"Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza. Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo. Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra forza." Antonio Gramsci

martedì 15 gennaio 2008

"Biùtiful cauntri": Il paese delle ecomafie




IL RACCONTO. Prime proiezioni per "Biùtiful cauntri"
documentario shock sull'ecomafia in Campania

Quelle campagne di camorra e diossina dove i bimbi giocano tra carcasse di agnelli

Tonellate di veleni scaricate nei terreni e nelle falde idriche
da industriali senza scrupoli, soprattutto del Nord


di CONCITA DE GREGORIO


Raccolta di verdure coltivate vicino all'inceneritore di Acerra


C'E' una scena, in "Biùtiful cauntri", in cui due bambini giocano con le carcasse degli agnelli.
Non è proprio chiaro se stiano giocando o se li stiano trascinando per buttarli via con una familiarità tale, tuttavia, che sembra giochino: li agitano tenendoli per le zampe come fossero bambole di stracci, li fanno volare, ridono. Gli agnellini sono candidi e minuscoli. Sono morti per eccesso di diossina nel sangue. Un camion passa la sera e raccoglie di casa in casa, di baracca in baracca questo particolare tipo di rifiuti: gli animali morti.

Il camion che ritira i sacchi con gli agnelli di Patrizia e Mario è già carico: ha due bufale, dentro. Morte per diossina, appena raccolte lungo la strada. In una scena di poco successiva la madre prepara ai figli dei panini bellissimi a vedersi: pane, prosciutto crudo e mozzarella. Il prosciutto sembra di velluto, la mozzarella a tagliarla rilascia il suo latte. La telecamera indugia con lo zoom. I bambini sono felici. Che bei panini. Saranno di certo buonissimi. La famosa mozzarella di bufala campana: "Femos in de uord".

Se l'Italia non fosse l'Italia ma un paese minimamente reattivo, se gli italiani andassero a vedere i documentari anche quando non sono di Michael Moore, se la televisione comprasse i diritti e mandasse in onda lavori come questo al posto delle gare di pacchi e se poi col satellite "Biutiful cauntri" arrivasse in Europa e nel mondo anche un qualunque spettatore tedesco, inglese, anche un giapponese pronto a partire per le vacanze a Pompei rinuncerebbe e penserebbe quello che pensiamo noi in questo preciso istante: che la mozzarella campana non solo non bisogna pagarla più delle altre ma non bisogna proprio mangiarla più e speriamo che non faccia troppo male quella mangiata finora.

Vediamo, poi, se il crollo del mercato alimentare e del turismo potranno quel che vent'anni di politica non hanno potuto. Di ricotta e mozzarelle si muore dicono le immagini limpide e asciutte del film, perché questo è un posto dove la camorra con la complicità dei politici locali e degli imprenditori di tutto il paese (hanno accento del Nord tutte le voci intercettate nelle telefonate) ha scaricato per anni sul terreno, nei fiumi, nei tombini aperti col piede di porco e quindi nelle fogne, nei fiumi e nei campi tonnellate di amianto. cobalto, alluminio, arsenico, milioni di quintali di sostanze tossiche e proibite che le stesse voci del Nord (ridendo, quasi sempre, al telefono) annunciano di aver appena spedito perché siano seppellite "alla cifra convenuta" e senza dare nell'occhio con le popolazioni che poi "rompono le palle".

Che seccatura tutti questi che prima di essere avvelenati "rompono le palle" invece di morire in silenzio come le pecore. Ecco: tonnellate di metri cubi di percolato nerastro e velenoso che hanno infiltrato la falda acquifera (i contadini lo sanno; infatti nel film annaffiano le piante con l'acqua minerale) e i campi dove si coltiva la patata doc di Acerra, i pomodorini che al mercato di Torino si vendono più cari perché vengono dalla terra del sole, i finocchi e l'insalata.

Allora: le mucche, le bufale e i vitelli che pascolano accanto alle discariche muoiono per la diossina. Le discariche sono ovunque, prevalentemente abusive. Le persone che mangiano quelle mozzarelle, per esempio i bambini del film così contenti del panino, hanno una fibra più forte degli agnellini e non si accasciano sulle zampe, non restano accucciati agonizzanti per giorni ma non è che non si avvelenino: si avvelenano anche i bimbi. Per le persone non c'è un camion che passi a prenderle la notte: gli ospedali, però, sono pieni. Il puzzo nell'aria non è solo puzzo: è veleno, qui si muore di tumore.

Esmeralda Calabria (debutto alla regia, ha lavorato al montaggio con Moretti, Placido, Piccioni, Archibugi), Andrea D'Ambrosio (suo il documentario "Pesci combattenti" sui maestri di strada) e Peppe Ruggiero (curatore del rapporto Ecomafie di Legambiente Campania) sono gli autori del documentario che ha avuto al Festival di Torino la menzione speciale della giuria e che si proietta stasera al cinema Modernissimo di Napoli, domani al Nuovo Sacher di Roma, serate solo a inviti.

Nelle sale dovrebbe uscire entro febbraio, ma non bisogna dare niente per scontato: in fondo si parla pur sempre di politica corrotta e di camorra, ci sono voci e volti di tutti, il sostituto procuratore di Santa Maria Capua Vetere, l'Impregilo di Cesare Romiti raccontata per filo e per segno, l'incredibile appalto che ha avuto e chi glielo ha dato, ci sono le voci delle vittime e dei carnefici e non tutti parlano con lingua del posto, c'è l'elenco dei sette commissari straordinari in tredici anni e c'è anche Bassolino.

Ci sono le immagini, principalmente. Ci sono quelle nuvole nere quei sacchi che figliano liquame a terra: le immagini quando le vedi non te le dimentichi più. Come i bambini che giocano tirandosi addosso le carcasse degli agnelli morti. Poi hai voglia ad ingaggiare pubblicitari all'ente del turismo, hai voglia a spruzzare tre volte al giorno deodorante con gli elicotteri. Se se ne accorgono all'estero addio export di mozzarella. Bisognerà mangiarla noi o magari mandarla in Africa con una missione umanitaria. Scriverci sopra made in Italy, però: e biutiful cauntri.

(14 gennaio 2008)

fonte: http://www.repubblica.it/2008/01/sezioni/cronaca/rifiuti-3/biutiful-cauntri/biutiful-cauntri.html

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Biùtiful cauntri


Intervista a Esmeralda Calabria, Andrea D’Ambrosio e Peppe Ruggiero, autori di «Biùtiful cautri», documentario su i crimini ambientali in Campania. Da Carta n°45 del 2007


Per ora ha ricevuto una menzione speciale al Festival di Torino «per il raggiunto equilibrio tra impegno e rigore espressivo», e non è poco. «Biùtiful cauntri», il documentario che racconta i crimini ambientali che da oltre quattordici anni subisce la Campania, è partito bene, anche se è ancora in attesa di un distributore con un po’ di animo.

Il film è una fotografia reale e cruda di anni di violenza indisturbata subita dai cittadini, che svela la barbara attività dell’ecomafia. Qui non troverete pistole e proiettili ma rifiuti tossici, cave abusive, diossina, scarti velenosi di fonderia, allevatori che vedono giorno dopo giorno morire le loro pecore avvelenate da terreni malsani, cittadini che coltivano pomodori e pesche e che allevano bufale contaminate dal percolato che trabocca dalle discariche vicine.
A girarlo e sceneggiarlo, nell’ormai tristemente famoso «triangolo della morte» [Afragola, Giugliano, Acerra, Qualiano e Villarica], così chiamato per l’altissima incidenza di tumori, sono stati i «filmaker» Esmeralda Calabria, Andrea D’Ambrosio e Peppe Ruggiero.
Li abbiamo incontrati per discuterne.

Una delle cose che colpisce del documentario è che ormai è diventato «naturale» che a nuova discarica corrisponda la militarizzazione del territorio.

Peppe Ruggiero: L’esperienza del passato ha dimostrato che qualsiasi cosa ha fatto lo Stato in Campania per l’emergenza rifiuti è fallita. Questa gestione ha portato complicazioni sia dal punto di vista tecnologico, sia dal punto di vista sociale, ma anche e soprattutto danni ambientali. Questa situazione ha portato alla sfiducia dei cittadini, specialmente dopo tredici anni di commissariamenti. L’errore principale è stato quello di non avere mai cercato la concertazione con la popolazione, che è quella che subisce i danni in prima persona: le scelte, invece, calano dall’alto, come con la militarizzazione appunto.
Ancora oggi la scelta dei siti avviene senza che la popolazione sia ascoltata. Pensiamo alle ultime dichiarazioni del prefetto Pansa, che dice che laddove ci dovessero essere altre proteste lui userà la forza.

Esmeralda Calabria: è indubbio che ci sia una militarizzazione del territorio, che è stata giustificata in nome della «risoluzione del problema». Quello che fa impressione è che il concetto che si vuole fare passare è quello che «si sta difendendo la proprietà dello Stato». Come se la cosa non riguardasse noi tutti.

La chiamano «emergenza Campania», come se il problema di quel territorio dovesse rimanere «locale». Nel documentario è forte il messaggio che questa «emergenza» è di tutti, che ci riguarda da vicino.

Andrea D’Ambrosio: è chiaro che la Campania è la punta dell’iceberg. È il territorio più abbandonato, dove tutto sembra «normale». Il problema riguarda però tutto il paese, perché i prodotti agricoli campani contaminati dalla diossina vanno a finire sulle tavole della Romagna, della Lombardia, ad esempio. Abbiamo cercato di far venir fuori anche il «connubio» tra nord e sud, attraverso le intercettazioni telefoniche che testimoniano il traffico illecito dei rifiuti e in cui si ascoltano diversi imprenditori del nord che sversano i rifiuti delle loro industrie nel territorio campano, ma non solo.

Come funziona il ciclo dei rifiuti tossici? Partono tutti dal nord?

Peppe Ruggiero: Sono quasi tredici anni che esiste, questo fenomeno, e nell’arco del tempo sono cambiate sia le metodologie che le rotte. Ovviamente la rotta principale è quella che va dal nord verso il sud, cioè verso la Campania, che è la parte terminale del ciclo.
Ma piano piano il fenomeno si sta allargando: Basilicata, Molise, Puglia, tutte zone vicine alla Campania, con la Toscana che è diventata il centro di smistamento. Oggi non c’è regione che non sia colpita dal traffico illecito, tranne la Val D’Aosta. In più, si sta intensificando una rotta interprovinciale, cioè all’interno della stessa regione. Se prima zone come l’avellinese o il beneventano erano immuni da questo fenomeno, le indagini della magistratura invece rivelano che sono state colpite.

Parlando con le persone che vivono quotidianamente il problema dei rifiuti in Campania vi siete fatti un’idea di come si possa uscire da questa situazione?

Andrea D’Ambrosio: Ho la sensazione che non se ne uscirà mai. Ovunque guardi non vedi una via d’uscita. Questa è la mia opinione personale.

Peppe Ruggiero: Questa è la sensazione che ognuno di noi ha parlando con la gente. Penso che siamo arrivati a un impazzimento totale. Già continuare a parlare di «emergenza» non ha senso. L’«emergenza» ha un inizio e una fine. La fine dell’«emergenza» in Campania scade il prossimo 31 dicembre, ma sicuramente ci sarà l’ennesima proroga.
È un circolo vizioso, c’è la sfiducia della gente e la sfiducia anche nella tecnologia, perché tutti gli impianti che sono stati costruiti sono obsoleti. La stessa speranza nella raccolta differenziata è scemata, quando la popolazione vede che il materiale raccolto viene buttato nello stesso contenitore o nella stessa discarica. D’altra parte, però, non possiamo rassegnarci e dire che una soluzione non c’è.

Esmeralda Calabria: è impossibile dire come si risolverà la situazione in Campania senza pensare a come si risolverà in Italia. La Campania è lo specchio di una mentalità e di un modo di governare italiano, per cui nel momento in cui si fa un bando di gara e partecipano le più grosse imprese e vince quella con l’offerta economica più bassa, ma anche quella con l’esperienza tecnologica inferiore rispetto alle altre, capisci che non si vuol fare il bene della comunità.
Nel documentario c’è una frase di un contadino che dice «ci vuole la distruzione terreste», come per dire quello che si dovrebbe fare «tabula rasa» e ricominciare da zero. Perché se non cambiano le persone, se non ci sono delle persone oneste che abbiano a cuore il bene di tutti e, soprattutto, se non c’è un ricambio generazionale, le cose non potranno cambiare.
Poi c’è anche un’altra cosa sconcertante. Non c’è nessuno che neghi questa situazione. È un dato di fatto accettato da tutti. Addirittura dalle istituzioni. Un esempio è la relazione della Commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti del 2006. Ne abbiamo usato dei pezzi per non utilizzare una voce fuori campo e lì si illustra esattamente qual è la realtà.
È tutto documentato. Tutti sanno ma tutto resta immobile.

Scheda tecnica

Regia: Esmeralda Calabria, Andrea D’Ambrosio, Giuseppe Ruggiero
Fotografia: Alessandro Abate
Montaggio: Esmeralda Calabria
Musiche: Paranza Vibes
Produzione: Lumière & Co.

Nazione: Italia
Anno: 2007
Durata: 73 min.
Caratteristiche tecniche: DVcam – Colore


fonte: http://www.carta.org/campagne/ambiente/12395

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1 commento:

Franca ha detto...

E adesso i signori delle regioni del nord non vogliono farsi carico della situazione