"Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza. Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo. Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra forza." Antonio Gramsci

giovedì 26 luglio 2007

Il Libro: ‘Una vita meno ordinaria’




Baby Halder

IL DIARIO DI UNA CAMERIERA INDIANA

Di Paola Zanuttini

Baby Halder faceva le pulizie, anzi le fa tuttora, ma fra il prima ed il dopo c’è di mezzo un bestseller, tradotto in undici Paesi ed in quattro lingue indiane, s’intitola ‘Una vita meno ordinaria’ ed in Italia è appena uscito per Bompiani.

E’ il diario di una domestica diventata scrittrice, e già questo non è poco, però ha qualcosa in più. Oltre a raccontare la vita dell’autrice è riuscita a cambiare quella di molte lettrici, cinquantamila solo in India. A Baby, diventata un caso mediatico, si rivolgono tante altre come lei, che vivono una vita grama e che nella sua storia hanno trovato la forza, o la speranza, di ribellarsi. C’è persino un’altra domestica, Sushila Rai, che l’ha emulata ed scritto la propria storia.

Baby, che oggi ha 35 anni, è figlia di un soldato, che poi diventò autista, e di una madre che se ne andò quando lei aveva sette anni.

Era una buona madre, voleva che i suoi quattro figli studiassero, voleva una vita coniugale decente, ma con quel marito sempre lontano, ombroso, irresoluto e manesco era impossibile. Un giorno uscì di casa portandosi via solo il più piccolo, ancora in fasce. Poiché la sorella era già stata data in sposa giovanissima, Baby rimase col fratello maggiore a fronteggiare quel padre sempre più cupo, e la sua esistenza difficile diventò molto difficile. Il padre prese un’altra moglie e, spinto dalla gelosia della matrigna, costrinse la bambina a lasciare la scuola ed a sposarsi. A 12 anni. Lo sposo aveva il doppio della sua età.

Baby, che adorava giocare con le amiche ed a far tardi la notte raccontando interminabili fiabe, fu di fatto stuprata, ingravidata tre volte (finché non si fece chiudere le tube), umiliata, picchiata, ridotta la ruolo di serva. In casa e fuori.

Perché, visto che il marito violento era anche taccagno, cominciò ad andare a servizio per mantenere i figli. Ma visto che il lavoro –ogni lavoro- emancipa, lei si emancipò e decise di andarsene, proprio come sua madre, con la differenza che si portò i figli.

Più che un viaggio, una migrazione: da Durgapur, West Bengala, a Gurgaon, città satellite di Delhi, in cerca del fratello maggiore che aveva già tagliato la corda.


Miserie, molestie, pettegolezzi, padrone arcigne, eroismi quotidiani. Ma nel 1999, Baby finisce a casa del mite e paterno antropologo in pensione Prabodh Kumar, nipote del grande scrittore Premchand, che la accoglie con i bambini e nota che, quando spolvera i libri, la sua cameriera sfortunata si sofferma su titolo e quarta di copertina.

Il professore la invita così a leggere alcuni di quei volumi, specie quelli edificanti di donne emancipate, e poi a scrivere la sua storia.

La sorpresa è che Baby scrive bene, uno stile semplice, a volte infantile (soprattutto nella traduzione italiana: baba, dada, didi, budi, con effetti controversi) ma che segue l’evoluzione dell’autrice. Il professore la traduce dal bengalese all’hindu, corregge qualche errore, e lo invia ad amici editori. La vita di Baby è pubblicata in brani sulle riviste e poi come libro dalle edizioni femministe Zubaan.

La vicenda della cameriera illetterata e del letterato, ha suggerito il paragone con Pigmalione, la commedia di Gorge Bernard Shaw (da cui il musical My Fair Lady), in cui il professor Higgins scommette di trasformare una fioraia di Covent Garden dall’accento assai plebeo in una vera duchessa. Ma baby non vede similitudini fra le due storie: “Nel mio caso non c’è stata alcuna scommessa, niente da dimostrare. Tutte le parole che ho scritto erano nel mio cuore, il professore mi ha solo aiutato a trovarle”. Ma perché il professore avrà scelto proprio lei? Avrà riconosciuto un talento o tentato un esperimento antropologico? Anche per questa domanda, Baby, che tanto illetterata e sprovveduta non sembra, ha una risposta: “Aveva avuto altre domestiche, ma non mi pare che con loro abbia stabilito lo stesso rapporto di fiducia. Ha intuito i miei guai, mi ha aiutato ad esprimerli ed a liberarmi da un peso. Il racconto è un cerchio infinito: fa parte della cultura indiana, soprattutto quella femminile, perché noi ascoltiamo di più. Ed io ho preso a raccontare la mia storia, che è individuale ma è anche quella di altre migliaia di donne”.

Urvashi Butalia, la traduttrice in inglese di Baby, dice che il potere taumaturgico del racconto ha effetti contagiosi: “La donna delle pulizie dell’ufficio ha deciso di imparare a leggere, a scrivere ed a guidare per diventare la mia autista. Come lei, molte altre mi hanno scritto, telefonato e dichiarato nei nostri continui incontri pubblici di voler prendere in mano la loro vita”.

Baby non si definisce proprio una femminista nel senso che, sì, vuol difendere i diritti delle donne, ma sono così tanti i diritti calpestati che non si può limitare a sostenere solo quelli. Comunque, nel secondo libro che sta scrivendo ha scelto un approccio più tecnico: indaga sul perché la sua vita è stata segnata così negativamente dalle figure maschili più rilevanti, il padre ed il marito.

E se il padre dopo aver letto ‘Una vita meno ordinaria’, si è stracciato le vesti per il male commesso e lo promuove con orgoglio perché non vuole che a nessun altra bambina accada quel che lui ha imposto alla sua, il marito non ha dato alcun segno di reazione. Convinta dai parenti ad andarlo a visitare, Baby l’ha trovato come l’aveva lasciato, capace soltanto di sibilare: “Quando una se n’è andata una volta se n’è andata per sempre”.

Adesso Baby, circondata dai figli che studiano come avrebbe voluto studiare lei, costretta a fermarsi alla prima media, non vuole saperne di risposarsi, tutt’al più qualche amicizia: si gode libertà e successo.

Ci sono produttori stranieri interessati a trarre un film dal suo libro, ma lei aspetta, preferisce un regista indiano.

Però all’happy end manca un dettaglio. Che fine ha fatto il professore? “Sta bene, ha 72 anni, comincia ad invecchiare, ma fa una buona vita, anche se piuttosto ritirata. Voglio lavorare solo con lui e per lui. Ha tre figli ed una moglie che vive in un ashram e che vede un paio di volte l’anno. Da quando sono a casa sua fa due pasti regolari al giorno. Gli piace il gin e tornando da Salon du Livre di Parigi gliene ho portato un bel po’. Insieme alle bauette: le adora”.

Paola Zanuttini

fonte: Venerdì di Repubblica del 13 luglio 2007

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Una vita meno ordinaria. Diario di una domestica indiana

Halder Baby - Una vita meno ordinaria. Diario di una domestica indiana

TitoloUna vita meno ordinaria. Diario di una domestica indiana
AutoreHalder Baby
Prezzo
Sconto 20%
€ 12,40
(Prezzo di copertina € 15,50 Risparmio € 3,10)
Prezzi in altre valute
Dati2007, 235 p., brossura
TraduttoreVega V.
EditoreBompiani (collana Narratori stranieri Bompiani)

Normalmente disponibile per la spedizione entro 2 giorni lavorativi



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