"Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza. Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo. Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra forza." Antonio Gramsci

domenica 6 gennaio 2008

Ospedale Brotzu: talassemica partorisce tre gemelli


Tre gemelli da madre talassemica. Un parto davvero speciale
quello portato a termine ieri (venerdì per chi legge, n.d.m.) dalla cagliaritana Virginia Piredda nel reparto di Ostetricia e ginecologia dell'ospedale Brotzu. Un caso non tanto per il numero dei bimbi, quanto per il fatto che la donna è talassemica dalla nascita. Verso mezzogiorno, alla 29° settimana, sono nati due femminucce e un maschietto, che ora sono ricoverati per precauzione all'ospedale Macciotta.
La mamma e i bebè stanno bene, respirano autonomamente. Mai nel mondo è stato registrato un parto del genere, un caso clinico eccezionale che dà la possibilità a centinaia di donne sarde affette da questa malattia di poter continuare a sperare alla possibilità di avere figli.

L'EVENTO. Al terzo piano dell'ospedale più grande della Sardegna c'è aria di festa. In un letto del reparto diretto da Costantino Marcello c'è Virginia Piredda, 35 anni. Ha la faccia stanca, una flebo attaccata al braccio destro. Nell'altro ha tre braccialetti: per Francesca, Elisa e Gabriele. Sprizza gioia da tutti i pori, sa bene che il parto appena concluso è eccezionale. Certo è stata dura, in molti le hanno sconsigliato la gravidanza. Ma lei non è donna che alza bandiera bianca così facilmente. «Sono abituata a lottare. Qualcuno mi ha detto "sei talassemica, non fare sciocchezze". Sono credente e la fede mi ha dato la forza di superare tutte le incertezze e i dubbi. La vita è un dono di Dio che dobbiamo rispettare, lotto da quando sono nata per la mia e ho lottato e lotterò per quella dei miei figli». Virginia Piredda guarda Esmeralda Loi, la dottoressa che l'ha assistita durante la gravidanza, come una santa. «La scoperta di un parto trigemino per me e mio marito è stata una piacevole sorpresa. La prima ecografia non ha messo in evidenza niente di particolare: ha rilevato solo un feto. L'esame successivo è stato stupefacente: i bimbi che portavo in grembo erano tre. All'inizio siamo rimasti di stucco, ma mai ho pensato di interrompere la gravidanza, come alcuni mi consigliavano. Ho tenuto duro e ho fatto bene. Siamo felicissimi, soprattutto perché apre un orizzonte inaspettato. Anche noi talassemici possiamo vivere il sogno di diventare madri e questo rappresenta il raggiungimento di un traguardo, come per tutte le donne normali. Un obiettivo che avevo già raggiunto cinque anni fa con la nascita di un figlio, ma ora la gioia è indefinibile». Virginia Piredda ha un carattere di ferro che in questa avventura è stato affiancato da persone speciali. «Voglio ringraziare la mia dottoressa, il primario e l'équipe del dottor Antonio Tedde che ha effettuato il taglio cesareo, medici e infermieri. Hanno lavorato in parallelo con l'ospedale Microcitemico e tutto si è risolto nel migliore dei modi».

IL PARTO. Esmeralda Loi sbuca fuori dal gabbiotto di guardia: è lei che ha seguito per sette mesi la donna. Virginia Piredda è in una stanza di fronte. È guardata a vista: il suo caso viene definito eccezionale, mai accaduto prima d'ora. «In letteratura non abbiamo trovato un riscontro di gravidanza trigemina da donna talassemica. Molte decidono di interrompere la gestazione», afferma la dottoressa. «La collaborazione tra noi e i colleghi del Microcitemico è stata intensa. Abbiamo concordato la terapia: la paziente usava farmaci che favorivano l'accumulo di ferro, che non va assolutamente d'accordo con la gravidanza. Durante la gestazione abbiamo tenuto sott'occhio la gestazione, oltre che con i normali monitoraggi, con frequenti trasfusioni di sangue». Quando è scattata l'ora X? «I feti erano sempre sotto controllo: bisognava controllare lo sviluppo», spiega il primario Costantino Marcello. «Quando la crescita si è interrotta, per evitare sofferenze fetali, abbiamo deciso di procedere con il taglio cesareo». Virginia Piredda è entrata in sala parto alle 12,30. Dopo un'ora era fuori e tre bebè da 1,070 chili, da 1,110 e 1,250 stavano conoscendo per la prima volta la gioia della vita.

ANDREA ARTIZZU
05/01/2008 11:52

fonte: http://www.unionesarda.it/DettaglioSardegna/?contentId=16470

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INFORMAZIONE - la talassemia


Per poter comprendere meglio la talassemia bisogna prima capire il significato di microcitemia e conoscere la funzione e la composizione del sangue.


IL SANGUE

E' costituito da una parte liquida (il plasma) e da una parte solida, corpuscolata, formata da tante piccole parti (globuli rossi, globuli bianchi e piastrine). La parte liquida ne costituisce il 54%, quella corpuscolata il 46%.

I globuli rossi, quelli bianchi e le piastrine sono sospesi nel plasma come la sabbia è sospesa nell’acqua: infatti, se lasciamo a riposo la sospensione, questi tre lementi si depositano, per gravità, sul fondo del recipiente.

I globuli bianchi servono per difenderci dalle infezioni e il loro numero per mmc è variabile da 6000 a 8000.

Le piastrine sono gli elementi più piccoli e servono a formare un "tappo" in caso di ferite, cioè fanno coagulare il sangue. Il loro numero è di 200.000 per mmc.

I globuli rossi

I globuli rossi sono piccole sfere contententi emoglobina. Il loro numero varia con l'età e con il sesso: gli uomini ne hanno, in media, 5.000.000 per mmc, le donne 4.500.000. La quantità di emoglobina normale, negli adulti uomini è di 16 gr ogni 100 ml, nelle donne di 14. La diminuzione del numero di globuli rossi o dell’emoglobina si definisce anemia.

Nel globulo rosso maturo, secco, il 90% del peso è rappresentato da emoglobina che prende ossigeno dall’aria che entra nei polmoni e lo trasporta in tutti gli organi. L'emoglobina è di colore rosso e per questo le piccole sfere che la contengono vengono chiamate globuli rossi.

Il sangue quindi è un veicolo di trasporto: porta ai vari organi quello che serve e allontana i prodotti di rifiuto.

L’emoglobina è composta da una parte proteica (globina) formata da 4 parti uguali due a due (catene alfa e catene beta) e da 4 gruppi prostetici, responsabili del colore rosso, che contengono ferro.

Nella microcitemia un tipo di fonte beta o manca o non funziona, quindi, quella che funziona bene, provvede a lavorare anche per quella mancante: in questo caso ci troviamo di fronte ad una persona normale. I microcitemici (così chiamati per il fatto che i loro globuli rossi sono più piccoli del normale) o talassemici (dal greco thalassa = mare, perché l’anomalia che caratterizza i microcitemici è assai diffusa nel Mediterraneo), sono persone perfettamente normali: la caratteristica in questione si evidenzia solo attraverso l’esame del sangue.

Possono essere più pallidi degli altri, e prima di praticare una terapia a base di ferro devono assicurarsi che il valore del ferro nel sangue sia veramente basso (sideremia). Possono comunque fare tutto senza alcun rischio. Sono anche chiamati "portatori sani", perché non hanno alcun disturbo. Eppure alcuni di essi possono trasmettere il carattere della microcitemia, cioè il fatto che una "fonte" non funzioni.

L'importanza della consapevolezza di questa anomalia è data dal fatto che di fronte ad un eventuale matrimonio con un altro portatore o portatrice sana, possono nascere figli aventi tutte due le fonti di uno stesso tipo non funzionanti e quindi una formazione di emoglobina non completa.

In questo caso il soggetto contrae l'anemia detta di Cooley, dal nome dello scienziato che nel 1925 studiò per primo questo tipo di anemia.

Due coniugi entrambi portatori sani avranno il 25% di possibilità di avere un figlio perfettamente sano, il 50% di possibilità di avere figli portatori sani e un altro 25% di avere un figlio con anemia di Cooley.


La malattia

I primi sintomi della malattia sono riconoscibili verso il terzo/quinto mese di vita e si manifestano solitamente entro il primo/secondo anno.
In pratica si manifestano quando si arresta la produzione di emoglobina fetale, l’emoglobina normale del feto, e inizia la produzione di emoglobina adulta.

Il bambino, non possedendo nessun gene emoglobinico normale, non è capace di produrre emoglobina adulta e quindi si ammala di una grave anemia. Diviene molto pallido e ha subito bisogno di trasfusioni di globuli rossi che debbono essere ripetute circa ogni 15-20 giorni per tutta la vita.

Questa terapia porta negli anni a un ingrossamento della milza mentre le trasfusioni debbono essere praticate ad intervalli sempre più brevi. Con il tempo si rende inoltre necessaria una cura per eliminare dall'organismo il ferro che si accumula in tutti gli organi proprio a causa delle frequenti trasfusioni, e che può provocare danni al fegato, al cuore e ad altri organi.

La malattia non ha ancora una terapia veramente efficace, anche se oggi i talassemici vivono una vita molto più normale per i miglioramenti dei trattamenti di cui ci occuperemo in altre pagine.

I talassemici in Italia oggi sono circa 6.000, considerando che esistono patologie simili come ad esempio la drepanocitosi e la talassodrepanocitosi (o microdrepanocitosi).

La drepanocitosi è un'anemia emolitica cronica ereditaria, caratterizzata dalla presenza nel sangue di globuli rossi a forma di falce (drepanos in greco significa falce).

La strana forma che assumono i globuli rossi è dovuta alla presenza di un'emoglobina diversa da quella presente nei globuli rossi di soggetti normali.

La presenza di un anello anomalo rende questa emoglobina fragile e fa sì che, soprattutto in mancanza di ossigeno, precipiti cristallizzandosi all’interno dei globuli rossi. Questi ultimi perdono così la forma biconcava per assumere quella a falce e diventano fragili e rigidi.

Questa emoglobina è chiamata "emoglobina S" (Hbs) dalla iniziale della parola inglese sickle che significa falce.

La drepanocitosi ha la sua più alta incidenza in Sicilia, con circa 450 casi.

Quando uno dei due genitori è portatore dell'Hbs e l'altro della beta talassemia si corre il rischio che nascano figli con microdrepanocitosi.

Dei due geni presenti in questi soggetti il gene talassemico non lavora e non produce emoglobina, il gene funzionante è solo quello drepanocitico e quindi tutta l’emoglobina prodotta è di tipo S.

Il sangue, ricco di emazie falciformi, diventa più denso e rallenta la sua corsa, soprattutto verso i distretti periferici dell’organismo dove i vasi sono piccolissimi e i globuli rossi rigidi non riescono a passare. Ciò porta ad una ulteriore carenza di ossigeno con due conseguenze:

  1. le falci, rigide, aderiscono facilmente alle pareti dei vasi, formando così un tappo che occlude il vaso. L’occlusione impedisce l’afflusso di sangue, producendo alterazioni irreversibili delle zone di tessuto interessato (per esempio può provocare un infarto)
  2. la mancanza di ossigeno interessa gli organi dove il flusso del sangue è più lento (milza, fegato, rene, ossa) o quelli dove ce n'è più bisogno (muscoli, cervello, placenta)

Il sintomo immediato delle crisi vaso-occlusive è il dolore. Se le crisi colpiscono ripetutamente lo stesso organo, col tempo si può arrivare anche a lesioni gravi.

Ass. Emofilici Talassemici (ONLUS) di Ravenna - Hemoex - P.zza Mameli, 13 48100 Ravenna Tel. 0544.452466 Fax 0544.451720

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TALASSEMIA - LA SFIDA DI MARIANGELA





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1 commento:

Franca ha detto...

Nel Frattempo, non ci resta che fare gli auguri alla neo mamma!