"Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza. Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo. Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra forza." Antonio Gramsci

martedì 10 luglio 2007

Governo. Senza speranza?



Primo piano
Lettera dall'Italia


Senza speranza
Il governo è condannato all'instabilità da partiti litigiosi e autoreferenziali. Che formano un'oligarchia inconsapevole della propria mediocrità, scrive Gerhard Mumelter.

Un governo in coma, una maggioranza risicatissima, un parlamento paralizzato, due coalizioni che si combattono senza esclusioni di colpi: un paese in stallo. A quindici mesi dalle elezioni è questo il quadro di un'Italia sempre più delusa dalla politica. Frustrata al punto che il 51 per cento dei cittadini giudica la situazione attuale peggiore degli anni di Tangentopoli.

Forse in una situazione così desolante è inutile discutere se questo governo morirà suicida o di stenti. Ma una cosa va detta: il primo e più imperdonabile atto suicida di questa maggioranza è stato stipare di scrivanie i corridoi di palazzo Chigi per portare al governo uno squadrone di 103 persone, mai visto nella storia della repubblica.

Squadrone che comprende personaggi senza cultura di governo e senso dello stato, più adatti a guidare tifoserie organizzate che a stare al governo. Eppure era più che logico che, con una maggioranza così risicata, servisse una squadra snella e coesa.

Ma applicare la logica alla politica italiana è un esercizio inutile. Il centrosinistra ha preferito il valzer stravecchio delle poltrone, soddisfacendo partiti e partitini e deludendo i suoi elettori. E così dal primo giorno è ricomparso il logoro teatrino della politica: veti incrociati, veleni e sospetti, intrighi e colpi bassi, ricatti e personalismi esasperati.

La litigiosità snervante ha presto messo in ombra anche i successi. Un gioco al massacro che rende inutile cercare di capire se il governo morirà di dilibertite o di mastellite, due malattie che inducono i nani a comportarsi da giganti.

Nell'attuale emergenza di una democrazia bloccata, la politica potrebbe aprirsi alla società civile come fa altrove. In Germania la riforma dello stato sociale è stata affidata a un gruppo di saggi guidato da Peter Hartz, capo del personale della Volkswagen. In Austria la politica ha chiamato un noto costituzionalista per ridisegnare la piramide degli stipendi delle alte cariche dello stato e chiudere così un lungo conflitto. Non così in Italia.

Un comitato di saggi riuscirebbe in pochi giorni a riscrivere quest'indecente legge elettorale, ma non succederà mai. Perché la partitocrazia vuole innanzitutto garantire se stessa. I partiti ingordi e autoreferenziali hanno paura di perdere i loro privilegi e il fiume di soldi che si autoconcedono contro la volontà degli elettori. Con appena 2,3 milioni di iscritti su cinquanta milioni di elettori, i partiti gestiscono un carrozzone clientelare di enormi dimensioni, che invade l'intera società.

Mezzo milione di italiani ormai vive di politica. Sono oltre ottanta i partiti e le liste che riempiono le loro casse con denaro pubblico, concedendosi "rimborsi elettorali" che spesso superano di cento volte le somme realmente spese. Ormai la democrazia italiana ha raggiunto livelli perversi: in Sicilia si sono presentate 833 liste, a Taranto c'era un candidato ogni 59 elettori.

Le schede elettorali sembrano tovaglie. Impazzano i "partiti-uomo" che offrono il proprio voto al miglior offerente in cambio di favori clientelari. Il parlamento più numeroso, più costoso e più inefficiente dell'Unione europea chiede produttività al paese, ma è improduttivo. Le speranze di cambiamenti sono minime.

Certamente non sarà la partitocrazia ad autoriformarsi. Fausto Bertinotti, presidente della camera, sostiene: "Il referendum sulla legge elettorale minaccia la democrazia, perché il suo esito può mettere in discussione i partiti". Tesi stravagante. Perché sono proprio i partiti a tramortire la democrazia in Italia. Il loro numero spropositato, la loro litigiosità e vanità, le loro oligarchie senza data di scadenza, i loro tristi rituali e la loro deludente mediocrità.



l'autore di questo articolo

Gerhard Mumelter ha fatto l'insegnante, l'oste e il giornalista radiofonico. Da alcuni anni è corrispondente dall'Italia per il quotidiano austriaco Der Standard. Per scrivere ai giornalisti stranieri: corrispondente@internazionale.it

fonte: http://www.internazionale.it/home/primopiano.php?id=16382

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1 commento:

Val ha detto...

Il problema è molto più complesso di quel che è scritto nell'articolo.
Ormai l'etica e la questione morale nel nostro paese,mafioso dalla cima dei capelli fino alla punta dei piedi,sono andate a farsi benedire.
Io continuo a credere che ci sia ancora qualche speranza,ma temo che la profezia di Durruti, avrà modo di essere messa in pratica.
Molto presto e senza bandiere rosse ,purtroppo.
Suerte
Val