«Io ho fatto solo la corte a dei senatori, in maniera solare e lineare». Si schernisce dietro un romantico corteggiamento Silvio Berlusconi dopo che la Procura di Napoli lo ha iscritto nel registro degli indagati per corruzione e per istigazione alla corruzione. E poi rispolvera i pezzi forti del suo repertorio: parla di «regime», dell’«armata rossa» che è la magistratura, del «Cile di Pinochet», e via dicendo. I magistrati, come è ovvio, la pensano diversamente. Pensano che Berlusconi abbia corrotto il presidente di RaiFiction Agostino Saccà, segnalandogli i nomi di quattro candidate attrici, e abbia poi istigato alla corruzione alcuni senatori, tra cui il parlamentare eletto nelle file dell’Ulivo delle circoscrizioni estere Nino Randazzo.
Randazzo conferma. Dice che «tutto quello che c'è scritto su Repubblica – il quotidiano che ha rivelato la notizia – e riguarda la mia persona, che preciso non è indagata, è vero». La Procura lo ha già ascoltato a metà novembre. E riguardo alle accuse a Berlusconi spiega: «Non lo so se ci sono le condizioni per parlare di corruzione. Quello che posso dire è che da parte di Berlusconi non c'è mai stata un'offerta di denaro nei miei confronti. Da parte di altri – aggiunge – invece ci furono delle offerte».
In effetti Berlusconi non trattò mai direttamente con Randazzo. C’era un intermediario. Si chiama Nick Scali: calabrese, settantaquattrenne, milionario. Un self made man, un piccolo Berlusconi d’Australia, dove ha costruito un impero importando mobili dall’Italia. Fu lui, come confermato da Randazzo, ad agganciare il senatore nel centro di Roma: «Voglio offrirti la possibilità – gli aveva detto – di diventare milionario. Ti darò un assegno in bianco che potrai riempire fino a due milioni di euro».
Il senatore Niccolò Ghedini, avvocato del Cavaliere, ha detto che la notizia dell'indagine «è destituita di ogni fondamento. Infatti al presidente Berlusconi nulla è stato notificato in tal senso». Ghedini ha poi sottolineato che in ogni caso le vicende raccontate nell'articolo «non hanno alcuna rilevanza penale», prefigurando semmai «il tentativo di intromettersi e pesantemente, e qui sì vi sono forti rilievi penalistici, nella libera esplicazione della sua attività politica».
La Procura di Napoli per ora non commenta, ma al di là del corso delle indagini, quella che ha già preso forma è la polemica politica. «Non ci pare che, almeno per il momento, ci siano gli estremi per un’azione penale nei confronti di Berlusconi – commenta il capogruppo dei deputati di Idv, Massimo Donadi – Questo, però, non significa che il modo di agire e di concepire la politica come un grande mercato calcistico non sia riprovevole sul piano etico e morale». «In aula avevo già fatto una denuncia politica – ricorda la capogruppo del Pd al Senato, Anna Finocchiaro – Io sono abituata a fare denunce politiche e affrontare la politica con gli argomenti della politica, non con quelli delle aule giudiziarie». «Questa è la brutta politica – aggiunge il segretario del Pd Walter Veltroni – un esempio di quello che noi non vorremmo che fosse la politica».
Forza Italia, intanto, fa quadrato attorno a Berlusconi, mentre gli alleati tacciono in attesa di nuove informazioni. Solidarietà esterna al partito arriva solo da Carlo Giovanardi, l’Udc sempre più vicino a Berlusconi, e dal senatore Luigi Pallaro, eletto con l’Unione e anche lui oggetto dei corteggiamenti berlusconiani: «Nei miei confronti – dichiara – ha sempre avuto un'estrema correttezza».
Pubblicato il: 12.12.07
Modificato il: 12.12.07 alle ore 19.32
fonte: http://www.unita.it/view.asp?idContent=71341
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1 commento:
Caspita! E' anche romantico!
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