di Alessia Grossi
«Sette minuti. Solo sette minuti ci separano dalla mezzanotte nucleare, questa è la stima del «Bulletin of the Atomic Scientists», la rivista degli scienziati che parteciparono al Progetto Manhattan e che si occupa di aggiornare il cosiddetto Doomsday Clock, l'orologio del Giorno del Giudizio Universale. Le lancette dell'orologio vengono spostate in avanti e indietro a seconda della situazione mondiale, tenuto conto dello stato del disarmo e della proliferazione nucleare e delle azioni delle organizzazioni e dei governi. Dal 27 febbraio 2002 le lancette sono state spostate in avanti di due minuti, fermandosi nella stessa posizione in cui debuttarono sessanta anni fa, in piena Guerra Fredda». Questa avrebbe dovuto essere l'introduzione a Pericolo nucleare secondo di tre capitoli del libro La minaccia nucleare, ora in libreria. Ma l'introduzione che abbiamo citato è "scomparsa" perché, come leggiamo nel libro, drammaticamente aggiornata. Oggi, infatti, sono solo 5 i simbolici minuti che mancano alla fine
Nel libro (a cura di Maurizio Simoncelli, scritto insieme a Rosa Massimo e Francesca Dottarelli ed edito da Ediesse nella collana Materiali di pace dell'Archivio Disarmo) Rosa Massimo scrive: «Nel numero di gennaio 2007 del Bulletin of the Atomic Scientists è stata pubblicata la notizia che il Board of Directors insieme al Board of Sponsors, che comprende ben 18 premi Nobel, hanno ritenuto necessario uno spostamento delle lancette: pertanto, in questo momento sono solo cinque i minuti che ci dividono dalla mezzanotte nucleare».
Il motivo del drastico avanzamento verso la mezzanotte nasce da questa constatazione degli scienziati: Siamo entrati nella «seconda era nucleare». Due le ragioni principali. Da una parte rispetto al recente passato c'è una maggiore facilità di scambio di «informazioni e materiali sensibili da un Paese all'altro a fronte dell' «erosione del regime internazionale di disarmo e non proliferazione» e della presenza quindi «di migliaia di testate nucleari pronte ad essere usate nel giro di pochi minuti». D'altro canto a contribuire alla rapida accelerazione verso il giorno finale sarebbero i «cambiamenti climatici che stanno colpendo il nostro pianeta» e che potrebbero portarlo al collasso.
Si parte dunque da questi ed altri dati approfonditi e spiegati in modo semplice e chiaro nel libro curato da Simoncelli per provare a ripensare insieme una «politica del disarmo» che coinvolga Occidente ed Oriente e che - come ha spiegato il curatore durante un incontro svoltosi a Roma in occasione della Settimana per la pace e per i diritti umani promossa dalla Provincia - «aggiorni il Trattato di disarmo e non proliferazione vecchio 40 anni e che non tiene conto degli ultimi sviluppi sullo scacchiere mondiale. Al di là dell'opinione più o meno favorevole all'uso del nucleare civile - ha spiegato Simoncelli - il trattato dovrebbe reimpostarsi per evitare un effetto domino in quei Paesi, del Medio Oriente ad esempio, ma non soltanto, in cui entrare in possesso dell'energia nucleare è diventato il fiore all'occhiello dello sviluppo economico. Pensare ad un'azione più efficace dell'unione Europea potrebbe significare ripensare anche il ruolo dell'Italia che potrebbe fare da traino in una prospettiva di disarmo che guardi di più al tema della prevenzione che a quello della guerra preventiva» continua l'esperto di geopolitica.
«Tuttavia a rendere poco credibile l'Italia in questo ruolo - interviene Lisa Clark, coordinatrice della capagna Un futuro senza atomiche - sono quelle 90 bombe atomiche, 50 ad Aviano, in una base Usa e 40 a Ghedi presenti sul suolo italiano. Non tutti sono a conoscenza di questo fatto - ha spiegato la Clark - che secondo i giuristi internazionali per il disarmo atomico viola il Trattato di Non Proliferazione Nucleare sottoscritto dal nostro Paese nel 1975 come Stato non dotato di armi nucleari. La campagna per il disarmo che stiamo portando avanti con altre 40 associazioni, conclude Lisa Clark, ha lo scopo di raccogliere firme per una proposta di legge di iniziativa popolare per la messa al bando delle armi nucleari».
«Ma - conclude Maurizio Simoncelli - gli equilibri geopolitici delle aree a rischio non permettono di pensare il disarmo senza ripensare il tema delle risorse e dell'energia. Se è vero che, come dicono gli analisti, tra venti o trenta anni i giacimenti di energia cominceranno a diminuire la loro produzione, la partita energetica è tutta da giocare. Così - si legge anche nel libro - da un lato la forza militare può essere una carta da giocare e dall'altro dotarsi di energia nucleare sembra l'unica strada percorribile. In questo senso uno dei principi da mettere in discussione è- conclude Simoncelli - che per arrestare il cambiamento climatico ci voglia il nucleare».Pubblicato il: 15.12.07
Modificato il: 15.12.07 alle ore 12.43
fonte: http://www.unita.it/view.asp?idContent=71411
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4 commenti:
Uno scenario da incubo
Un futuro da incubo, molto in linea con il presente.
Se l'energia nucleare è la soluzione per soddisfare la fame di energia che nessuna forma alternativa "pulita" RIESCE a soddisfare, perchè non si provvede ora?
Già verdi e sinistra sono contrari. Però se questo è lo scenario futurista, con la loro scelta condannano i nostri discendenti al disastro.
E' indubbio che il riscaldamento del pianeta, l'economia e molti altri servizi come illuminazione e riscaldamento domestico dipendono dall'energia.
Questo post trovava una migliore collocazione su un blog di centrodestra o destra, promotori del nucleare.
by Mat
Non credo che l'energia nucleare possa definirsi non pericolosa per il pianeta.
Invece, quanto abbiamo investito su quella pulita?
Framca purtroppo la scelta è tra un dannoso e un menodannoso. L'energia pulita, almeno ad oggi, non soddisfa il fabbisogno, anche incrementandola, Poi la proiezione degli effetti è riferita in decine di anni (non centinaia).
by Mat
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