La prima commisione del Csm ha aperto all' unanimità la procedura di trasferimento d'ufficio per incompatibilità nei confronti del Gip di Milano, Clementina Forleo.
L'incompatibilità è sia ambientale che rispetto alle attuali funzioni di giudice per l'indagine preliminari.
A provocare l' intervento del Csm sono state proprio le dichiarazioni del gip Forleo sulle presunte intimidazioni ricevute. «Siamo tutti allarmati dall' impatto che hanno avuto le sue parole, risultate eccessive, forzate e gravissime - spiega Vacca -. Le sue dichiarazioni hanno creato preoccupazione negli ambienti giudiziarie e sono state lesive dell' immagine dei magistrati di Milano, che si sono sentiti offesi. La situazione appare completamente diversa da come è stata rappresentata da Forleo: non risulta nessun complotto e nessuna intimidazione».
«Lo spirito che ci muove - puntualizza la vice presidente - non è certo persecutorio nei confronti di Forleo. Il nostro problema è riportare la serenità negli uffici giudiziari di Milano». Secondo Vacca, la procedura potrebbe essere aperta sia per incompatibilità ambientale, sia per quella funzionale. Il che significa che sarebbe in discussione non solo la permanenza di Forleo a Milano, ma anche il fatto che il magistrato continui a esercitare funzioni monocratiche.
«Credo che sia necessario che emerga che sono cattivi magistrati, e non perchè fanno i nomi dei politici». La vicepresidente della prima commissione del Csm, Letizia Vacca, parla con i giornalisti del caso del gip di Milano, Clementina Forleo, ma anche di quello del pm di Catanzaro, Luigi De Magistris.
La sua analisi impietosa parte dal gip milanese, di cui oggi si è occupata la prima commissione del Csm: «Dire 'ho fatto il nome di D'Alema e per questo mi perseguitanò, non è un sillogismo che può valere. Questa non è una magistratura seria - incalza Vacca -, e questi comportamenti sono devastanti. I magistrati devono fare le inchieste e non gli eroi».
E quando i giornalisti le chiedono se questo discorso vale anche per De Magistris, lei non si tira indietro. «Sì, anche per lui. Lui è comunque diverso, molto più lucido, ma ne parleremo», conclude riferendosi al fatto che la prima commissione discuterà domani del caso del pm di Catanzaro.
Già lunedì sera la Forleo aveva già rifiutato di commentare la notizia: «Cosa devo dire...».
Pubblicato il: 03.12.07
Modificato il: 04.12.07 alle ore 12.43
fonte: http://www.unita.it/view.asp?idContent=71100
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1 commento:
"Dire 'ho fatto il nome di D'Alema e per questo mi perseguitanò, non è un sillogismo che può valere".
Sono d'accordo. Basta che il trasferimento non avvenga proprio per questo motivo, però!
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