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martedì 29 gennaio 2008

Bush: rivoltate gli USA, cercate i traditori




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AlfonsoMaruccia
News
martedì 29 gennaio 2008



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Washington (USA) - Viene direttamente dallo studio ovale della Casa Bianca la decisione di imporre una nuova clamorosa accelerazione al monitoraggio dell'intelligence. Con 6 miliardi di dollari, George W. Bush intende spingere CIA e NSA a dedicare le proprie risorse di spionaggio e controspionaggio alle agenzie federali, ovvero a spiare quanto avviene in ambito pubblico e governativo.

Il progetto, tenuto segreto dall'amministrazione è però arrivato nelle mani dei reporter del Wall Street Journal. Sotto le nuove direttive di Bush, l'intelligence potrà in sostanza mettere mani, occhi e orecchie in ogni angolo della rete statunitense, spiando da un buco della serratura ubiquo e pervasivo l'attività di apparati governativi, centrali termonucleari e aziende private di importanza nazionale.

A giustificazione delle nuove misure,
i proponenti del piano sostengono che aggressioni informatiche contro un impianto energetico a energia nucleare o la paralisi totale degli scambi di borsa a Wall Street siano rischi concreti, e occorre che gli USA si preparino adeguatamente per farvi fronte.

La penetrazione nei sistemi della Difesa è stato insomma soltanto l'inizio della cyber-war contro gli Stati Uniti, e ben venga dunque l'installazione di apparati per il controllo delle comunicazioni anche sui network delle grandi società private se l'America sarà poi un paese più sicuro.

A sostegno della costruzione del Grande Fratello "made in USA", una recente analisi del Dipartimento della Homeland Security ha messo in evidenza la crescita allarmante degli attacchi telematici rivolti ad infrastrutture di rilevanza nazionale. Il monitoraggio sistematico dello stato del cyber warfare, soprannominato "Byzantine Hades" è cominciato tre anni fa e ha registrato un aumento delle minacce ai network nazionali da 4.095 nel 2005 a circa 23mila nel 2006. Salite poi a 37.258 nel 2007. Tra le principali minacce alla sicurezza telematica USA vi sarebbe quella dei cinesi, interessati a raccogliere informazioni segrete sulla tecnologia militare americana, come i dispositivi di occultamento installati sui sottomarini della Marina.

Il piano firmato da Bush non prevede solo intercettazioni a manetta: tra le misure di messa in sicurezza del network governativo vi è la chiusura di quanti più gangli di comunicazione possibili tra la Internet pubblica e la rete ad uso interno, installando apparati di sorveglianza in grado di tenere sotto traccia e controllare i possibili tentativi di attacco da parte di cyber-terroristi o forze ostili.

Un progetto estremamente ambizioso
quello del governo statunitense, che è destinato prima ad interessare gli apparati statali e successivamente ad estendersi alle aziende private. Tante sono le ambizioni dei professionisti del buco della serratura che l'investimento iniziale di 6 miliardi di dollari, da impiegare entro il 2009, dovrebbe lievitare fino a raggiungere la cifra non triviale di 30 miliardi di dollari su un periodo di tempo di sette anni.

Viste le cifre e gli ordini di grandezza in gioco le polemiche non mancano persino all'interno dell'apparato governativo che si occupa di sicurezza. Benne G. Thompson, presidente del comitato della Camera dei Rappresentanti per la sicurezza interna e Democratico del Mississipi, ha chiesto che il progettone venga messo in attesa finché non saranno stati sciolti tutti i dubbi del Congresso.

"Non vogliamo infrangere la Costituzione violando i diritti delle aziende private con la scusa di questo nuovo programma" ha dichiarato Thompson, che ha espresso preoccupazione sul fatto che Bush abbia firmato la nuova direttiva senza condividerne prima i contenuti con il Parlamento. Scott Stanzel, portavoce della Casa Bianca, sostiene che il presidente ha preso "in dovuta considerazione" la richiesta di Thompson, e ha colto l'occasione per definire la direttiva "una continuazione dei nostri sforzi per mettere in sicurezza i network governativi, proteggerli contro i costanti tentativi di intrusione, risolvere le vulnerabilità e anticipare le minacce future".

A essere messa in discussione è poi la struttura che avrebbe il compito di controllare le operazioni di spionaggio e intercettazione. All'interno della burocrazia segreta USA vi sono due posizioni: quella comprendente la CIA e il Pentagono, per nulla d'accordo sul dover rendere conto dei propri affari alle altre agenzie dell'intelligence, e quella che preme per l'istituzione di un controllo centralizzato di tutta l'operazione, esterno ai singoli uffici.


Alla fine sembra prevarrà il modello CIA,
con le singole responsabilità in carico alle varie agenzie e relativo spezzettamento del budget previsto, e già gli esperti di sicurezza mettono in guardia da una possibile, ennesima guerra burocratica tra corporazioni statali come quella che ha già portato alla fine prematura del progetto ADVISE.


Alfonso Maruccia

fonte: http://punto-informatico.it/p.aspx?i=2173163

fonte immagine: http://bolson.org/pub/bush%20crusade%20for%20oil.jpg

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2 commenti:

Equo ha detto...

Mandiamogli Mastella.

Franca ha detto...

C'è qualcosa che gli USA non spiano?