31/7/2007 (10:46)
La camera ardente sarà allestita domani in Campidoglio
Michelangelo Antonioni | |
È morto questa notte il grande regista Michelangelo Antonioni. Aveva 94 anni, era nato il 29 settembre del 1912 a Ferrara. La camera ardente sarà allestita domani in Campidoglio.
Laureato a Bologna in economia e commercio, inizia a lavorare come critico cinematografico al Corriere padano e a Cinema prima di trasferirsi a Roma dove frequenta il Centro sperimentale, collaborando anche con Rossellini.
Nella sua terra realizza il primo documentario, «Gente del Po», terminato nel ’47. Dopo la guerra come sceneggiatore lavora a «Caccia tragica» di Giuseppe De Santis (1946) e allo «Sceicco bianco» di Fellini (1952).
Il suo primo film, «Cronaca di un amore» (dopo altri due documentari) è del 1950 e già rivela alcune propensioni del futuro autore dell’ «Avventura»: uno spunto quasi giallo e l’interesse per i risvolti psicologici dei suoi personaggi borghesi. Seguono «I vinti» (1952) sulla crisi della gioventù europea, e «La signora senza camelia» (1953) sull’ ambiente del cinema.
«Le amiche» (1955) e «Il grido» (1956) precedono quello che molti considerano ancora oggi il suo capolavoro e l’inizio di una ideale trilogia: «L’ avventura» (1959), accolto a Cannes da pareri discordanti (anche se per molti è la rivelazione di un autore raffinato e poetico che avrà sempre più consensi nella critica che fra il grande pubblico) a causa di uno stile severo e rigoroso, troppo a lungo scambiato per lento o noioso.
All’ «Avventura» fanno seguito «La notte» (1960) e «L’eclisse» (1962) che, fra l’altro, rinsaldano il legame, personale e professionale, con Monica Vitti, interprete principale di tutti e tre i film. «Deserto rosso», del 1964, sempre con Monica Vitti, segna il suo passaggio, anche questo oggetto di numerose analisi critiche, al colore.
Con i film successivi Antonioni allarga i suo orizzonte dalla borghesia italiana alla società internazionale: «Blow-up» (1966) ambientato in Inghilterra, «Zabriskie Point» (1970) nell’ America della contestazione giovanile e della musica rock (celebre la scena finale dell’ esplosione con la musica dei Pink Floyd).
La Cina è invece al centro di un nuovo documentario («Chung Kuo: Cina», 1972) prima di spostarsi a Barcellona e in Africa per «Professione reporter» con Maria Schneider e Jack Nicholson (1975).
Antonioni è anche attratto dalla sperimentazione e realizza su supporto magnetico «Il mistero di Oberwald» (1980), ancora con la Vitti. L’ attenzione agli altri media lo porta, subito dopo, anche a realizzare un videoclip per Gianna Nannini («Fotoromanza»).
Torna al cinema nell’ 82 con «Identificazione di una donna» con Tomas Milian, recuperato dal personaggio del Monnezza, e poi, dopo un lungo silenzio dovuto alla malattia, con «Al di là delle nuvole» (1995), a quattro mani con Wim Wenders e l’ultimo «Eros», per cui realizza l’episodio «Il filo pericoloso dele cose».
fonte: http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/cronache/200707articoli/24256girata.asp
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