Pd e Udc: governo di responsabilità
Due certezze e molte, moltissime incognite.
Le certezze, dopo le dimissioni giovedì sera di Prodi, sono che il presidente Napolitano ha già avviato le consultazioni per esperire la possibilità di un nuovo incarico per un nuovo governo e, la seconda, che non sarà il presidente del senato Franco Marini l'incaricato. È lo stesso Marini a chiarire: «La responsabilità che ho è già grande e non aspiro quindi proprio ad avere alcun altro incarico».
Quanto a Romano Prodi, rientrando a Palazzo Chigi dopo aver inaugurato l'anno giudiziario, seppur dimissionario anche come ministro della Giustizia ad interim, afferma di «non essere disponibile per un reincarico» perché «quanto si perde in Parlamento, il tuo schema ha perso: quando si perde di fronte al Parlamento, magari anche per un solo voto» significa che «lo schema che avevo ha perso». E ha confermato la sua preferenza per un voto non immediato. «Come ho già detto nel mio intervento in Parlamento e anche al Capo dello Stato, bisogna fare di tutto per evitare di andare a elezioni anticipate con questa legge elettorale». Votare con il "Porcellum" per lui sarebbe «una tragedia». Ma non ha rimpianti. «È stato un periodo bellissimo - è la sua visione dell'anno e mezzo passato a Palazzo Chigi - ma ora bisogna andare avanti». Al momento nel suo futuro c'è un ruolo preciso, «quello del nonno», conclude Prodi.
Prodi in serata è tornato a Bologna. Ad attenderlo in via Gerusalemme, dove abita, diverse centinaia di militanti del Pd che hanno cominciato a sventolare bandiere del partito, ad applaudirlo e ad incoraggiarlo con slogan e ringraziamento. I primi saluti, appena sceso dalla macchina, sono stati quelli del presidente della Regione Vasco Errani e del sindaco di Bologna Sergio Cofferati. Prodi prima di raggiungere il portone d'ingresso della sua abitazione ha ringraziato tutti quanti.
Proprio all'indomani della sfiducia a Prodi, è il presidente di Confindustria Luca di Montezemolo a dirsi d'accordo con Prodi e invita le forze politiche a non andare al voto con questa riforma elettorale, che «non farebbe altro che riproporre l'attuale situazione», quella che ha portato «all'indegno e indecoroso spettacolo visto ieri in Parlamento».
Già nel pomeriggio Napolitano ha avviato le consultazioni, incontrando per primi, come di rito, proprio i presidenti di Camera e Senato Fausto Bertinotti e Franco Marini, che hanno lasciato il Quirinale senza fare dichiarazioni. Poi sarà la volta dei piccoli partitie per ultimi i leader di Pd e Fi e quindi gli ex presidenti della Repubblica.
Intanto nel primo pomeriggio si sono riuniti gli stati maggiori di Pd e Udc. Nel loft di Sant'Anastasia al tavolo con il sindaco di Roma Walter Veltroni, i tutti i maggiorenti del partito: da Enrico Letta, Massimo D'Alema, Francesco Rutelli, Arturo Parisi, Rosy Bindi, Dario Franceschini, ai due capigruppo Anna Finocchiaro e Antonello Soro, e poi Pierluigi Bersani, Vannino Chiti, Paolo Gentiloni, Beppe Fioroni, Piero Fassino, Marco Follini e il coordinatore Goffredo Bettini.
Assieme a loro anche Romano Prodi. «C'è un accordo preciso nel non volere elezioni anticipate» e per arrivare «ad un governo che faccia la riforma elettorale», ha detto Prodi, lasciando la sede del Pd.
Secondo quanto riferiscono fonti del Pd, il premier è intervenuto per primo condividendo la linea espressa sin da giovedì sera da Walter Veltroni sulla necessità di evitare di andare subito alle urne e di cercare piuttosto di varare una nuova legge elettorale.
Ha quindi preso la parola Veltroni, che ha ringraziato Prodi per aver espresso questa «sintonia» di vedute sui prossimi passaggi. Veltroni ha quindi ribadito che alle consultazioni con il presidente della Repubblica, martedì prossimo, il Pd porterà queste due indicazioni, e cioè un no al voto immediato e il tentativo di una riforma elettorale «condivisa».
Il Pd non proporrà invece martedì alcuna formula di governo per raggiungere questi due obiettivi, lasciando al capo dello Stato il compito di esercitare il suo ruolo.
«Ci aspettiamo che Berlusconi ascolti gli interessi del Paese e non quelli della sua parte politica». Lo ha affermato Dario Franceschini, vicesegretario del Pd, al termine della riunione del vertice del Pd. «Ci affidiamo alla capacità del presidente della Repubblica. Abbiamo fiducia nella sua saggezza, ma credo che un governo di responsabilità nazionale sia la definizione che abbiamo in mente».
Il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini rivolge «un appello alle forze politiche più rappresentative del centrodestra e del centrosinistra per dar vita a un governo di responsabilità nazionale, che affronti non solo il tema della legge elettorale, dando ai cittadini la possibilità di scegliere i propri rappresentanti, ma anche questioni drammatiche, penso tra tutte l'immondizia campana».
Il leader dell' Udc ha letto un comunicato stampa dopo la riunione del partito. «In caso contrario, l'unica soluzione sarebbe quella delle elezioni in tempi rapidi» perchè, conclude, «piccoli giochi di palazzo o confusioni di schieramento servirebbero solo a umiliare ancora di più la politica e il nostro Paese».
Silvio Berlusconi è a Napoli dove ha incontrato il senatore De Gregorio. «Non c'è motivo di perdere tempo - spiega Berlusconi - anzi: ci sono tutti i motivi per andare a votare al più presto possibile». Concede, il Cavaliere, che miglioramenti all'attuale legge si potrebbero fare ma «questi miglioramenti non sono al momento possibili perchè ne butterebbero un milione di altri addosso».
Sul futuro della Cdl e sulla sua possibilità di governare una coalizione ampia, infine, Berlusconi ostenta sicurezza: «Nessuna preoccupazione, siamo la maggioranza e abbiamo tanti senatori per governare».
Un disegno di legge con la data di approvazione già prevista sulle intercettazioni che preveda «cinque anni di carcere per chi le esegue, 5 anni per chi le usa e 2 milioni di euro di multa per chi le pubblica», nel caso in cui siano effettuate «al di fuori di indagini per terrorismo, mafia e camorra». È questo il progetto illustrato da Silvio Berlusconi.
Napolitano, rispettando la formula di rito, ha accettato con riserva le dimissioni del premier perché il suo primo compito è proprio quello di verificare se esistono le condizioni per respingere le dimissioni e rimandare il capo del governo dimissionario alla prova della fiducia alle Camere. Prodi resta quindi in carica per il “disbrigo degli affari correnti” ma l'ipotesi di un reincarico del premier, che ha passato la conta del Senato, chiamando così in causa il suo rispetto per la Costituzione, sembra tramontata. Restano in campo altre due possibilità: un governo tecnico o istituzionale o le elezioni anticipate. La “voce” delle forze politiche che il presidente ascolterà pazientemente e facendo tutti gli approfondimenti necessari sarà determinante. Potrebbero, quindi, non essere consultazioni brevi come invece era accaduto l'anno scorso per la prima crisi del governo Prodi. Ma ogni scenario al momento è prematuro.
Nessuna dichiarazione da parte del Presidente del Senato, Franco Marini, al termine del colloquio con Giorgio Napolitano che ha avviato le consultazioni per la formazione del nuovo Governo. «Vi auguro di tutto cuore buon lavoro» si è limitato a dire Marini, ai cronisti, prima di lasciare il Quirinale.
Anche il presidente della Camera Fausto Bertinotti, al termine del suo colloquio con Napolitano, non ha rilasciato alcuna dichiarazione.
Poi è toccato al composito gruppo misto, pieno di micro partitini di destra e di sinistra. È toccato al capogruppo dell'Italia dei Valori Aniello Formisano fare la sintesi: «Il gruppo misto ha potuto illustrare al presidente della Repubblica le sue varie posizioni, e come gruppo misto ci siamo comunque rimessi alle valutazioni del Capo dello Stato, che pensiamo siano quelle che verranno prese nell'interesse del Paese».
Pubblicato il: 25.01.08
Modificato il: 25.01.08 alle ore 20.55
fonte: http://www.unita.it/view.asp?idContent=72380
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2 commenti:
Concordo con l'idea di un governo di responsabilità... a patto che si tratti di responsabilità penale.
Elezioni subito!
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