"Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza. Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo. Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra forza." Antonio Gramsci

giovedì 24 gennaio 2008

Procreazione, il Tar del Lazio rimette la legge 40 alla Consulta

Il tribunale amministrativo ha accolto il ricorso di un gruppo di associazioni
Annullate per eccesso di potere le linee guida sulla fecondazione medicalmente assistita

Mussolini e Prestigiacomo: d'accordo con la sentenza, ora presto nuove norme





ROMA - Il Tar del Lazio ha accolto il ricorso di un gruppo di associazioni, fra le quali Madre Provetta, Amica Cicogna e Warm, annullando per eccesso di potere le linee guida sulla fecondazione medicalmente assistita, la legge 40. In particolare la parte contestata riguarda il divieto di diagnosi preimpianto agli embrioni contenuto nelle linee guida. Lo ha annunciato l'avvocato Gianni Baldini in rappresentanza dell'associazione Madre Provetta. Il tribunale amministrativo ha anche chiesto alla Consulta di pronunciarsi sulla costituzionalità della legge 40.

IL TESTO DELLA LEGGE SULLA FECONDAZIONE

Un mese fa un tribunale di Firenze aveva accolto il ricorso di una coppia, stabilendo che le linee guida che vietano la diagnosi preimpianto degli embrioni sono inapplicabili perché contro la legge stessa e contro la Costituzione, e che al contrario è possibile la diagnosi preventiva se c'è il rischio di trasmettere una grave malattia genetica. Nella stessa sentenza il tribunale aveva affermato che è lecito rifiutare il numero obbligatorio di tre embrioni se una gravidanza gemellare può compromettere la salute della donna. In precedenza una decisione analoga era stata presa dal tribunale di Cagliari.

L'annullamento è stato festeggiato dalle associazioni che hanno fatto ricorso al Tar e da esponenti del mondo politico, che ora chiamano in causa il ministro Livia Turco invitandola a dare le nuove linee guida.

"La decisione del Tar del Lazio è ottima" afferma il ministro della Solidarietà Sociale, Paolo Ferrero, secondo cui queste linee guida "sono più restrittive e oscurantiste della legge". Adesso, conclude Ferrero, c'è la necessità di varare "subito nuove linee guida 'rischiarate dalla ragione', al fine di riconoscere alle donne quei diritti che ogni Stato laico e democratico dovrebbe riconoscere".

Entusiasta Alessandra Mussolini, europarlamentare di Alternativa Sociale e segretario nazionale di Azione Sociale, che parla di un segnale importante: la legge 40 "era inapplicabile, a meno di non fare uno scempio sul corpo delle donne e sul futuro dell'embrione". Questa iniziativa, prosegue, "era scelleratamente ideologica", a portarla avanti sono state "persone che non capivano la delicatezza delle questioni trattate, poiché non venivano garantite né la salute della donna, né il futuro embrione".

"Un fatto positivo, molto serio e prevedibile che ora pone un serio problema di costituzionalità della legge 40" è il commento di Stefania Prestigiacomo, deputata di Forza Italia ed ex ministro delle Pari opportunità nel governo Berlusconi. "Ritengo che occorra al più presto mettere mano alla legge sulla fecondazione, perché i tanti ricorsi dimostrano la sua palese incostituzionalità".

"L'aver almeno insinuato il dubbio della costituzionalità della legge 40 è un bel modo per festeggiare oggi la nostra Costituzione" dice Monica Soldano, presidente dei Madre provetta, una delle associazioni che ha vinto il ricorso al Tar. "Non ci piace la via giudiziaria, ma siamo stati costretti. Ora la parola torni alle istituzioni: Turco deve dare urgentemente una risposta con le nuove linee guida". Che, sottolinea la presidente di Madre provetta, "devono essere adeguate alla sentenza del Tar".

"E' una grande vittoria della giustizia italiana e per migliaia di coppie che potranno fare le diagnosi preimpianto qui da noi e non più all'estero" commenta raggiante il ginecologo Severino Antinori, presidente della Warm, una delle associazioni che hanno promosso il ricorso al Tar del Lazio. "Ora chiedo le dimissioni del ministro Livia Turco, ingannatrice delle coppie italiane, che ha promesso in campagna elettorale di modificare le linee guida e che in due anni non ha fatto niente. Domani - annuncia Antinori - sotto al ministero della Salute faremo una grande manifestazione con migliaia di coppie contro l'ignavia del ministro Turco: non abbiamo più bisogno di lei, sarà direttamente la Consulta a eliminare la legge".

"E' un grande giorno per tutte le coppie che non dovranno rinunciare a un figlio per paura di trasmettere una grave malattia, quelle coppie che non hanno i soldi per l'estero, e quelle coppie che rinunciano dopo vari tentavi in paesi stranieri" afferma Filomena Gallo, legale delle associazioni Amica Cicogna onlus e L'altra cicogna onlus. "Finalmente i tribunali ripristinano la legalità in Italia, perché fino a questo momento i cittadini che si erano dovuti difendere dalla Legge 40/04 e dalle linee guida, oggi invece vedono rispettati i loro diritti tra cui il diritto alla salute, diritto costituzionalmente rilevante".

Sorpreso Girolamo Sirchia, ministro della Salute in carica quando furono emanate le linee guida dopo l'approvazione della legge 40. "Non credo proprio venga leso il diritto alla salute sancito dall'articolo 32 della Costituzione. Vediamo cosa deciderà la Corte Costituzionale perché si tratta di materie delicate, ma mi pare giusto ricordare che la legge 40 non è un provvedimento che mira a conservare la salute, quanto a normare la possibilità di avere un figlio". Sul numero di embrioni impiantabili in utero, non più di tre, Sirchia ci tiene a precisare "che in Italia si è creato uno scandalo di fronte a questo limite, ma molti Paesi hanno preso decisioni simili".

Stupore e perplessità anche da parte dell'associazione Scienza & Vita. "L'esclusione da parte del Tar del Lazio della cosiddetta diagnosi di tipo osservazionale sull'embrione, assolutamente non invasiva - precisa l'associazione - aprirebbe la porta, secondo i sostenitori del ricorso, alla diagnosi genetica preimpianto che, come la letteratura scientifica ampiamente documenta, è essa stessa causa di gravi danni per l'embrione. Va comunque detto che proprio per queste ragioni nella sentenza del Tar non c'è traccia alcuna di un via libera alla diagnosi preimpianto". La diagnosi genetica preimpianto, precisa ancora Scienza & Vita, a sua volta "finisce con il legittimare la selezione a scopi eugenetici degli embrioni che è espressamente vietata dalla stessa legge 40. Di qui un corto circuito che il legislatore non può consentire".

(23 gennaio 2008)

fonte: http://www.repubblica.it/2007/12/sezioni/cronaca/fecondazione-sentenza/tar-consulta/tar-consulta.html

...

1 commento:

Franca ha detto...

Ogni tanto una buona notizia ci vuole!