La giunta pugliese, con a capo il futuro leader della “cosa rossa”, regala milioni alle imprese
di Michele Scarlino (*)
Dal 14 ottobre dello scorso anno, giorno delle primarie del Partito Democratico che sono state il formale atto di nascita del nuovo partito della borghesia italiana e che videro, tra l’altro, l’elezione a leader di Walter Veltroni, lo scenario politico italiano è in continuo assestamento. Questo avviene sia a destra del Pd con la nascita, seppur confusa e raffazzonata, del Pdl – Partito delle Libertà – di Berlusconi (di cui parliamo in un altro articolo sul nostro sito web) sia a sinistra.
Da allora il progetto socialdemocratico di Bertinotti, “La cosa Rossa”, sostenuto dalla sua nuova (e retorica e fumosa) rivista Prospettive per il socialismo e che da tempo fa capolino dalle colonne di Liberazione e del Manifesto, ha subito una profonda accelerazione.
Come è noto, al progetto partecipano i quattro partiti cosidetti della sinistra radicale, ovvero: Sinistra democratica di Mussi, i Verdi di Pecoraio Scanio (il ministro che ha mandato l’esercito a Napoli per forzare i blocchi della popolazione), i Comunisti italiani di Diliberto e infine Rifondazione Comunista. L’otto ed il nove dicembre scorsi si sono tenuti a Roma i cosiddetti “stati generali della sinistra” che hanno sancito la nascita della Sinistra – L’arcobaleno (questo è il nome ufficiale della “cosa rossa”). Alla fiera di Roma, oltre a vecchi rottami della politica come Occhetto, erano presenti anche tutti i potenziali candidati leader della cosa rossa. E così tra una polemica sull’ordine delle canzoni (con un Diliberto che pretendeva – e con lui il proletariato tutto – di finire l’assemblea con “Bella Ciao”… come a dire che quando c’è da lottare per una cosa giusta non ci si tira mai indietro…) e un’altra sull’ordine degli interventi (che una platea sonnecchiante non ha finito nemmeno di sorbirsi perché la sala si è svuotata prima della fine) ha fatto la sua prima comparsa da candidato in pectore, il pugliese Nichi Vendola. E’ stato lì indicato come il più probabile leader del nuovo (solo cronologicamente, non politicamente) soggetto.
Da allora il progetto socialdemocratico di Bertinotti, “La cosa Rossa”, sostenuto dalla sua nuova (e retorica e fumosa) rivista Prospettive per il socialismo e che da tempo fa capolino dalle colonne di Liberazione e del Manifesto, ha subito una profonda accelerazione.
Come è noto, al progetto partecipano i quattro partiti cosidetti della sinistra radicale, ovvero: Sinistra democratica di Mussi, i Verdi di Pecoraio Scanio (il ministro che ha mandato l’esercito a Napoli per forzare i blocchi della popolazione), i Comunisti italiani di Diliberto e infine Rifondazione Comunista. L’otto ed il nove dicembre scorsi si sono tenuti a Roma i cosiddetti “stati generali della sinistra” che hanno sancito la nascita della Sinistra – L’arcobaleno (questo è il nome ufficiale della “cosa rossa”). Alla fiera di Roma, oltre a vecchi rottami della politica come Occhetto, erano presenti anche tutti i potenziali candidati leader della cosa rossa. E così tra una polemica sull’ordine delle canzoni (con un Diliberto che pretendeva – e con lui il proletariato tutto – di finire l’assemblea con “Bella Ciao”… come a dire che quando c’è da lottare per una cosa giusta non ci si tira mai indietro…) e un’altra sull’ordine degli interventi (che una platea sonnecchiante non ha finito nemmeno di sorbirsi perché la sala si è svuotata prima della fine) ha fatto la sua prima comparsa da candidato in pectore, il pugliese Nichi Vendola. E’ stato lì indicato come il più probabile leader del nuovo (solo cronologicamente, non politicamente) soggetto.
Ma chi è questo Vendola?
Vendola inizia a fare politica nel Pci e, non aderendo alla svolta della Bolognina, contribuisce a fondare Rifondazione Comunista. Dopo alcuni anni in Parlamento, e alcuni voti scandalosi, come ad esempio quello favorevole alla Turco-Napolitano (ovvero ha votato per l’istituzione dei Cpt), nel 2005 ha vinto le primarie del centrosinistra in Puglia ed è stato eletto, con grande sorpresa, a governatore della regione.
L’elezione di Vendola avvenne anche grazie al contributo di tanti militanti che, credendo realmente nella “primavera pugliese”, spesero tutte le loro energie per l’elezione del “compagno Nichi”. La sua elezione suscitò in molti, nel mondo “largo” della sinistra, ma anche tra lavoratori e studenti, tante aspettative che, come vedremo, sono state ampiamente disattese. Il governo Vendola è la “cosa più a sinistra” che si possa avere a oggi secondo i dirigenti parolai di Rifondazione. In Puglia siamo fortunati… abbiamo il governo più progressista d’Italia! Ma vediamo cosa hanno prodotto due anni di governo a braccetto con la Confindustria barese. A due anni e mezzo dalla sua elezione è ormai possibile verificare cosa è stato per i pugliesi il governo Vendola.
Il bilancio non è sicuramente positivo per i lavoratori, ma lo è molto di più per le imprese pugliesi che sono state letteralmente sommerse di denaro pubblico: dall’Ikea all’Ilva, dalla Getrag alla Bosch, tutte le più grandi multinazionali con proprie sedi in Puglia hanno beneficiato della dolce brezza primaverile…
L’elezione di Vendola avvenne anche grazie al contributo di tanti militanti che, credendo realmente nella “primavera pugliese”, spesero tutte le loro energie per l’elezione del “compagno Nichi”. La sua elezione suscitò in molti, nel mondo “largo” della sinistra, ma anche tra lavoratori e studenti, tante aspettative che, come vedremo, sono state ampiamente disattese. Il governo Vendola è la “cosa più a sinistra” che si possa avere a oggi secondo i dirigenti parolai di Rifondazione. In Puglia siamo fortunati… abbiamo il governo più progressista d’Italia! Ma vediamo cosa hanno prodotto due anni di governo a braccetto con la Confindustria barese. A due anni e mezzo dalla sua elezione è ormai possibile verificare cosa è stato per i pugliesi il governo Vendola.
Il bilancio non è sicuramente positivo per i lavoratori, ma lo è molto di più per le imprese pugliesi che sono state letteralmente sommerse di denaro pubblico: dall’Ikea all’Ilva, dalla Getrag alla Bosch, tutte le più grandi multinazionali con proprie sedi in Puglia hanno beneficiato della dolce brezza primaverile…
Dalla cacciata di Petrella ai fiumi di milioni alle grandi imprese
Sicuramente la delusione più bruciante per i militanti e i compagni che Vendola hanno sempre sostenuto è stata quella della vicenda dell’Acquedotto pugliese (sul nostro sito si possono leggere vari articoli sulla vicenda). Vendola in campagna elettorale aveva promesso – e su quella promessa è stato votato - il passaggio dell’Aqp da impresa (Spa) quale è ad ente pubblico (come era sino a qualche anno fa). Subito dopo la sua elezione chiamò a dirigere l’Acquedotto Riccardo Petrella, massimo esperto nel campo e forte sostenitore della ripubblicizzazione dell’Aqp. Dopo circa un anno di immobilismo, Petrella espresse la volontà di riportare l’acquedotto a ente pubblico e venne da Vendola prontamente cacciato per dar spazio a Monteforte (Udeur) che aveva appena finiti di privatizzare la multiservizi di Pesaro.
Ma Vendola con gli Enti pubblici non deve avere un buon rapporto… appena ne vede uno cerca di privatizzarlo. E’ il caso dell’Ente “Fiera del Levante”, la più grande fiera campionaria che si svolge nell’area del mediterraneo. Vendola ha pianificato, insieme al presidente della Fiera, un piano di privatizzazione delle stessa ed offre (incredibile!) anche 22 milioni di euro ai privati per la gestione della fiera. Della serie: ti do la fiera e ti do anche i soldi per gestirla!
Effettivamente soldi alle imprese Vendola ne ha dati parecchi. Il presidente della Confindustria di Bari si è dichiarato molto soddisfatto per il trattamento riservato alle aziende pugliesi; come dargli torto del resto: “Divani & Divani” di Natuzzi ha ricevuto milioni di euro a fronte di 2500… nuovi assunti, penserete voi… macchè. A fronte di 2500 licenziamenti nei prossimi 3 anni. E poi la Getrag di Bari avrà 18 milioni di euro (a fronte di altri 200 licenziamenti), la Bosch, famosa multinazionale, avrà 10 milioni di euro, la Ikea di Bari non paga un dipendente dalla sua apertura avvenuta sei mesi fa (gli stagisti sono pagati con fondi europei e regionali…), poi c’è la Trascom di Modugno con 2 milioni di euro e la ferrovia privata Bari Nord che ha ricevuto 10 milioni di euro. E potremmo continuare con nomi di altre aziende beneficiate dal “compagno” del Prc.
Effettivamente, mettendosi nei panni del presidente barese di Confindustria, non ci si può lamentare dal trattamento riservatogli dalla giunta Vendola.
Se questa è la politica economica pugliese, sul campo dei “diritti” le cose non vanno meglio. Vendola mente spudoratamente quando dice che non ci sono soldi per un reddito sociale per i disoccupati (basterebbe la metà di quanto dà alle aziende per far campare ogni pugliese molto più che dignitosamente). Persino il progetto di “Pacs” che si voleva fare in Puglia è miseramente naufragato dopo il veto della Cei pugliese (che in cambio ha ricevuto milioni di euro, circa 22, per il finanziamento degli oratori).
Neanche è molto chiara la situazione nella Sanità. In Puglia si spendono miliardi di euro per la sanità (circa 7), una cifra enorme. A rigor di logica dovrebbe esserci un ospedale in ogni città, ma non è così. Nonostante tutti i soldi spesi si tagliano posti letto e aumentano… le cliniche private.
Sarà che un assessore regionale (alla Sanità!) ha intestate a suo nome parecchie cliniche?
Ma Vendola non si ferma e nei suoi discorsi parla di alterità che non deve spaventare l’identità, solo se contaminata dall’idea dell’altro… e altri discorsi pseudopedagogici di quarta categoria.
Ma Vendola con gli Enti pubblici non deve avere un buon rapporto… appena ne vede uno cerca di privatizzarlo. E’ il caso dell’Ente “Fiera del Levante”, la più grande fiera campionaria che si svolge nell’area del mediterraneo. Vendola ha pianificato, insieme al presidente della Fiera, un piano di privatizzazione delle stessa ed offre (incredibile!) anche 22 milioni di euro ai privati per la gestione della fiera. Della serie: ti do la fiera e ti do anche i soldi per gestirla!
Effettivamente soldi alle imprese Vendola ne ha dati parecchi. Il presidente della Confindustria di Bari si è dichiarato molto soddisfatto per il trattamento riservato alle aziende pugliesi; come dargli torto del resto: “Divani & Divani” di Natuzzi ha ricevuto milioni di euro a fronte di 2500… nuovi assunti, penserete voi… macchè. A fronte di 2500 licenziamenti nei prossimi 3 anni. E poi la Getrag di Bari avrà 18 milioni di euro (a fronte di altri 200 licenziamenti), la Bosch, famosa multinazionale, avrà 10 milioni di euro, la Ikea di Bari non paga un dipendente dalla sua apertura avvenuta sei mesi fa (gli stagisti sono pagati con fondi europei e regionali…), poi c’è la Trascom di Modugno con 2 milioni di euro e la ferrovia privata Bari Nord che ha ricevuto 10 milioni di euro. E potremmo continuare con nomi di altre aziende beneficiate dal “compagno” del Prc.
Effettivamente, mettendosi nei panni del presidente barese di Confindustria, non ci si può lamentare dal trattamento riservatogli dalla giunta Vendola.
Se questa è la politica economica pugliese, sul campo dei “diritti” le cose non vanno meglio. Vendola mente spudoratamente quando dice che non ci sono soldi per un reddito sociale per i disoccupati (basterebbe la metà di quanto dà alle aziende per far campare ogni pugliese molto più che dignitosamente). Persino il progetto di “Pacs” che si voleva fare in Puglia è miseramente naufragato dopo il veto della Cei pugliese (che in cambio ha ricevuto milioni di euro, circa 22, per il finanziamento degli oratori).
Neanche è molto chiara la situazione nella Sanità. In Puglia si spendono miliardi di euro per la sanità (circa 7), una cifra enorme. A rigor di logica dovrebbe esserci un ospedale in ogni città, ma non è così. Nonostante tutti i soldi spesi si tagliano posti letto e aumentano… le cliniche private.
Sarà che un assessore regionale (alla Sanità!) ha intestate a suo nome parecchie cliniche?
Ma Vendola non si ferma e nei suoi discorsi parla di alterità che non deve spaventare l’identità, solo se contaminata dall’idea dell’altro… e altri discorsi pseudopedagogici di quarta categoria.
Di cosa c’è bisogno? Non certo di altri venditori di fumo
Il futuro leader della cosa rossa, come si vede, ha un bel curriculum fatto di privatizzazioni, delocalizzazioni “concertate” e promesse non mantenute. Di certo l’arte oratoria non gli manca e, come venditore di fumo, è promosso a pieni voti. Sicuramente sarà un affidabile leader per la borghesia italiana. Oltre le parole, però, la gente avverte su di sé la fatica del vivere con le pensioni al lumicino, con salari bassi che non reggono più il costo della vita. Avverte le ingiustizie delle promesse non mantenute.
Il progetto socialdemocratico della “Cosa Rossa” servirà a mantenere vivi elettoralmente partiti morti politicamente. Ai militanti veri, a cui interessa spendere le proprie energie per migliorare la condizioni dei lavoratori, degli studenti e dei disoccupati e non le percentuali elettorali di qualche “Cosa” non meglio identificata, diciamo che quello di cui c’è bisogno è un partito, non di una “cosa”. Di un partito comunista e rivoluzionario, non semplicemente “rosso”, con un chiaro programma di opposizione al governo Prodi e a tutti i governi della borghesia più o meno di “sinistra”; che riparta dalle lotte di questi mesi, dal no alla guerra al no al referendum, e dai bisogni reali delle masse popolari.
Di questo c’è bisogno!
Il progetto socialdemocratico della “Cosa Rossa” servirà a mantenere vivi elettoralmente partiti morti politicamente. Ai militanti veri, a cui interessa spendere le proprie energie per migliorare la condizioni dei lavoratori, degli studenti e dei disoccupati e non le percentuali elettorali di qualche “Cosa” non meglio identificata, diciamo che quello di cui c’è bisogno è un partito, non di una “cosa”. Di un partito comunista e rivoluzionario, non semplicemente “rosso”, con un chiaro programma di opposizione al governo Prodi e a tutti i governi della borghesia più o meno di “sinistra”; che riparta dalle lotte di questi mesi, dal no alla guerra al no al referendum, e dai bisogni reali delle masse popolari.
Di questo c’è bisogno!
3 commenti:
Sono perplesso. Avevo fiducia in Nichy.... Mppffff! :(
Anch'io...ma temo che la mia fiducia si basasse sulla disinformazione. :-(
Se ciò che dice l'articolo è vero, sono sconcertata.
Comunque chiederò lumi ai miei referenti
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