Il candidato numero uno a raccogliere il testimone dell'ex governatore è Raffaele Lombardo
Due caratteri agli antipodi, stessa inconfondibile capacità di gestire il potere
L'amico erede e gli outsider in agguato
E' già corsa per la successione
di ATTILIO BOLZONI
Salvatore Cuffaro annuncia le sue dimissioni
La Sicilia ha già il suo erede. E' un altro Totò Cuffaro, uno nuovo al posto di quello vecchio. E' il successore naturale, quello giusto per prendere in mano un'isola di voti e di favori, quello più fidato per fare l'amministratore delegato di "quell'azienda" che dà posti e incarichi e consulenze ad almeno trecentomila siciliani.
E che controlla 5 deputati e 3 senatori, 18 parlamentari regionali, 80 sindaci, 97 assessori comunali e 288 consiglieri, 21 assessori provinciali e 39 consiglieri. L'erede si chiama Raffaele Lombardo. È già una potenza nell'altra Sicilia - quella orientale - comanda tanto e da oggi comanderà ancora di più. Probabilmente sarà il nuovo governatore, sicuramente diventerà anche il nuovo "padrone" di quell'impero politico e di clientele che è stato manovrato da Totò Cuffaro per sette lunghi anni.
Era là fermo al palo Raffaele Lombardo da Grammichele provincia di Catania, era da mesi e mesi che aspettava quella sentenza per mafia o non per mafia questo vecchio amico di Totò che con Totò ha stretto un patto di ferro. Adesso si prenderà tutto. La poltrona di governatore e anche il resto. È un erede per forza Raffaele Lombardo. Per storia personale. Per somiglianza e militanza. Per quell'inconfondibile stile di gestire il potere. È destinato a regnare nei prossimi mesi e nei prossimi anni in quelli che sono stati i "territori" di Totò fin dai tempi della loro gloriosa Dc, quella che allora superava il 44 per cento e in alcune province anche il 50.
Vengono tutti e due da là Cuffaro e Lombardo, il primo che farà 50 anni a febbraio e l'altro 58 ad ottobre, tutti e due fedelissimi dell'ex ministro Calogero "Lillo" Mannino, il grande vecchio della Dc siciliana, il loro maestro, il loro prezioso consigliere ancora negli ultimi difficili mesi con un governatore in bilico e un altro in pectore. Tutti e due ex della scuola dai Salesiani, tutti e due medici.
Il primo, Totò Cuffaro, l'ultima volta che si è candidato ha preso più di un milione e 300mila voti da solo: il 18 per cento in Sicilia, che è tre volte tanto di quanto ha l'Udc nel resto d'Italia. L'altro, Raffaele Lombardo, con il suo Mpa (il Movimento per l'Autonomia) ha il 13 per cento nell'isola e quasi il 20 a Catania dove è anche presidente della Provincia. Fra i due c'è sempre stata un'antica intesa. E c'è ancora. Si sono incontrati anche in questi ultimi giorni di tormento per Totò, di paure senza fine. In Sicilia e a Roma.
"Dimettiti, fatti da parte e goditi un po' di tranquillità, tanto sai che non ti devi preoccupare", gli ha suggerito Lombardo. E poi gli ha indicato la strada: "Per te ci vuole una bella candidatura alle nazionali o l'anno prossimo alle europee...". Così è andata. Con le angosce di Totò che si sono sciolte in un pianto liberatorio e con le ambizioni dell'altro - Forza Italia permettendo naturalmente - che lo porteranno a Palermo. Proprio sulla poltrona del vecchio amico.
Governatore anche lui. Governatore dopo di lui. Una "premiata ditta" che si è spartita la Sicilia come una torta. Il percorso è comune, sembrano gemelli allevati nella stessa scuderia. Visti da vicino però, l'altro, Lombardo, in realtà è più gelido del primo. È uno che non festeggerebbe mai con i cannoli. Né una condanna né un'assoluzione. E mai si infilerebbe una coppola in testa. Neanche per scherzo. È più guardingo, uno che non si fiderebbe mai di quei questuanti che a Palermo mendicavano nel cortile di casa di Totò incarichi o primariati.
È uno che non bacia ma stringe la mano, non dà del tu ma del lei. E conta, conta chi c'è e chi non c'è ai suoi incontri, alle sue riunioni, ai suoi comizi. "Potrebbe avere 20 mila persone davanti ma si accorge sempre di uno che manca e poi glielo fa sapere che non c'era e gli chiede spiegazioni sul perché non c'era", racconta chi lo conosce bene. I suoi li invita sempre via sms e poi via sms li rimprovera.
Uno per uno. Tanto Totò Cuffaro era "scoperto" e con quel tratto umano che svelava a volte certe affetuosità, tanto Raffaele Lombardo è distaccato, calcolatore, una macchina. Accentratore, non delega mai. E mai fa capire quello che pensa. È una sfinge, sguardo impenetrabile. Grande la sua capacità di sopportazione, un incassatore. Nel 1991 - quando Cuffaro entra per la prima volta come deputato alla Regione - Raffaele Lombardo è assessore agli Enti locali. Poi arriva Tangentopoli e per due volte viene arrestato. Prosciolto da ogni accusa per qualche anno se ne sta in disparte, in silenzio. Torna a sorpresa nel 1999. Eletto con una valanga di voti al parlamento europeo, è nel Ccd di Pierferdinando Casini. Piano piano, anno dopo anno, ricostruisce il suo "sistema".
Alla Totò Cuffaro. Porta a porta. Elettore dopo elettore. Favore per favore. Con Casini rompe quando giù in Sicilia c'è la rivolta dei quarantenni e da Roma mandano i commissari, Lombardo fonda così il suo Mpa. E fa subito il pieno nella Sicilia orientale.
Come riuscirà adesso a conquistare Palazzo d'Orleans e a prendersi la poltrona del suo amico Totò? Saranno tutti d'accordo con lui - è questa al momento l'ipotesi più probabile - come successore di Cuffaro alla Regione? "Lombardo o non Lombardo, lo sceglierà comunque sempre Totò", fanno sapere i suoi. E Forza Italia?
I candidati là dentro sono tanti. Alcuni si scoprono, altri si nascondono. Come l'ex ministra Stefania Prestigiacomo. Come il presidente del parlamento siciliano Gianfranco Micciché. Un altro nome che circola dal giorno della condanna di Cuffaro è quello di Angelino Alfano, il coordinatore regionale. Tutti per ora si studiano. Tutti faranno fare la prossima alla nuova star della politica siciliana. E nel centro sinistra, cosa succederà? Rita Borsellino è pronta a ricandidarsi. L'ex sindaco di Palermo, Leoluca Orlando frena: vuole che i siciliani facciano alle primarie. Di certo tutti, d'ora in poi, dovranno fare i conti con lui: il catanese Raffaele Lombardo, il predestinato, l'erede di Totò.
(27 gennaio 2008)
fonte: http://www.repubblica.it/2007/10/sezioni/cronaca/cuffaro-processo/erede-cuffaro/erede-cuffaro.html
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1 commento:
Come dire: dalla padella alla brace...
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