DAL NOSTRO INVIATO
ILLASI (Verona) — In un minuto, duecento multe. A leggerlo così, nero su bianco, fa già il suo bell'effetto. Se poi si viene a cercare il semaforo «incriminato », e invece che a un incrocio metropolitano ci si trova sperduti tra le colline veronesi, vigne e ville del Settecento, vita che scorre a ritmo rallentato, il dubbio sorge (quasi) spontaneo.
Benvenuti a Illasi, 5mila abitanti a 20 chilometri dall'Arena. Dopo mesi di ricorsi e automobilisti in rivolta, da Perugia a Settimo Torinese, la frontiera della lotta anti T-Red — i semafori con telecamera che «inchioda » chi passa col rosso — si è spostata in questo piccolo comune dell'hinterland veronese. Giovedì la procura scaligera ha sequestrato 4 semafori (due qui, due nel comune limitrofo di Colognola) ed emesso altrettanti avvisi di garanzia a carico di sindaco, capo dei vigili e rappresentanti delle due ditte responsabili di impianti e notifiche. Le ipotesi di reato: falso e truffa. Quasi diecimila multe da ottobre 2006 a settembre 2007, e il sospetto che dietro a quei verbali emessi a velocità record non ci fosse la mano di un ufficiale in carne ed ossa, bensì il software di un computer. Non solo: «Pare che il lasso di tempo intercorrente tra accensione e spegnimento del giallo non fosse a norma», commenta cauto il procuratore capo di Verona, Guido Papalia. Mario Zampedri, vicepresidente forzista del consiglio provinciale, adotta toni lievemente più drastici: «Non si può tollerare che le amministrazioni mettano su strada delle trappole per fare cassetta ». C'è lui, del resto, dietro una lotta iniziata il 17 maggio con una lettera al prefetto e proseguita con uno scontro col comandante dei vigili «che si era rifiutato di darmi la documentazione completa; allora ho presentato un esposto ai carabinieri ». Era il 30 novembre. L'inchiesta, coordinata dal pm Valeria Ardito, è nata da lì.
A Illasi, nei saloni deserti del Comune, si respira aria di complotto, del resto l'avviso di garanzia è arrivato al sindaco Giuseppe Trabucchi, centrosinistra («Solo speculazioni politiche — dichiara al Corriere del Veneto —, da noi gli incidenti sono notevolmente diminuiti»), e non al suo omologo di Colognola, schieramento opposto. «Ma lì i due semafori sequestrati rispettavano i limiti del "giallo" definiti dal Cnr, 4 secondi per chi va a 50 km/h», taglia corto Salvatore Gueli, comandante dei carabinieri di San Bonifacio. Insomma, per Illasi c'è il rischio dell'«aggravante»: tempi ritoccati per moltiplicare multe e introiti. A vantaggio anche delle ditte, che intascavano circa 20 euro a contravvenzione.
Gabriela Jacomella
26 gennaio 2008
fonte: http://www.corriere.it/cronache/08_gennaio_26/Jacomella_2726470a-cbf8-11dc-91ff-0003ba99c667.shtml
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4 commenti:
Per molti Comuni le multe sono diventate un modo di fare cassa...
I cittadini angariati da gruppi di boiardi e boiardini di merda, senza alcun senso della giustizia e del pudore.
Stiamo senza soldi e quelli ci martellano lo stesso e in modo scorretto.
Questa cara Franca si chiama truffa ed anche associazione a delinquere se sono d'accordo ditte, vigili e sindaci. Sai, vorrei sapere di quel 20% ricavato dalle ditte di riscossione, che percentuale va a certi personaggi come "ringraziamento".
Mat
Non da oggi, Franca. Da quando hanno inventato le infernali 'macchinette' i Comuni, specie quelli più piccoli, hanno trovato il modo di ripianare i bilanci sempre più magri..
Ricordo che già vent'anni fa, circa, si diceva di stare attenti di non commettere infrazioni sopratutto nel mese di dicembre perché gli 'agguati' si moltiplicavano..
mauro
Franca, correggimi se sbaglio: quando ero consigliere comunale (fino a tre anni fa circa) sapevo che i proventi delle multe avevano destinazioni ben precise e che non potevano essere utilizzati come meglio aggradava al comune beneficiario. Quindi il discorso di "bonificare" le casse non stava in piedi... è cambiato qualcosa? Grazie!
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