"Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza. Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo. Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra forza." Antonio Gramsci

domenica 20 gennaio 2008

Scuola, così aumenteranno i libri

I rincari corrono più delle agevolazioni. Per i testi tetto del +2,1%
Costi di 286 euro in prima media, 111 in seconda e 127 in terza media

Sale il tetto esenzioni, ma di poco





di SALVO INTRAVAIA

Scuola italiana a due velocità: i rincari corrono più delle agevolazioni a favore delle famiglie in difficoltà. Lo stabilisce la legge. Nel 2008/2009 l'importo dell'intera dotazione libraria per i bambini che frequenteranno la scuola elementare (primaria) e per i ragazzini delle scuole medie (secondaria di primo grado) potrà essere ritoccato del 2,1 per cento. A comunicarlo è stato due giorni fa il ministro della Pubblica istruzione, Giuseppe Fioroni. Mentre, sempre per il 2008/2009, i limiti di reddito per essere esonerati dal pagamento delle tasse scolastiche sono stati aggiustati dell'1,7 per cento. Una differenza di quasi mezzo punto percentuale che andrà a scapito delle famiglie indigenti.

La differenza sta tutta nell'inflazione: quella programmata per correggere i limiti di reddito per l'esonero dal pagamento delle tasse scolastiche che vanno direttamente allo stato; quella effettiva per ritoccare i tetti massimi di spesa per i libri di testo.
Il prossimo anno scolastico, i genitori dei bambini dell'elementare saranno chiamati a sborsare da 18,91 euro (per la prima classe) a 145 euro, per coloro che frequenteranno l'ultima classe. Con lo stato che provvederà a rimborsare una consistente fetta di tali importi.

Per i ragazzini della scuola media le cose vanno diversamente. A settembre, mamme e papà dovranno prepararsi a spendere 286 euro per la prima media, 111 per la seconda classe e 127 per chi sarà in terza media, più un eventuale 10 per cento da recuperare negli anni successivi. Limiti che l'anno scorso sono stati disattesi da troppe scuole mettendo in moto l'Antitrust e i controlli della Guardia di Finanza. In questo caso sono gli enti locali (i comuni) che provvedono a rimborsare alle famiglie circa un terzo del totale: 41,32 euro per i ragazzini delle seconde e delle terze e 61,79 per quelli delle prime classi. Ma, nonostante ci si trovi nel bel mezzo della fascia dell'obbligo, non è detto che ciò avvenga. Se le amministrazioni comunali sono in rosso può succedere che i cittadini non prendano neppure un euro. E' accaduto quest'anno a Palermo.

I ritmi di progressione dei limiti di reddito che consentono alle famiglie di non pagare 21,17 euro di tasse scolastiche sono decisamente più lenti. La tassa, stabilita da una legge del 1990, è richiesta ai ragazzi che frequentano il quarto e quinto anno delle scuole superiori in quanto l'estensione dell'obbligo scolastico da otto a dieci anni ha escluso dal pagamento delle tasse erariali i ragazzi dei primi tre anni.

Per dribblare la tassa statale una famiglia di quattro persone dovrebbe guadagnare meno di 12.222 euro lordi l'anno: poco più di mille euro, sempre lordi, al mese. E pensare che appena ieri l'Istat ha delineato un quadro a dir poco preoccupante delle famiglie italiane: il 50 per cento dei nuclei familiari vive con meno di 1.872 euro al mese, 22.460 euro l'anno, per la precisione. Il 14,6 per cento dichiara di arrivare con molta difficoltà alla fine del mese e oltre un quarto (il 28,4 per cento) di non essere in grado di far fronte ad una spesa imprevista di 600 euro. Per il 2006, la soglia di povertà relativa, per una famiglia di quattro persone, è stata fissata in 18.980 euro netti l'anno: 1581,65 euro al mese. In Italia, quindi, per non pagare le tasse scolastiche statali occorre essere superpoveri.

(20 gennaio 2008)

fonte: http://www.repubblica.it/2006/09/sezioni/scuola_e_universita/servizi/caro-scuola/aumenti-2008/aumenti-2008.html

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La propaganda della Moratti
sulla pelle dei bambini


Stefano Rodotà (Repubblica del 2 gennaio scorso) le ha chiamate "costituzioni parallele". Al contrario della Costituzione del 1948, non hanno una forma definita. Si tratta di un insieme di 'manifesti politici', di provvedimenti amministrativi e anche di prassi burocratiche che convergono verso il risultato di mettere in discussione i principi fondamentali. Per fortuna, la Costituzione, quella vera, ha in sé dei potenti anticorpi. L'articolo 24, per esempio, che garantisce a tutti il diritto di agire in giudizio a tutela dei propri diritti.

Martedì scorso è stata diffusa la notizia della presentazione, da parte di una donna marocchina di 37 anni, di un ricorso contro la decisione del sindaco di Milano di non ammettere alle scuole materne i bambini degli immigrati privi di permesso di soggiorno. L'azione legale, sostenuta dall'avvocato Livio Neri, si fonda sugli articoli 43 e 44 del Testo unico sull'immigrazione che individuano i comportamenti discriminatori per motivi etnici, razziali, nazionali e religiosi e stabiliscono una procedura a tutela delle vittime.

In attesa della decisione del giudice (e anche di quella dell'amministrazione che è stata invitata dal ministro della Pubblica istruzione a ritirare la circolare) val la pena di conoscere gli elementi essenziali della biografia della ricorrente. Le "costituzioni parallele", infatti, agiscono sulla realtà concreta, sulla vita delle persone.

La presentatrice del ricorso si trova in Italia dal 1993, cioè da quindici anni, e per buona parte della sua permanenza ha avuto un regolare permesso di soggiorno. La sua attuale condizione di irregolarità è stata determinata dall'aver perso il precedente lavoro e di non averne trovato uno nuovo entro il termine stabilito dalla legge. Non è dunque una condizione voluta ma subita. La donna, infatti, conduce una vita normale, risiede in un appartamento per il quale paga regolarmente l'affitto, e ha due bambine. La più grande frequenta la prima elementare. La più piccola, fino al 17 dicembre scorso, attendeva con gioia il momento in cui avrebbe cominciato a frequentare la scuola materna. Anche la madre lo attendeva perché questo le avrebbe consentito di lavorare con più serenità.

Chissà se, nell'elaborare la circolare, il sindaco di Milano ha pensato a casi come questo e ha deciso comunque di agire per dare prova di "fermezza". I consulenti legali del comune dovrebbero averle fatto notare che la circolare era ad alto rischio di bocciatura. Se non altro perché, con lo stesso tipo di azione avviata dalla donna marocchina, era stata già bollata come discriminatoria - e quindi annullata - la decisione di dare ai cittadini italiani cinque punti in più nelle graduatorie per l'assegnazione delle case popolari.

E questa è un'altra fondamentale differenza tra la Costituzione vera e quelle "parallele". La prima ha sessant'anni, le seconde hanno vita breve. E spesso chi le emana ne è consapevole. Le "costituzioni parallele" sono uno strumento per fare propaganda sulla pelle degli altri. Di solito dei più deboli. O per stabilire nuovi diritti a favore dei più forti. Si aggiornano continuamente. Una delle ultime norme, per esempio, stabilisce che la credibilità personale di un uomo politico è messa in discussione esclusivamente dai reati di mafia, e solo in caso di condanna superiore ai cinque anni di reclusione

glialtrinoi@repubblica. it

(20 gennaio 2008)

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