"Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza. Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo. Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra forza." Antonio Gramsci

mercoledì 2 gennaio 2008

Famiglia - una strana malattia



di Carola Frediani


“Vedi come sono i bambini...” mi diceva l’altro giorno un’amica. “Mia figlia Anna mi ha confidato che da grande si sposerà...con il suo fratellino. Eh sì, perché per loro il matrimonio si fa con i parenti: è inconcepibile l’idea di andare a vivere insieme a un estraneo”. Dalle torto, è stato il mio commento.

Chiamatelo matrimonio, pacs, dico o convivenza more uxorio, alla fine si parla di una sola cosa: la coppia. Ovvero quella linea che unisce due punti, e che come una rete intrappola porzioni differenti di mondo, a seconda della distanza tra le due estremità: se molto lontane la pescata si fa più ricca, a volte troppo; se tanto vicine, si finisce col tirare su solo una spigola, ma hai voglia il gusto di dividersela a metà. Il problema delle coppie sta in questa distanza, direbbe uno di quei manuali di self-help che vanno tanto di moda; e se la prossimità rafforza, la coincidenza dei punti trasforma la coppia in una copia, e il gioco della fune è bell’e che finito. Soprattutto la coppia è un’entità visibile, che abbisogna della luce del sole per fotosintetizzare la propria identità: che sia sbrindellata convivenza, patto riconosciuto dallo Stato o matrimonio incensato, la coppia ha una sua valenza sociale.

Due che si amano su un’isola deserta sono due che si amano su un’isola deserta. Sono tutto il mondo. La coppia è invece una forma di differenziazione. Per questo la coppia aperta non esiste: è un’invenzione degli intellettuali francesi che oggi rivive degradata nel mercato degli scambisti. Una coppia è sempre e comunque chiusa: può rispettare regole diverse, o sembrare che non ne rispetti, ma spalancarla veramente è come dischiudere una vongola: la si uccide. Ecco perché ritengo che la coppia sia oggi viva e vegeta, malgrado i moniti funerei, benché purpurei, di chi scambia la coppia col matrimonio. Anzi, oserei dire che non è stata tanto viva come in questo scampolo di storia.

Vi ricordate quando a scuola vi spiegavano che la famiglia allargata, una volta messa nella centrifuga della modernità, si era infeltrita e ristretta al punto da doversi chiamare nucleare? Bene, quel nucleo è ormai bipartito: quel nucleo è la coppia. In questo senso la coppia ha lunga vita: i suoi due poli vanno e vengono, ma la struttura resta. Almeno nel nostro mondo occidentale. Che sia così ce lo dice anche il mercato, che come sappiamo è un profeta sempre ascoltato. I servizi e i prodotti che hanno a che fare con la coppia (per costituirla, per farla sopravvivere, per scioglierla senza traumi, per darle il ricostituente, per santificarla a San Valentino) prosperano indisturbati; e come tutte le cose da cui si può estrarre un valore si è cominciato a fastfoodizzarla. Come altrimenti spiegare il fenomeno degli speed date, gli appuntamenti di massa in cui si cambia partner dopo pochi minuti e alla fine si decide con chi provarci? (A questo proposito, vorrei segnalare che le donne sembrano muoversi a loro agio nella velocità: ci mettono - dicono gli scienziati, che ormai passano il tempo a indagare materie alla De Filippi - solo trenta secondi a decidere se qualcuno le interessa: gli uomini, antichi, tre volte di più).


Se ciò non vi convince, potete sempre leggervi “The Secrets of Happily Married Men”, in cui uno psichiatra americano (connubio abominevole e responsabile di inauditi rincretinimenti per la nostra società) consiglia ai mariti di gestire il matrimonio come la carriera. “Tratta tua moglie come tratteresti un cliente importante”, spiega l’autore. Se tanto mi dà tanto, chissà che edipiche spiegazioni si celano dietro il timbro del cartellino...

Certo, a ben guardare qualche segnale di difficoltà c’è anche per la coppia: pare che in Gran Bretagna stia prendendo piede un nuovo stile di vita a due, il LAT: Living Apart Together. Che tradotto significa: stare insieme ma ognuno a casa sua. Fortuna che ci sono i sociologi del lavoro, ad avvertirci che in effetti come atteggiamento potrebbe denotare poca voglia di impegnarsi... Ma, per tornare al mercato, dal suo punto di vista è uno sballo: una LAT è una coppia all’ennesima potenza: due case, due auto, due frigoriferi....Più inquietante è invece una notizia che arriva dall’Estremo Oriente: una nuova malattia psicosomatica è stata identificata in Giappone: è la Retired Husband Syndrome. Colpisce ben il 60 per cento (!) delle mogli giapponesi una volta che il marito va in pensione. I sintomi? Non riescono più ad accettare la presenza del marito.La coppia una malattia psicosomatica? Chissà quanti esclamerebbero: “L’ho sempre saputo!”

fonte: http://www.mareaonline.it/COPPIE_798884.html

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4 commenti:

Anonimo ha detto...

Edgar-Homer Simpson: "Ehi, cos'è questo post?"... e si guarda intorno con circospezione.

Anonimo ha detto...

Edgar-blogger_medio_del_web: "Ma va là! Lo sempre saputo che la coppia scoppia!"... arricchendo il tutto in salsa kitsch, con faccine strambe in "tecnicolor" e animate.

Anonimo ha detto...

Edgar-mentre_scappa_al_lavoro: "credo che la coppia sia quel che è, poi sono i fattori esterni che ne cambiano, lungo il corso del tempo, alcune sfaccettature, facendoci interrogare sulla sua fisionomia/ruolo/ecc.".

Equo ha detto...

Non lo frena più nessuno! Le personalità multiple di Edgar sono fuori controllo. LO STIAMO PERDENDO! LO STIAMO PERDENDO!!!
D'altra parte la coppia non è un problema suo: considerate le sue molteplici manifestazioni di personalità lui fa SEMPRE l'amore di gruppo! :-)