"Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza. Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo. Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra forza." Antonio Gramsci

martedì 24 luglio 2007

«Basta lacrime, vendichiamo Paolo»


Paolo Borsellino con Leonardo Sciascia


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Durissima lettera del fratello di Paolo Borsellino


«Finiamola con le commemorazioni fatte da chi ha contribuito a far morire mio fratello». E ai politici: «il Sud abbandonato alla mafia»

MILANO - «È ora di smettere di piangere per Paolo, è ora di finirla con le commemorazioni, fatte spesso da chi ha contribuito a farlo morire». È una lettera durissima quella scritta da Salvatore Borsellino, fratello di Paolo, il giudice morto 15 anni fa nella strage di via D'Amelio a Palermo. L'ingegnere Borsellino, che vive a Milano, ha voluto replicare al documentario sulla mafia a Palermo andato in onda lunedì sera su rai3 e condotto da Alexander Stille. Si tratta della seconda lettera che il fratello del magistrato ammazzato dalla mafia con quattro agenti della scorta, scrive. La prima lettera era stata scritta pochi giorni fa alla vigilia delle commemorazioni per il 15esimo anniversario delle stragi di Capaci e via D'Amelio.


VENDICARE - «È l'ora invece di dimenticare le lacrime, è l'ora di lottare per Paolo, lottare fino alla fine delle nostre forze, fino a che Paolo e i suoi ragazzi non saranno vendicati e gridare, gridare, gridare finchè avremo voce per pretendere la verità, costringere a ricordare chi non ricorda», prosegue Salvatore Borsellino.


POLITICI - Borsellino si chiede «dove sono le migliaia di persone che cacciarono e presero a schiaffi i politici che, scacciati dai funerali di Paolo, avevano osato andare nella Cattedrale di Palermo, davanti alle bare dei ragazzi morti insieme a lui, a fingere cordoglio e disputarsi i posti più in vista nei banchi della chiesa?». E ancora: «Dove sono le migliaia di giovani, di gente di tutte le età, che ai funerali di Paolo continuavano a gridare il suo nome, Paolo, Paolo, Paolo?». «Ricordi il presidente del Consiglio e ricordino tutti i politici - prosegue Salvatore Borsellino - che guidare l'Italia non è gestire un tesoretto, disquisire su scalini e scaloni, o azzuffarsi sugli interventi nelle missioni all'estero, e dimenticare che i veri problemi sono nel nostro stesso paese, in un Sud abbandonato alla mafia, alla camorra, alla ndrangheta».


GIOVANI - Quindi l'appello ai giovani: «Ricordate che non ci può essere una repubblica, non ci può essere una democrazia fondata sul sangue, fondata sui ricatti incrociati legati alla sparizione di un'agenda rossa e delle memorie di un computer e a quello che può esserci scritto o registrato. Ricordate che non basta cambiare nome ad un partito e poi, nel discorso programmatico del suo capo in pectore non sentire neanche pronunciare la parola mafia. Ricordate che il futuro è vostro e che ve lo stanno rubando».
24 luglio 2007

fonte: http://www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2007/07_Luglio/24/lettera_fratello_borsellino.shtml


Giovanni Falcone e Paolo Borsellino



1 commento:

Anonimo ha detto...

Salvatore io lo so, io continuo a ricordarmi di tuo fratello, di Falcone, e dei tanti che non avranno mai una lapide in memoria, ma siamo nebulizzati... noi che la pensiamo come te, noi che vogliamo cambiare il mondo... siamo nebulizzati. Agiamo da soli e siamo sempre in pericolo... allora ci fermiamo e corriamo il rischio di divenire pigri e non muoverci più... e non pensare più... e non ricordare più.