"Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza. Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo. Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra forza." Antonio Gramsci

giovedì 26 luglio 2007

Walter Rossi e Renato Biagetti, uccisi dalla stessa mano fascista



Walter Rossi - 30 settembre 1977

Renato Biagetti - 26 agosto 2006

ASSASSINATI DALLA

STESSA MANO FASCISTA

VENERDI’ 27 LUGLIO ore 18.00-20.30

presso lo spazio dibattiti “Liberavoce

FESTA NAZIONALE DI LIBERAZIONE

(piazza Albania)


Ne discutono:

ADRIANA SPERA

BIANCA BRACCI TORSI

CATERINA PATTI

EMILIANO CELLI

GIOVANNI BARBERA

ROBERTO MAZZANTINI

SERGIO CARARO

TANO D’AMICO

VINCENZO MILIUCCI

Associazione “Walter Rossi”

Associazione “I sogni di Renato”

Centro Sociale Occupato EX ‘51

R.A.M.

SINISTRA 19

Coordina: CLAUDIO ORTALE


PROMUOVONO I CIRCOLI PRC-SE DEI MUNICIPI:

17° “Donini”– 18° “Ciccinelli”– 19° “Puletti”



fonte: SINISTRA 19 - Roma Nord
lunedì 23 Luglio 2007

...

dal sito Associazione Walter Rossi

Walter

Berardo: “Era d'agosto, agosto 1977, non sarebbe stato un agosto qualsiasi. Io, Walter, e altri compagni decidemmo di partire per la Sardegna. Avevamo voglia di ridere, di parlare, di vivere.

Con una tenda e pochissimi soldi, armati della mia inseparabile chitarra, raggiungemmo il luogo dove avevamo stabilito di passare quelli che, poi, sarebbero stati giorni che non avrei mai più dimenticato. Walter era un ragazzo meraviglioso, ricordo quando, mentendo, gli dissi di saper pescare e, preso dall'entusiasmo, per aver visto una murena, feci segno verso il suo viso puntandogli il fucile in direzione degli occhi. Walter uscì dall'acqua veloce e, facendomi segno di seguirlo in superficie, mi rimproverò con toni molto severi, ma ricchi di dolcissimo insegnamento. Come quando preparammo insieme i giorni delle autoriduzioni. Non tolleravamo l'idea di vedere buoni film con molti soldi e pessimi film a costi ridotti. E allora eccoci, in prima fila, a occupare i cinema di Roma, per far entrare tutti, a un prezzo simbolico di L. 1.000. Fu bellissimo il rapporto con la gente, felice di un'iniziativa, che dava a tutti il modo di usufruire di un buon servizio a un giusto costo. In una di queste indimenticabili esperienze io, avevo 16 anni, fui arrestato in un cinema di Trastevere. Fummo tra i primi a provare l'esperienza della galera, ma nulla cambiò, per la consapevolezza di quanto era bello ciò che facevamo. Quando fummo scarcerati Walter era lì e, ricordo, abbracciandomi mi disse: “Vedrai, servirà, non hai sprecato neanche un istante della tua vita”. Mai come oggi mi rendo conto di quanto quelle parole fossero giuste. L'estate era meravigliosa, e la sera si suonava, si cantava, ma si parlava, anche, di quello che ritenevamo, purtroppo, sarebbe stato l'ennesimo autunno caldo. Walter viveva e combatteva per una società diversa, una notte, erano le 3, mi augurò il buon riposo dicendomi: “Chissà se domani questo mondo....Ma sì buonanotte....”. Le vacanze finirono e si tornò a Roma. Era settembre, il settembre 1977. Roma ci accolse con insoliti problemi; i fascisti che sprangavano un compagno al giorno, un morto di eroina alla settimana, tanta disoccupazione e, soprattutto, quartieri presidiati da un potere, che sembrava essere invisibile ma che, di fatto, gestiva e pilotava ogni nostro movimento. Le nostre giornate le trascorrevamo a piazza Igea, dove avevamo creato l'omonimo Circolo giovanile. Vivevamo alla ricerca continua, di spazi alternativi, dove poter esprimere tutta la nostra creatività. Una sera, mentre si discuteva di tutto questo, i fascisti ci spararono, rimase in terra la compagna Elena, fu per noi l'inizio della fine, la consapevolezza di trovarci nel mezzo di una guerra che non avremmo mai potuto vincere. Ed è qui che inizia, paradossalmente, la storia di Walter. Nasce quel giorno, il 30 settembre 1977, quando, in un pomeriggio come tanti altri, decidemmo di ribellarci e di denunciare uno stato connivente e responsabile, di molte azioni a carattere squadristico e di chiara matrice fascista. Eccoci in un pomeriggio di settembre alla Balduina; Walter, io, e molti altri compagni ad esprimere la rabbia per l'ennesima compagna ferita. Ricordo che espressi a Walter alcune perplessità, ma Walter rispose di stare tranquillo in quanto c'era molta polizia e che comunque era talmente importante dare alla gente i nostri volantini per cui dovevamo rischiare, e basta. Quando salivamo, la gente leggeva i nostri volantini con la faccia di chi sembrava aver paura di esprimere un timido segno di assenso. Eravamo a poche centinaia di metri dalla sezione dell'M.S.I. Balduina ed inconsciamente la presenza di tanta polizia, fuori della stessa, ci dava un senso si protezione e di tranquillità. Oggi quell'errore di valutazione è, purtroppo, vivo nella mente di tutti. Quelle immagini così lontane, ma così vicine, hanno oggi, per me, un significato strano da comprendere, ma durissimo da vivere, il significato dell'impotenza. Ecco chi è Walter, Walter è l'amore, è la tristezza, è la solitudine, è il dubbio che per 20 anni non ha mai smesso di tormentarci. La storia di Walter è la mia storia, la storia di Walter è la storia di molte migliaia di compagni che si sono spenti in quella sera di settembre, ma che non hanno mai smesso di sperare che un giorno, un qualsiasi giorno, quel compagno di appena 20 anni, ucciso sa uno stato fascista, ci dia la capacità di capire, quanto sia importante la consapevolezza, che nessun colpo di pistola, potrà mai uccidere l'immensa forza di un grande ideale”.



Dino.
“Sono passati vent'anni..... Lo stesso numero di anni concessi alla tua vita, Walter ..... una maligna lotteria sponsorizzata dalla "strategia della tensione" il 30 settembre di vent'anni fa sorteggiò proprio te.....!!!

Ti hanno sradicato da noi per mezzo di devastante quanto fulminea violenza.... perché la vita non lo trovasse morto e la morte lo trovasse vivo..... fu questa una delle prime frasi che qualcuno scrisse fotografando il confuso sgomento che la tua inquieta assenza ci ha consegnato. Impotenza.... rabbia.... mancanza di rassegnazione e paura.... tanta paura..... ricordo queste sensazioni che dominarono la mia mente per tanto tempo.... dopo quel maledetto 30 settembre.....!!! Ora vent'anni dopo, che tante cose sono cambiate nel nostro pianeta alle soglie del passaggio da un millennio all'altro "quelli di piazza" a cui insieme alla tua famiglia sei mancato di più.... noi che abbiamo vissuto intensamente con te la brevissima parabola della tua vita lasciandoci un sapore amaro che neanche il tempo riesce ad addolcire Un ricordo senza pace: queste parole emerse dal cuore di Enrico rispecchiano in modo limpido lo stato d'animo di tutti gli altri compagni di Walter. A quel tempo tanta rabbia e la voglia di vendetta erano le uniche sensazioni che emergevano dai nostri impulsivi cuori. Ora che anche in questo paese finalmente è in piedi un processo di democratizzazione in tutti i suoi settori, cosa che è mancata fin dall'unità d'Italia noi, compagni di Walter, pretendiamo quella "giustizia" che è sempre mancata e che è stata paradossalmente il fulcro prevaricatore di tante ingiustizie in questa seconda metà del Novecento. Non ci aspettiamo di poter ridar pace a quel ricordo, nessuno può far tanto.... ma il decoroso tentativo di far luce su quei fatti volutamente oscurati per vent'anni, questo sì, lo pretendiamo con tutte le nostre forze perché senza giustizia le fondamenta della democrazia non saranno mai sufficientemente solide”.



Gigi:
“Vent'anni sono trascorsi dal barbaro assassinio di Walter. Tanti, una intera generazione. Abbiamo deciso di incontrarci, inizialmente in pochi, così, per parlare, per cercare di rinnovarne il ricordo, comandati forse da un impulso, un impeto di rabbia, per il tanto, troppo tempo trascorso che inesorabilmente trascinava quel ricordo verso l'oblio. Saranno stati proprio i vent'anni, una sorta di ricorrenza diversa per alcuni aspetti dalle altre a darci la scossa per capire cosa era possibile fare. Una cosa su tutte, dilatare al massimo le nostre forze, testimoniare e far riaffiorare la memoria di questo nostro compagno ucciso. Non è stato semplice; troppo lacerante e fortemente interiorizzato il solo riparlare di Walter per tanti di noi significava sgualcirne il ricordo, banalizzare emozioni e sensazioni forti per lungo tempo compenetrate individualmente in ciascuno di noi. Socializzare quell'esperienza ha costituito inizialmente tanta fatica, ma via via andava determinando una sorta di liberazione collettiva, come se riaffermare il ricordo di Walter ci consentisse finalmente di storicizzarlo, riconsegnando quella memoria alla sola collocazione che gli è propria, quella dei movimenti di lotta, dell'antifascismo, della ribellione verso la sopraffazione e l'egoismo. Ma a quel punto non ci bastava più, nel riaffermare la verità storica ci siamo accorti non si poteva e doveva dimenticare l'aspetto giuridico della vicenda. In una fase come quella che attraversiamo, pensiamo sia giunto finalmente il momento in cui con coraggio e rinnovati stimoli tutte le intelligenze critiche, le menti e i movimenti più sensibili si facciano carico di pungolare, ma anche richiedere aspramente, a chi ci governa attualmente, di rendere giustizia e verità, giustizia e verità a quelle persone e a quei fatti che tanto misteriosi non sono più ma che tuttora non si ha l'ardire di rendere pubblici, di sviscerare nelle aule di giustizia e nei libri di storia.

L'assassino di Walter non ha nome: noi intendiamo riaprire quelle carte, peregrinamente archiviate e vogliamo altresì che quest'impegno sia assunto istituzionalmente da rappresentanti politici invitati al convegno che abbiamo tenuto il 29 settembre a Roma. Ma parlare di Walter significava pure ripercorrere quegli anni, gli anni della nostra giovinezza, delle tensioni e del protagonismo che ci investiva, gli anni della speranza, dell'impegno in prima persona senza deleghe, delle forti idealità e del dolore. A questo punto vorremmo che l'aver aperto un confronto con tutta la sinistra istituzionale e non, possa servire da stimolo per far uscire quegli anni dalla cappa di silenzio che li ha attanagliato reinserendoli a pieno titolo nella storia di questo paese. Un confronto nel rispetto delle proprie diversità, senza reticenze e senza la necessità di arrivare a sintesi comuni, chi riesca altresì a porsi il problema di come in Italia ci siano ancora delle vite racchiuse tra quattro sbarre e altre in esilio, frutto di una anacronistica legislazione di emergenza o forse più ancora di un desiderio di vendetta in alcuni mai sopito”

Storia di un processo mai svolto

Introduzione

Millenovecentosettantasette

Roma - Settembre 1977

Inizio

Gli spari

Istanti successivi

La corsa in ospedale

La Polizia

Le indagini

Cercando la verità

La premeditazione

Il depistaggio

Gli assassini

Le armi

La copertura

La riapertura dell’inchiesta

Ingiustizia è fatta

Le date dell’inchiesta

Storia di un processo mai svolto può essere scaricato in formato zip.

fonte: http://www.associazionewalterrossi.it/

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