"Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza. Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo. Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra forza." Antonio Gramsci

martedì 15 gennaio 2008

PENSIONI -Via lo scalone, arrivano gli scalini

Le nuove regole del 2008: on line il contatore per avere un quadro

Per il calcolo on-line vai su www.corriere.it

Via lo scalone. Arrivano gli scalini. E soprattutto il meccanismo delle quote. Sono questi gli ingredienti essenziali dell’ultima riforma pensioni. La legge, approvata a fine dicembre, ha cancellato lo «scalone» previsto dalla legge Maroni, vale a dire il brusco passaggio da 57 a 60 anni del requisito anagrafico da accompagnare ai 35 anni di contribuzione per ottenere la pensione di anzianità.
Le nuove regole prevedono a partire dal 2008 un innalzamento di un anno (58 i dipendenti e 59 gli autonomi) della soglia anagrafica da accompagnare ai 35 anni di contribuzione (fino al 31 dicembre 2007 bastavano, rispettivamente, 57 e 58 anni). Questo limite resterà in vigore per 18 mesi. Dal primo luglio 2009 debutterà, invece, il nuovo meccanismo delle quote, cioè l'obbligo di raggiungere un coefficiente costituito dalla somma del requisito contributivo con quello anagrafico, ma possedendo un' età minima, via via crescente.

Ecco i nuovi requisiti:

1) dal primo gennaio 2008 al 30 giugno 2009 servono 35 anni di contributi e 58 anni di età (59 gli autonomi);

2) dal primo luglio 2009 al 31 dicembre 2010 i lavoratori dipendenti dovranno raggiungere, sommando età anagrafica e anzianità contributiva, quota 95 (con età non inferiore a 59 anni).

I dipendenti, quindi, potranno andare in pensione o con 59 anni di età e 36 di contributi (59 più 36 fa 95), oppure con 60 di età e 35 di contributi. Per gli autonomi norme più rigide: la quota da raggiungere è 96 con età minima di 60 anni;

3) dal primo gennaio 2011 al 31 dicembre 2012 i lavoratori dipendenti dovranno raggiungere quota 96 (con età non inferiore a 60 anni). Le coppie utili per i dipendenti sono 60 più 36 oppure 61 più 35. Scalino più alto per gli autonomi: quota 97 con non meno di 61 anni;

4) dal primo gennaio 2013 per la pensione anzianità dei dipendenti serve quota 97 (età minima 61 anni) e per gli autonomi quota 98 (minimo 62 anni). Prima di far scattare quota 97 e quota 98 dovrà essere effettuata una verifica della spesa: se sarà sotto controllo l’ultimo scalino potrebbe essere eliminato.

Resta inalterato il requisito alternativo dei 40 anni di contribuzione, che prescinde dall' età anagrafica.

Confermata anche la possibilità per le sole lavoratrici di andare in pensione con le regole attuali (35 anni di contributi e 57 di età), ma con la penalizzazione di avere la rendita calcolata interamente con il criterio contributivo.

Orientarsi nel meccanismo delle quote non è molto semplice. Per capire con una certa approssimazione quando si andrà in pensione si può usare questo simulatore previdenziale messo a punto per il Corriere della Sera da Progetica, società di consulenza.

Il simulatore, che vuole aiutare i navigatori a impadronirsi dei nuovi meccanismi previdenziali, è suddiviso in tre “scalini”:

1) nel primo si può avere un quadro sintetico dei requisiti previdenziali da rispettare a seconda del sesso e dell’attività esercitata (dipendente o autonomo):

2) nel secondo step si può avere un’idea di quando si potrà andare in pensione e con quale sistema di calcolo. La simulazione parte da alcune fasce di età prestabilite, bisogna scegliere quella più vicina;

3) infine si può determinare a quanto ammonterà la propria pensione in rapporto all’ultima retribuzione. La pensione viene stimata in un range (minimo e massimo), viste le numerose variabili in gioco, soprattutto per chi ricade nel sistema misto o contributivo.

Massimo Fracaro
15 gennaio 2008

fonte: http://www.corriere.it/economia/08_gennaio_15/calcolo_pensioni_aad9a432-c362-11dc-b859-0003ba99c667.shtml

...

2 commenti:

Franca ha detto...

E a regime questa riforma è peggiore di quella Maroni!

elena ha detto...

Già... ma qualcuno, prima del referendum tra i lavoratori, se n'era accorto senza dover aspettare che andasse a regime. Ma i sindacati, rossa CGIL in testa, l'hanno propagandato come se fosse una cosa buona e giusta. Ecco perché quando adesso Epifani parla io non ci credo... non faccio di tutta l'erba un fascio, esistono anche sindacalisti onesti e dediti al loro lavoro con coscienza ed impegno. Ma non sono tutti uguali... appunto.