"Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza. Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo. Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra forza." Antonio Gramsci

lunedì 7 gennaio 2008

Kenya, oltre mille morti negli scontri

Un bilancio tragico, ma ancora provvisorio, anche se la violenza sembra lievemente calata di intensità. Il problema sfollati

Odinga annulla la manifestazione

Il leader dell'opposizione cancella la protesta di domani
L'inviata Usa: "Il popolo è stato ingannato dai suoi leader"


Kenya, bambini in un campo profughi

NAIROBI - Diventa sempre più tragico il bilancio delle vittime delle violenze seguite alle elezioni in Kenya. Fonti della polizia hanno parlato di 600 morti ma il leader dell'opposizione Raila Odinga ha detto che sono un migliaio le persone uccise negli scontri. "Il numero delle vittime si avvicina a mille", ha detto il leader del principale partito di opposizione, il Movimento democratico arancione (Odm). Dati terribili che superano persino quelli forniti da organizzazioni umanitarie di cui riferisce la televisione, che parlano di 486 morti.

Intanto il contestato presidente del Kenya, Mwai Kibaki, ha annunciato di aver convocato la prima sessione del nuovo parlamento per il 15 gennaio. "La nuova sessione parlamentare si aprirà a Nairobi alle 14.30 del 15 gennaio", si legge in una nota della presidenza.

Raila Odinga, pur considerando la nomina di Kibaki frutto di una "inaccettabile frode", ha cancellato le manifestazioni indette dall'opposizione domani. Odinga ha motivato la decisione con l'avvio del "processo di mediazione" per trovare uno sbocco alla crisi e alle sanguinose violenze: "Abbiamo avuto assicurazioni che il processo di mediazione sta per iniziare", ha detto ai giornalisti. Odinga ha poi aggiunto che il capo dell'Unione africana, il presidente ghanese John Kufuor, arriverà martedì sera a Nairobi e mercoledì cominceranno i colloqui per cercare una soluzione alla crisi scatenata dalla contestata proclamazione della vittoria del presidente uscente Mwai Kabaki.

La mediazione è stata avviata anche con la presenza dell'inviata di Washington, il sottosegretario per gli affari africani, Jendayi Frazer. La Frazer ha affermato che i kenyani sono stati "ingannati" dai loro leader nelle contestate elezioni presidenziali. "Sono stati ingannati dalla loro dirigenza politica e dalle loro istituzioni", ha sentenziato incontrando i giornalisti a Nairobi.

L'impressione che il numero dei morti fosse ben superiore ai poco più dei 360 censiti era peraltro diffusa tra gli osservatori indipendenti. Gli scontri, tra l'altro, continuano anche se, negli ultimi giorni sembrano, fortunatamente, aver perso vigore. Almeno 250 mila persone, però, hanno dovuto lasciare le loro abitazioni spinte dal terrore. Il problema degli sfollati è ormai altrettanto grave quanto quello della violenza.

Le violenze sono esplose il 29 dicembre (si era votato in maniera pacifica il 27), e si sono andate sempre più drammatizzando, soprattutto nell'Ovest, nella Rift Valley e negli slum di Nairobi. Al centro, oltre allo scontro politico tra il presidente uscente Mwai Kibaki (leader del Pnu e dell'etnia Kikuyu) e il suo sfidante Odinga, candidato dell'Odm (Orange democratic movement) e leader dell'etnia Luo, e alle accuse di brogli, c'è ormai lo scontro etnico tra Kikuyu e Luo che, secondo molti osservatori, rischia di degenerare in qualcosa di simile a quanto accadde una decina di anni fa in Ruanda.

(7 gennaio 2008)

fonte: http://www.repubblica.it/2008/01/sezioni/esteri/elezioni-kenya-2/elezioni-kenya-2/elezioni-kenya-2.html

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