamma dall'esponente colombiana ostaggio dei ribelli
Il testo è stato sequestrato ai tre guerriglieri catturati ieri mentre si recavano da Chavez

"La vita qui è una lugubre perdita di tempo"

Una foto d'archivio di Ingrid Betancourt

BOGOTA' - Dopo le immagini le parole. Grazie all'arresto di un gruppo di guerriglieri delle Farq, ieri è stato diffuso un video che testimonia l'esistenza in vita di Ingrid Betancourt, ma anche le drammatiche condizioni della sua prigionia nelle mani dei ribelli colombiani. Oggi a essere diffusa è stata una lettera che la candidata dei Verdi alle elezioni presidenziali della Colombia sequestrata oltre cinque anni fa ha scritto alla madre.

"Qui tutti viviamo come morti: vivo o sopravvivo su un'amaca tesa fra due pali" si legge in una missiva che i tre messaggeri delle Farc caduti in mano ai militari stavano portando al presidente venezuelano Hugo Chavez per provare che la prigioniera è ancora viva. "Sto male fisicamente - scrive ancora l'ostaggio nella lettera di dodici pagine indirizzata alla madre, Yolanda Pulecio - Non ho più mangiato. L'appetito mi si è bloccato. I capelli mi cadono in grande quantità. Non ho voglia di niente, perché qui in questa foresta l'unica risposta a tutto quello che chiediamo è no".

"La vita qui non è vita ma una lugubre perdita di tempo. Vivo o sopravvivo su un'amaca tesa fra due pali, coperta da una zanzariera e con un telo sopra che fa da tetto: con tutto questo posso pensare che ho una casa. Tutti questi anni sono stati terribili", scrive ancora Ingrid Betancourt, esprimendo poi "tutto l'affetto e l'ammirazione" per Chavez e per la senatrice colombiana Piedad Cordoba, incaricata dei negoziati umanitari con le Farc dal governo colombiano.

E proprio oggi Chavez ha attaccato duramente il presidente della Colombia Alvaro Uribe che il 21 novembre scorso ha interrotto "brutalmente" il suo ruolo di mediatore alla ricerca di un accordo umanitario. "Uribe - ha affermato il leader venezuelano - si deve essere ben reso conto di aver messo in pericolo l'incolumità degli ostaggi. E' evidente che la Colombia non ha sentimento umanitario, né volontà di pace. E' terribile quando l'inumanità diventa governo".

Nella lettera la Betancourt ringrazia anche la Francia "che amo con tutto il mio cuore perché ammiro la capacità di mobilitazione di un popolo che, come diceva Camus, sa che vivere è impegnarsi". Al presidente francese Nicolas Sarkozy "che è sul meridiano della storia", al presidente americano George W. Bush e a Chavez, la prigioniera affida le sue ultime speranze di liberazione: "Chissà che con loro e con la solidarietà di tutto un continente potremo assistere a un miracolo".

Il Brasile del presidente Luiz Inacio Lula da Silva si è offerto come mediatore per risolvere l'impasse tra Venezuela e Colombia. I tre presidenti si incontreranno probabilmente il 10 dicembre a Buenos Aires alla cerimonia di insediamento di Cristina Kirchner alla presidenza della repubblica argentina.

(1 dicembre 2007)

fonte: http://www.repubblica.it/2007/11/sezioni/esteri/betancourt-mediazioni/lettere-prigionia/lettere-prigionia.html

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