"Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza. Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo. Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra forza." Antonio Gramsci

mercoledì 23 gennaio 2008

Rapporto Unicef 2008, ogni giorno muoiono 26 mila bambini sotto i 5 anni



In tutto il mondo continuano a morire in media, ogni giorno, soprattutto per cause evitabili, più di 26 mila bambini sotto i cinque anni. È quanto emerge dal Rapporto Unicef 2008 su «La condizione dell'infanzia nel mondo - Nascere e crescere sani». Il rapporto si apre chiedendo provocatoriamente «Quanto vale una vita?» e osserva che, mentre la maggior parte di noi farebbe qualunque cosa per salvare anche un solo bambino, su scala globale invece le priorità sono molto più confuse.

Più volte nel corso dell'anno passato l'Unicef ha richiamato le cifre della mortalità infantile nel mondo. Ma, come ha ricordato il presidente dell'Unicef Italia Antonio Sclavi, presentando a Roma il rapporto alla stampa e alle autorità nazionali, in concomitanza con il lancio internazionale a Ginevra, «le sorprese che emergono dal Rapporto Unicef 2008 sono molte, sia per quanto riguarda le cause della mortalità infantile sia per quanto riguarda i risultati ottenuti dai diversi paesi.

Fra i paesi in via di sviluppo sono Cuba, Sri Lanka e Siria a emergere tra quelli che hanno ottenuto i massimi risultati nella riduzione della mortalità infantile. Per contro, Sierra Leone e Angola, insieme all'Afghanistan, continuano ad avere i più alti tassi al mondo di mortalità infantile e anche di mortalità da parto - chiara indicazione di come le conseguenze dei conflitti si protraggano per molti anni anche dopo la fine delle ostilità».

Accanto agli effetti di lungo periodo dei conflitti, tra le cause della mortalità infantile emergono con nettezza le malattie delle vie respiratorie e le conseguenze dirette e indirette delle cattive condizioni di gravidanza e parto (gravidanze precoci, parti non assistiti, mancanza di servizi e personale sul territorio). Per le «tradizionali» cause di morte dei bambini (malattie infettive, diarree) molto si è fatto, ha ricordato Sclavi, grazie alle campagne di vaccinazione promosse dall'Unicef negli anni '80 e '90 e grazie alla diffusione dei sali reidratanti per via orale, arrivando così per la prima volta nella storia a ridurre la mortalità da 0 a 5 anni sotto i 10 milioni annui (9,7 nel 2006).

Ma le infezioni delle vie respiratorie e la mortalità per cause legate al parto, combinandosi con gli effetti della diffusa malnutrizione cronica e con la malaria, continuano a fare strage di neonati e bambini. Per arrivare all'«Obiettivo di sviluppo del millennio n.4», che prevede la riduzione di due terzi della mortalità infantile entro il 2015, servono analisi costanti delle situazioni più a rischio e nuove modalità d'intervento, più articolate, sistematiche e complesse. La sfida è garantire che i bambini possano accedere a un'assistenza medica continuativa, sostenuta da solidi sistemi sanitari nazionali.


Pubblicato il: 22.01.08
Modificato il: 22.01.08 alle ore 17.09

fonte: http://www.unita.it/view.asp?idContent=72316

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3 commenti:

Franca ha detto...

E il Vaticano, così sensibile ed attento a salvare una vita che ancora tale non è, perchè non mostra la stessa sensibilità nei confronti di quelle vite reali che si spengono ogni giorno?
Perchè continua la sua assurda battaglia contro l'uso dei profilattici anche nei paesi dove l'AISD è la prima causa di morte?
Vale di più una vita in divenire che una vita già in essere?

Anonimo ha detto...

"Vale di più una vita in divenire che una vita già in essere?"

Cara Franca, è il solito problema molto 'italiano': predicare bene e razzolare male..

mauro

elena ha detto...

... perché siete uomini di poca fede, ecco perché!
Altrimenti sapreste che bisogna difendere la vita in fieri perché a quell'altra, quella "attuale", ci pensa la Provvidenza.
Anche se a me sembra che sia un po' distratta, ultimamente...
D'altra parte io sono una vipera... :)