"Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza. Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo. Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra forza." Antonio Gramsci

venerdì 4 gennaio 2008

Multe: «Illegittime se manca il nome del funzionario»



Colpo di spugna della Corte Costituzionale

di Luca Lippera

ROMA (4 gennaio) - Per le “multe pazze” e non solo per le multe
si prospetta un cataclisma. Centinaia di migliaia di cartelle esattoriali nate dalle contravvenzioni potranno essere dichiarate illegittime dai Giudici di Pace «perché non indicano chiaramente, con nome e cognome, chi è il responsabile del procedimento di riscossione». Cioè il funzionario che lo segue. Il terremoto nasce non dal “colpo di sole” di un azzeccagarbugli ma da un’ordinanza della Corte Costituzionale: la numero 377 del 9 novembre scorso, presidente Franco Bile, relatore Sabino Cassese. Solo ora se ne comincia a percepire l’esplosività. Ma le parole dei giudici supremi sono inequivocabili: «...l’obbligo di indicare il responsabile, lungi dall’essere un inutile adempimento, ha lo scopo di assicurare il diritto alla difesa e la trasparenza della attività amministrativa».

L’ordinanza consultabile su internet via Google
prospetta un’arma quasi invincibile contro le “multe pazze”. Resta sempre valido un principio: se tutto è in regola, non resta che pagare. Ma ora i cittadini che riceveranno una Cartella Esattoriale senza i requisiti prescritti dalla Corte potranno fare ricorso con un’enorme possibilità di vederlo accolto: le sentenze dei supremi giudici italiani hanno di fatto valore di legge. Il discorso vale, potenzialmente, anche per milioni di vecchie Cartelle. Può darsi che ne siano nati, nel frattempo, procedimenti esecutivi, ipoteche e Fermi Auto. Se era illegittimo il documento da cui tutto ha avuto origine, è chiaro che il cittadino, con la cosiddetta opposizione all’esecuzione, ha la possibilità di contestare la richiesta di denaro.

Alcune associazioni di consumatori, di fronte alla portata (potenzialmente enorme) dell’ordinanza, stanno valutando la possibilità di una causa collettiva (la cosiddetta class action propugnata dall’ultima Finanziaria) per far annullare milioni di cartelle e quindi di multe. L’amministrazione, ovviamente, non starà a guardare. Ci sono in gioco crediti per centinaia di milioni di euro a favore delle varie amministrazioni dello Stato. La sentenza dei supremi giudici, valida per tutto il Paese, non si occupa specificamente di multe. I principi vengono “dettati” per tutte le Cartelle e nelle Cartelle può esserci qualunque cosa: tasse sul reddito, Ici, Tari, contributi evasi: le sanzioni al Codice della Strada, in fondo, sono una parte minore del totale.

L’onda sismica che potrebbe estirpare alla radice
il caos delle “multe pazze” parte nientepopodimeno che dal Veneto. Un cittadino di Chiampo, Giuseppe Faedc, ricevuta una Cartella senza il nome del responsabile del procedimento, si è rivolto alla Commissione Tributaria Regionale di Venezia. Il suo avvocato ha ricordato, in udienza, che la Legge N. 212 del 2000, lo Statuto dei Diritti del Contribuente, imponeva (articolo 7, comma 2) l’indicazione. Nome e cognome, insomma: la sola dicitura Gerit, per stare all’esempio di Roma, non basta. L’ente che aveva emesso la Cartella, il Comune di Chiampo, ha prospettato una ipotetica questione di legittimità costituzionale della norma e i giudici di Venezia hanno interpellato la Corte Costituzionale.

Volevano un parere supremo, insomma,
e la Corte l’“oracolo” del nostro sistema giuridico lo ha emesso. «La questione di legittimità costituzionale hanno concluso i giudici è manifestamente infondata». «Ogni provvedimento amministrativo si legge nell’ordinanza richiede atti di notificazione e di pubblicità... L’obbligo di indicare il responsabile ha lo scopo di assicurare la trasparenza dell’attività amministrativa, la piena informazione del cittadino e la garanzia della difesa, che sono altrettanti aspetti del principio di imparzialità della pubblica amministrazione predicato dall’articolo 97 della Costituzione».

La decisione, adottata nel Palazzo della Consulta,
davanti al Quirinale, è del 5 novembre. L’ordinanza è stata depositata quattro giorni dopo. La pubblicazione integrale è di pochi giorni fa. Da quel momento stuoli di avvocati sono al lavoro. Tanti cittadini tartassati dalle “multe pazze” intravedono a prescindere dagli altri motivi di ricorso la possibilità di vincere la loro battaglia. I legali delle amministrazioni, a cominciare da quelli del Comune di Roma, affilano le armi. Il Campidoglio rischia di veder svanire centinaia di milioni di euro. Ci vorrà “fantasia” giuridica per disinnescare la bomba dei giudici supremi.

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Come far valere la nullità

ROMA (4 gennaio) - Ecco come comportarsi davanti alle cartelle esattoriali.


Come far valere la nullità.
È il caso più semplice: nelle prossime settimane arriva una Cartella Esattoriale intestata “Gerit” (la concessionaria per la riscossione dei tributi di Roma) che non indica, con nome e cognome, chi è il responsabile del procedimento. Per far dichiarare la nullità dell’atto, bisogna presentare ricorso al Giudice di Pace (entro 30 giorni dalla notifica della Cartella) citando l’ordinanza della Corte Costituzionale N. 377 del novembre 2007 e la Legge sulla Tutela dei Diritti del Contribuente (N. 212 del 27/7/2000, art. 7, comma 2). Il fatto che vi siano altri elementi di illegittimià (mancata notifica della multa originaria, pagamento già effettuato, ecc.) non cambia lo scenario: i motivi di contestazione possono essere sommati l’uno all’altro.

L'ordinanza vale anche "in ritardo".
Migliaia di cittadini che hanno fatto ricorso contro le Cartelle da “multe pazze” sono tuttora in attesa di udienza davanti al Giudice di Pace. Può darsi che al momento in cui è stato depositato il ricorso, la Corte Costituzionale non avesse ancora emesso l’esplosiva ordinanza N. 377. Come si fa a introdurla, nel giudizio pendente, come motivo di illegittimità della cartella? Le strade sono due. La prima: depositare una memoria con il nuovo motivo di ricorso alla cancelleria del giudice al quale è stata assegnata la pratica (nome del giudice e numero di ruolo della causa vengono forniti al momento del deposito del ricorso). Seconda strada: aggiungere il motivo di ricorso durante la prima udienza.

E se i termini sono scaduti?
Immaginiamo ora il caso più complesso: Tizio ha ricevuto una Cartella da multe. Nella Cartella non c’è l’indicazione del responsabile del procedimento (dunque è illegittima) ma entro i fatidici trenta giorni non è stato fatto ricorso. Si può ancora fare qualcosa? La risposta è sì. Il cittadino, non potendo più “aggredire” la Cartella, dovrà fare opposizione alla sua esecuzione. Potrà farlo con un ricorso al Giudice di Pace se la richiesta di pagamento nella Cartella non supera un certo limite (in genere 15 mila euro) oppure al Tribunale Civile. La procedura è più complessa del solito e forse sarà bene farsi assistere da un avvocato (negli uffici del Giudice di Pace in via Teulada ce n’è sempre qualcuno pronto a intervenire).

Ora l'esattoria è corsa ai ripari.
Le Cartelle Esattoriali emesse dalla fine dello scorso novembre contengono l’indicazione del responsabile del procedimento. Esse verranno recapitate non prima di febbraio-marzo ma è chiaro che un ricorso, in questo caso, non avrebbe alcuna speranza di essere accolto. Intuendo che l’ordinanza N. 377 potrebbe cancellare centinaia di migliaia di crediti da multe e altri tributi (e centinaia di milioni di euro), Equitalia, la società dello Stato da cui dipende la Gerit Spa, si è immediatamente adeguata. Ma non per questo bisogna darsi per vinti. Se la Cartella è fondata ovviamente non resta che pagarla. Se però ci sono irregolarità, o nella multa da cui nasce il tutto o nell’atto stesso, restano validi i soliti motivi di ricorso.

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Ondata di ricorsi in arrivo
Equitalia: è una bomba atomica, ci opporremo


ROMA (4 gennaio) -
«Non c’è alcun dubbio: di fronte ai ricorsi, faremo opposizione». Attilio Befera, amministratore delegato di Equitalia, la società dello Stato che detiene tutte le concessionarie per la riscossione d’Italia (a Roma la Gerit), è cosciente che l’ordinanza n° 377 della Corte Costituzionale è la classica “bomba atomica” nel pantano della burocrazia. I giudici di pace non potranno che attenersi alle indicazioni dei giudici supremi e questo farà diventare carta straccia montagne di Cartelle Esattoriali. Non solo quelle da “multe pazze” calvario di migliaia di romani ma anche per l’Ici, la Tari, i contributi Inps. Alcune, in verità, recavano da tempo le indicazioni richieste. Ma tante altre no.

«Ci siamo subito adeguati:
le cartelle emesse da metà novembre in poi indicano il responsabile del procedimento rivela Befera a dimostrazione di quanto la sentenza abbia allarmato i “guardiani” della riscossione Ma noi siamo solo esecutori. Nella cartella ci limitiamo a riprodurre le indicazioni trasmesse dall’ente impositore (nel caso delle multe romane il Comune). Non abbiamo discrezionalità nell’indicare un nome anziché un altro. Ecco perché riteniamo che quella censurata dalla Corte sia una mera irregolarità. Per questo, ci opporremo agli eventuali ricorsi dei cittadini».

Ma la Corte Costituzionale è stata molto chiara:
«...l’obbligo imposto ai concessionari di indicare nelle cartelle il responsabile del procedimento, lungi dall’essere un inutile adempimento, ha lo scopo di assicurare la trasparenza della attività amministrativa e la garanzia dei diritti della difesa». «Di fronte a queste parole osserva Simone Pacifici, uno degli avvocati più battaglieri sul fronte contravvenzioni è difficile immaginare che i giudici di pace non si attengano all’ordinanza. La Corte Costituzionale fa “legge” e sentenzia al di sopra di tutto. I supremi magistrati, tra l’altro, non fanno che ribadire una cosa: c’è una legge, la N.212 del luglio 2000, e la legge va applicata».

fonte: http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=16366&sez=HOME_INITALIA

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3 commenti:

Anonimo ha detto...

La cosa che mi sconforta è che, come per le multe, così per tante altre cose e cosette (compresa la tanto blasonata sicurezza negli ambienti di lavoro) è già tutto o quasi legiferato/normato.
Per esempio, se si pubblicizzava bene il Testo Unico sull'ordinamento degli Enti Locali (D. Lgs. n. 267/2000), si sarebbe già conosciuta l'importanza della comunicazione al cittadino del Responsabile del Procedimento. Figura fondamentale per ogni comunicazione con il cittadino.
Invece come sempre, in Italia, si riempie la Giustizia di carte e carte e carte e carte.... contribuendo ad ostruirla.
Ciao.

Anonimo ha detto...

Gli Enti Locali, lo sanno però, solo che "giocano" alle spalle della gente ignara.
Ecco perchè mi sono sempre dichiarato acerrimo nemico del sistema sanzionatorio italiano, che serve solo a fare cassa per gli Enti e non per avere effetto deterrente su taluni comportamenti scorretti/illegali. NO ALLE MULTE DEL CAZZO!

Anonimo ha detto...

Avrei preferito una sentenza che dichiarasse pericoloso imporre velocità di 30 Km/h su strade extraurbane, o di 50 Km/h su strade veloci. Spesso sono limiti che impongono gli enti locali competenti per fare cassa. Una vera manna per i comuni e un salasso per i malcapitati. Provate ad andare a 30 all'ora con un tir alle spalle su una strada provinciale...
Vampiri, ecco cosa sono.
Mat