"Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza. Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo. Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra forza." Antonio Gramsci

martedì 31 luglio 2007

Rutelli: basta ricatti delle minoranze



Intervista con il vicepremier. «Intercettazioni, bisogna dire sì».

Rutelli: basta ricatti delle minoranze

«Gli accordi non si toccano. Bertinotti? Non si possono cavalcare tutte le proteste» Il premier: spero che la ripresa sia serena. Padoa-Schioppa: non farò mai il politico



Francesco Rutelli(E. Beltrami/ Emblema)
Francesco Rutelli(E. Beltrami/ Emblema)
ROMA
Liberazione accusa: Prodi e Montezemolo vogliono un nuovo '98. Ci mettono con le spalle al muro, scrive Rina Gagliardi, per costringere la sinistra a «un'alternativa micidiale, o rompere o cedere». Siamo a questo punto? Francesco Rutelli, vicepremier e ministro dei Beni Culturali, scuote la testa. Non ci sta a subire quelli che giudica ricatti delle minoranze e ai quali vuole dire basta. «La vera alternativa davanti alla sinistra radicale — spiega — è un'altra: vogliono concorrere a governare il Paese, oppure preferiscono sventolare le loro bandiere? Quando abbiamo formato l'alleanza di governo, abbiamo scommesso sulla prima opzione. Anche perché nelle primarie di due anni fa non abbiamo scelto Bertinotti, che ben rispettiamo, ma Prodi. Vede, anche nel partito laburista di Blair e Brown ci sono forze massimaliste, ma non è mai in questione la guida riformatrice moderna del Paese. So che in una parte della sinistra italiana esiste il rischio che prevalga la seconda opzione, ma io confido che scelgano di contribuire in modo costruttivo al governo ».

Ma la sinistra preme per rimettere in discussione il protocollo su
Il vicepremier al dibattito di Brescia sulle riforme (Ermes Beltrami/Emblema)
Il vicepremier al dibattito di Brescia sulle riforme (Ermes Beltrami/Emblema)
pensioni e precariato. Lo ritiene possibile?

«Per le vie delle città ci sono manifesti bellicosi: "Pensioni, così non va". Non li ha stampati la destra, ma forze di governo. Io credo invece che sulle pensioni abbiamo fatto un lavoro equilibrato e mantenuto gli impegni con gli elettori: sbloccato la previdenza integrativa, alzate le pensioni basse per tre milioni di persone, migliorato la posizione contributiva dei lavoratori precari, trasformato l'ingiusto "scalone" in ragionevoli "scalini", tutelato le posizioni di chi ha un lavoro per davvero usurante. Non solo, però: abbiamo rimesso in pista i coefficienti previsti dalla riforma Dini, che evitano l'esplosione insostenibile del sistema e, visto il veloce aumento della vita media, assicurato un aumento graduale dell'età lavorativa, come avviene in tutta l'Europa. Ogni misura può essere meglio definita. Ma la sostanza è intoccabile. E nessuno pensi di aprire come per la Finanziaria 2007, come per l'extragettito, un pastrocchio di ritocchi e ripensamenti. Io stesso potrei proporre alcuni miglioramenti "riformisti". Ma l'accordo è concluso, e le decisioni non si toccano».

Rifondazione e Comunisti italiani annunciano un autunno caldo e minacciano di portare di nuovo la gente in piazza.
«Spero di no».

Ma è corretto, come dice Fausto Bertinotti, indossare sia l'eskimo sia la grisaglia? Essere partiti di lotta e di governo?
«Avere ideali, convinzioni, passioni è positivo. Ma chi governa cerca la sintesi. O c'è qualcuno che pensa davvero che si guadagnino fiducia e consensi cavalcando tutte le proteste? No alla Tav, no ai termovalorizzatori per smaltire i rifiuti, no all'aeroporto militare Usa. Pensi che nei giorni scorsi c'è stata anche una protesta contro di me perché dopo 40 anni sto finalmente per demolire l'"ecomostro di Alimuri", su una riva vicino a Sorrento. Ma abbatterlo costa, e qualcuno forse immagina che possa provvedere lo Spirito Santo; e altri lamentano che i titolari avranno in cambio una licenza per costruire un nuovo albergo dove non vi siano vincoli paesaggistici. Proteste per un albergo, mica per una fabbrica di armi chimiche».

Ma allora ritiene quasi impossibile il dialogo con Rifondazione?
«Vede, io ho governato la Capitale, con un largo consenso, sia senza, che con la sinistra radicale. Collaboro ottimamente con la Mazzonis, sottosegretaria alla cultura di Rifondazione. Mi aspetto da loro un'utile sottolineatura di traguardi sociali: migliorare i servizi, dare più tutele ai lavoratori discontinui e precari, ad esempio. Assieme a Prodi e a tutta la coalizione sono pronto a formare un'agenda comune e fare compromessi nell'interesse generale. Ma se mi si dice che era sbagliato superare la scala mobile, che è sbagliato il passaggio al regime contributivo per le pensioni, che è dannosa la flessibilità sul lavoro, che anche domani si dovrà andare in pensione a 57 anni, beh questa è proprio una politica conservatrice di sinistra. Renderebbe il Paese più povero, i giovani senza futuro».

Lei ha lanciato un documento, il manifesto dei coraggiosi, nel quale si invoca «un sano shock politico e progettuale per il centrosinistra » e si preconizzano alleanze «di nuovo conio ». La sinistra l'ha subito accusata di volerli scaricare per correre al centro ma anche Arturo Parisi e Dario Franceschini le hanno rimproverato di puntare a rompere lo schema bipolare.
«Lo schema bipolare deve restare, ma va rinnovato radicalmente. Altrimenti, che facciamo a fare il Partito democratico? Vogliamo che continui l'influenza perversa dell'incoerenza, o addirittura del ricatto delle minoranze? Io cerco una moderna democrazia dell'alternanza. "Alleanze di nuovo conio" significa non essere obbligati a coalizioni a destra persino con i gruppi neo-nazisti o, a sinistra, dell'estremismo anti- capitalista. Il Pd fa uscire dalla frammentazione, vuole unire le più avanzate culture riformiste, ambientaliste, liberali, progressiste. Soprattutto, deve interpretare meglio una società che cambia e non ascolta più gli slogan di venti o trenta anni fa. Non vogliamo essere spazzati via dalle nazioni che corrono, non vogliamo lasciare ai nostri figli un paese in Serie B. Il Pd non può essere una sorta di "piccola Unione", né un campionario delle culture "ex", come scriveva Matvejevic (ex comuniste, ex democristiane di sinistra o cristiano-sociali): alla maggioranza degli italiani non interessa. La rendita anti-Berlusconi è finita. Dobbiamo recuperare milioni di elettori in crisi e cominciare a conquistarne di nuovi, soprattutto al Nord».

Le spinte contrapposte all'interno della maggioranza sembrano comunque sempre meno mediabili. Così come farete ad affrontare la Finanziaria?
«Con la prossima Finanziaria potremo finalmente raccogliere i frutti di tanta fatica. Parte il taglio delle tasse sul lavoro. Dal 2008 elimineremo l'Ici a milioni di famiglie di reddito basso. I conti pubblici tornano in ordine. Piuttosto pensiamo a nuovi traguardi coraggiosi: sostegni immediati alle donne che lavorano e potranno lavorare più a lungo soprattutto se hanno figli, poiché vogliamo sconfiggere l'"inverno demografico". Molta più severità verso chi calpesta le regole e crea insicurezza: c'è troppo lassismo in Italia. Verso chi incendia i boschi, chi guida in stato di ebbrezza, persino verso chi riduce bambini in schiavitù e li costringe a rubare. Sto preparando una proposta di legge per togliere la patria potestà agli schiavisti. Ci rendiamo conto che in Italia chi rispetta la legge è sfavorito rispetto a chi delinque?».

Riuscirete a fare una nuova legge elettorale o si arriverà al referendum? Qual è il sistema che preferirebbe?
«Il referendum obbliga ad approvare una nuova legge elettorale in Parlamento con convergenze larghe: ci siamo impegnati a non ripetere l'affronto della "porcata Calderoli". Tra i modelli elettorali principali, preferisco nell'ordine il sistema francese, poi quello tedesco, poi quello spagnolo. Vedremo in autunno la soluzione».

È senza tentennamenti per Veltroni o le candidature di dirigenti del suo partito, la Margherita, come Rosy Bindi e Enrico Letta, in qualche modo la tentano?
«In Veltroni ho piena fiducia, oltre che amicizia. Certo, non andiamo mica verso un partito personalizzato, e nessuno di noi manda il cervello all'ammasso. Ma se la competizione è libera ed aperta, vedo Walter capace di sintesi e innovazione, e non interessato a un profilo parziale ».

Non pensa che sia sbagliato chiudere burocraticamente le porte in faccia a Marco Pannella e a Emma Bonino? Lei ha anche avuto una giovanile esperienza nel Partito radicale e converrà che tutto si può dire tranne che non siano sinceri democratici.
«Non è questo il punto. Il Pd non sarà mica una federazione tra partiti diversi. Io ho quasi concluso l'enorme, e paziente, lavoro di guida politica della Margherita, durato 6 anni, che ha aiutato la nascita del Partito Democratico. Chiunque voglia entrare nel Pd è libero di farlo, anche i radicali che condividano le regole stabilite. Ma tutti i partiti esistenti debbono fare la stessa scelta coraggiosa e generosa che abbiamo fatto noi: decidere di sciogliersi. Un nuovo partito non può candidare come leader nazionale qualcuno che continui ad essere parte di un altro partito, che può avere strategie politiche e persino elettorali differenti».

E intanto c'è la storia delle intercettazioni. Che risposta deve dare il Parlamento alle richieste del giudice Forleo?
«Le richieste vanno accolte. E va approvata una normativa che consenta ai magistrati di indagare liberamente ma non consenta a qualunque scriteriato di intercettare chiunque, compresi parlamentari e ministri, e di pubblicare i numeri personali di telefono o conversazioni irrilevanti di comuni cittadini. Vede, anche sull'ordinamento giudiziario la maggioranza ha fatto un buon lavoro, correggendo le storture delle controriforme della destra e non cedendo al giustizialismo. Dobbiamo fare lo stesso trovando il punto di equilibrio tra tutela della privacy e piena autonomia e responsabilità degli inquirenti».

I Ds, che nella tempesta di Tangentopoli sono sempre stati dalla parte dei giudici, anche nell'illusione di poter cambiare la storia politica nelle aule di tribunale, ora si ritrovano nel ruolo di vittime. Una nemesi?
«Veramente, all'avvio di Tangentopoli non mi pare fossero i Ds a sventolare il cappio nell'Aula di Montecitorio. Fu la destra. Certo: se da tutta questa storia uscirà una maggiore, più netta separazione tra politica e azione giudiziaria, se tornerà generalizzata una sobrietà e maggiore incisività dell'azione penale anche al di fuori delle inchieste che producono titoloni sui giornali, sarà meglio per tutti».

Questa vicenda quanto pesa nella formazione del partito democratico?
«In generale, credo che il fallimento delle scalate dei "furbetti" sia di grande aiuto per la nascita del Pd. Si è voltata pagina da tempo rispetto all'epoca in cui per fare politica occorrevano soldi dall'America o dalla Russia, o il controllo di partecipazioni statali. Ora è finita, spero, anche l'epoca in cui si cerchi di controllare banche, gestire da vicino cooperative o imprese che organizzino affari».

Marco Cianca

3 commenti:

Val ha detto...

Ormai sono più che convinto che da questi non possiamo aspettarci nulla di più che questo.
Evidentemente la parola,Riforma, e da me interpretata in modo erroneo e non ha nuilla a che vedere con il bene comune.
Ah si....ogni giorno che passa mi sento sempre più libero .
Magnifico!
Val.
A quando la tassa per fornir loro le donnine gratis?

Anonimo ha detto...

Solo mori della Muritania, val, solo mori..

mauro

Anonimo ha detto...

era Mauritania.. ma tant'è, il senso si è capito..
mau