La guerra è madre di tutte le cose. Divagazioni semiserie di un cuore irriducibilmente anarchico
"Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza. Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo. Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra forza." Antonio Gramsci
mercoledì 9 gennaio 2008
Amnesty: 11 gennaio mobilitazione per far chiudere Guantanamo
Venerdì 11 gennaio ricorrerà il sesto anniversario dell’apertura di uno dei centri di detenzione più tristemente famosi del mondo, diventato il simbolo delle violazioni dei diritti umani nel contesto della “guerra al terrore”: Guantánamo Bay.
L’impegno di Amnesty International negli ultimi cinque anni, ha ottenuto risultati importanti: centinaia di prigionieri rilasciati, prese di posizione dei principali organismi internazionali, di leader politici e di molti governi per la chiusura del centro di detenzione. All’interno della stessa amministrazione Usa e nella campagna elettorale per le presidenziali, il tema sta acquisendo grande importanza. Amnesty International proseguirà la sua campagna 'Chiudere Guántanamo, ora!' fino a quando il centro di detenzione non verrà chiuso e i prigionieri non verranno sottoposti a un processo regolare oppure rilasciati, per porre fine a queste e a tutte le altre detenzioni illegali nel contesto della “guerra al terrore”.
Con questi obiettivi, venerdì 11 gennaio Amnesty International organizza una manifestazione di fronte all’Ambasciata Usa di Roma, in via Veneto, con inizio alle ore 11. Sempre a Roma, in alcune piazze centrali, dei mimi simuleranno le dure condizioni di prigionia dei detenuti di Guantánamo. Altre iniziative si svolgeranno sempre nella capitale e in altre città, tra cui Ancona, Bologna, Firenze, Foggia, Milano, Palermo e Sassari. Sul sito di Amnesty.it sarà possibile sottoscrivere l’appello di Amnesty International per sollecitare le autorità statunitensi a chiudere il centro di detenzione e porre fine alle detenzioni illegali nel contesto della “guerra al terrore”. Da venerdì 11 sarà inoltre on line il sito www.chiudereguantanamo.it, contenente testimonianze sulle condizioni nel centro e approfondimenti sulla sorte degli ex prigionieri, sulla situazione dei detenuti “autorizzati per il rilascio” ma ancora bloccati a Guantánamo e sul conflitto tra l’amministrazione Bush e la Corte suprema federale Usa. Attraverso questo sito sarà possibile anche inviare messaggi di solidarietà a Sami al Hajj, giornalista della televisione al Jazeera, detenuto a Guantánamo dal 2002.
Nei primi cinque anni di attività, a Guantánamo sono stati trasferiti 780 prigionieri, catturati in oltre 10 paesi diversi. Un’analisi condotta sui casi di circa 500 detenuti ha mostrato che soltanto il 5% di loro è stato preso direttamente dalle forze statunitensi; l’85% è stato catturato dalle forze dell’Alleanza del Nord in Pakistan e in Afghanistan e trasferito sotto custodia statunitense, spesso in cambio di qualche migliaio di dollari. Alla fine del dicembre 2007, a fronte di circa 500 rilasci, 277 detenuti di 30 diverse nazionalità si trovavano ancora a Guantánamo senza accusa né processo. Circa l’80% di questi prigionieri sono stati detenuti in isolamento nei Campi 5, 6 e nel Campo Echo. Il Campo 6, di più recente costruzione, è designato per ospitare 178 detenuti ed è l’area in cui le condizioni di detenzione sono più dure. I detenuti rimangono in isolamento per almeno 22 ore al giorno in celle individuali prive di finestre. Almeno quattro detenuti si sarebbero suicidati. Molti altri avrebbero tentato di togliersi la vita - riporta Amnesty.
Soltanto uno dei detenuti di Guantánamo è stato condannato dalle commissioni militari. Nel marzo 2007 David Hicks, cittadino australiano, si è dichiarato colpevole di sostegno al terrorismo nell’ambito di un patteggiamento che prevedeva la fine della sua reclusione in custodia statunitense, già durata cinque anni, e il rientro in Australia, dove sta scontando altri nove mesi di detenzione. Nel novembre 2007, tre detenuti sono stati incriminati per essere processati dalle commissioni militari.
fonte: http://unimondo.oneworld.net/article/view/156666/1/
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1 commento:
Sarebbe ora!
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