"Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza. Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo. Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra forza." Antonio Gramsci

giovedì 31 gennaio 2008

E IL PERÙ SI VENDE L’AMAZZONIA



di Gennaro Carotenuto
(30 gennaio 2008)


Il presidente peruviano Alan García, la scorsa settimana in visita in Spagna, ha annunciato che vuole vendere alle multinazionali del legname 8 milioni di ettari di foresta primaria in Amazzonia.

Secondo Alan García solo con la privatizzazione la foresta potrà produrre “ossigeno, legname e lavoro in beneficio di tutti i peruviani”. Ma per dirlo è dovuto andare ad annunciarlo a Madrid, nella cosiddetta madre patria dove ha trovato l’appoggio convinto delle multinazionali del legname. Queste finalmente vedrebbero superare i limiti sanciti dalle leggi degli anni ’70, che davano le terre solo in concessione e non in vendita, e solo in piccoli lotti di modo di modo che lo stato potesse controllarne l’uso e favorire lo sfruttamento artigianale delle risorse della selva amazzonica. Tra queste vi è il gruppo Romero, uno dei principali nel paese, con capitali cileni, e che punta con la nuova legge ad appropriarsi di almeno due milioni di ettari di foresta.

Alan García, uno degli ultimi presidenti neoliberali dell’America latina, eletto nel luglio del 2006 e con indici di gradimento in picchiata, continua a puntare sugli investimenti stranieri, siano come siano, per risalire la china. Ha firmato il Trattato di Libero Commercio con gli Stati Uniti, quindi con il Canada e ora sta cercando di firmarne un terzo con l’Unione Europea. Proprio a Madrid ha accusato i governi di Ecuador e Bolivia di tentare di impedire l’accordo. Oggi, se il regime di Alberto Fujimori (1990-2000), aveva svenduto e privatizzato tutti i beni dello stato, ad Alan García restano da vendere i beni naturali, come la foresta primaria parte del principale polmone verde del pianeta.

Il progetto di privatizzazione dell’Amazzonia peruviana sta comunque trovando forte opposizione da parte delle popolazioni locali, comunità indigene e contadine che si considerano non solo escluse, ma addirittura a rischio di estinzione in un modello industriale di sfruttamento della foresta quale quello neoliberale voluto da Alan García. Gli abitanti dell’Amazzonia peruviana convivono da sempre con un modello estensivo di economia forestale che coincide con lunghi periodi di riposo della selva. È il modello che ha preservato fino ad oggi la foresta primaria evitandone lo sfruttamento intensivo che caratterizza vaste zone dell’Amazzonia brasiliana.


fonte: http://www.giannimina-latinoamerica.it/visualizzaNotizia.php?idnotizia=109


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3 commenti:

Anonimo ha detto...

Ehhh ragazzi miei, qui, fino a quando non buttiamo giù il modello neoliberista.... queste notizie saranno all'ordine del giorno (veramente già lo sono).

Franca ha detto...

Tristemente vero, ma cerchiamo il modo di fermarli!

Anonimo ha detto...

Un altro colpo alla teoria ottimistica di Equo relativa all'avvento dell'uomo adulto.
Intanto potremmo rimboscare le nostre montagne e colline, che sono in maggioranza brulle e brutte. Lo stesso si può fare per i terreni demaniali.
Poi, forse, avremmo il diritto di criticare il Perù, il Brasile o chicchessia.

Mat