"Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza. Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo. Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra forza." Antonio Gramsci

giovedì 26 luglio 2007

A Piero e Massimo non piacciono le Clementine





Una lettera per il via libera all'autorizzazione
L'obiettivo di D'Alema e Fassino è di congelare la polemica. In autunno il Parlamento potrebbe respingere la richiesta

ROMA ore 8
Un altro agosto, dopo quello del 2005, a doversi difendere, un giorno sì e l'altro pure, dalle accuse su Bancopoli? Già dato: i Ds non vorrebbero fare il bis. Per questa ragione stanno pensando a come evitare il massacro mediatico estivo. Piero Fassino, Massimo D'Alema e Nicola Latorre meditano di scrivere una lettera alle giunte per le autorizzazioni a procedere di Camera e Senato per ribadire il loro via libera, ma anche le critiche a Clementina Forleo. Tutto ciò nella speranza che, rinviando la "pratica" a settembre, nel frattempo il "caso" si sgonfi, le giunte rinviino le ordinanze alla procura di Milano giudicando irricevibile la documentazione, e, magari, vengano avviati procedimenti disciplinari nei confronti della gip Forleo. «Non possiamo non chiedere che si proceda — è stato il ragionamento di Massimo D'Alema — altrimenti vedrete che chiunque si potrà alzare in questi giorni e accusarci di chissà che cosa dalle colonne dei giornali, magari anche di quelli di sinistra...». Il ministro degli Esteri non perde il suo proverbiale sarcasmo e mostra un certo distacco da queste vicende. Non altrettanto Fassino, che è fuori di sé. Al punto di arrivare ad attaccare il presidente della Camera Fausto Bertinotti. Il quale Bertinotti è rimasto letteralmente basito dall'affondo del segretario ds: «Capisco — ha detto ai compagni di partito — che Piero è sotto botta ed è stressato, ma dovrebbe rendersi conto che certi atteggiamenti si ritorcono contro di lui, diventando un boomerang». Il leader della Quercia, però, non riesce a ostentare calma e tranquillità, soprattutto dopo aver letto nero su bianco le parole di Clementina Forleo sui vertici diessini. La Quercia è stata in riunione permanente dalla mattinata, via telefono o attraverso incontri informali al Botteghino, come al Senato e alla Camera. Tutti a sviscerare i problemi da affrontare, consultando ogni due per tre Guido Calvi, senatore dei Ds nonché avvocato del partito. «Il via libera all'autorizzazione— stato il ritornello di Fassino — è ovvio, ma non possiamo neanche dire ai magistrati: prego fate di noi quello che volete, e uscire a mani alzate, visto che ci vengono rivolte accuse infamanti. Questo è inaccettabile». Calvi ha cercato di rassicurare i dirigenti ds che si sono visti alle cinque del pomeriggio al Botteghino (D'Alema non c'era) spiegando loro che il caso ha un «profilo giuridico complesso », ragion per cui ci vorrà tempo per esaminare il tutto.

I TIMORI DEI DS
Ma i vertici dei Ds temono anche la reazione del popolo della sinistra. Soprattutto dopo l'abbraccio di Forza Italia, i cui dirigenti difendono a spada tratta gli esponenti della Quercia e annunciano che voteranno contro l'autorizzazione a procedere. Potrebbe diventare imbarazzante se, ad esempio, il senatore forzista Maurizio Sacconi dicesse pubblicamente quel che l'altro ieri sera sussurrava nei corridoi di palazzo Madama: «D'Alema dovrebbe reagire: ci vuole una sua iniziativa». Ma c'è anche un altro motivo di disagio per il gruppo dirigente della Quercia. Bobo Craxi, sulla "Stampa", ha ricordato come con suo padre né Giorgio Napolitano (all'epoca presidente della Camera) né Massimo D'Alema furono garantisti. Le parole di Craxi hanno colpito Napolitano, tanto che il capo dello Stato ha chiamato il sottosegretario agli Esteri per chiarirgli il suo comportamento del tempo. Certo, Craxi ha colpito nel segno: invocare il garantismo ora che si è coinvolti in prima persona in una vicenda giudiziaria, quando non lo si è fatto prima, in altre occasioni, diventa difficile, e i Ds sono i primi a rendersene conto. Ma la vicecapogruppo dell'Ulivo a Montecitorio Marina Sereni si oppone a questa lettura dei fatti: «Se, e, ripeto, se — osserva — abbiamo commesso un errore in passato non frenando in tempo e con fermezza gli eccessi di giustizialismo, non significa che adesso dobbiamo ripetere quell'errore. Certo, noi daremo l'autorizzazione a procedere a prescindere, mentre in genere ci regoliamo caso per caso, perché la vicenda riguarda i nostri dirigenti, ma è anche ora che qualcuno dica quale deve essere il giusto rapporto tra politica e magistratura, per evitare sconfinamenti e scorrettezze ». E per evitare soprattutto quel che uno dei tre dirigenti della Quercia coinvolti in questa storia sussurra a mezza bocca: ossia che, «un secondo dopo che il Parlamento avrà dato l'autorizzazione a procedere arriveranno gli avvisi di garanzia per noi...».

Maria Teresa Meli

1 commento:

Val ha detto...

Certo tutto va bene e vai con il giustizialismo...però solo per i ladri di mandarini.
Classico ! Quando la giustizia bussa a casa tua....
Persi stima e voti di chi non ha le fette di salame sugli occhi urge correre ai ripari prima che mille fulmini sveglino i dormienti "MILITONTI"e....
Marino Sereni :O)))
Suerte
Val