"Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza. Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo. Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra forza." Antonio Gramsci

giovedì 19 luglio 2007

Leopoli, nei bunker della paura

La nube assassina è nel cielo

Sembra il remake di Chernobyl e la gente non si fida delle autorità
DALL' INVIATO DI REPUBBLICA RENATO CAPRILE



LEOPOLI (OVEST UCRAINA)


A migliaia in fila per qualche bottiglia d'acqua, la bocca coperta da una mascherina. Leopoli, il "giorno dopo", sembra una città che si prepara alla guerra. Alla più subdola delle guerrre. Quella contro un nemico silenzioso e invisibile, un veleno, che ti può fare secco mentre stai facendo la cosa più naturale del mondo: respirare. "Sì, meglio le cannonate, le pallottole, alle quali puoi provare a trovare riparo, che questa qui", mi dice Yuri mentre paziente aspetta il suo turno per fare provviste. La nube di fosforo giallo è per fortuna ancora lontana cinquanta chilometri, ma è come se dovesse materializzarsi da un momento all'altro. Certo ora tutto dipende dal vento. La vita o la morte nella mani del caso. In che direzione infatti si sposterà l'immensa nube di fosforo giallo che da due giorni incombe sull'ovest dell'Ucraina? Verso la Bielorussia, la Polonia, la Romania o verso Leopoli che da quel concentrato di veleni dista poco più di cinquanta chilometri? E se dovesse piovere, come purtroppo sembra possibile, che cosa accadrà? Che danni faranno alla salute miliardi e miliardi di particelle tossiche liberate nell'aria?

Siamo o no di fronte a una nuova Chernobyl? Nessuno sembra in grado di rispondere. Le autorità di Kiev si limitano a minimizzare: si può bere, respirare, mangiare carne e verdura, fanno sapere. Si direbbe che non è successo niente. Sembra il tragico remake di quel lontano 1986.

Ma la gente non ha dimenticato, non si fida più. Ecco perché il day after il deragliamento tra i villaggi di Ozhidiv e Zakomarie del treno merci partito dal Kazakhistan - e l'esplosione di 400 tonnellate di fosforo giallo dirette in Polonia - dalla regione di Leopoli quelli che potevano, i ricchi e gli stranieri, hanno già fatto le valigie.

Ma tutti gli altri - centinaia di migliaia di uomini, donne e bambini - sono rimasti qui ad aspettare e pregare. Chiusi in casa davanti alla televisione dopo una corsa al supermercato per fare scorta d'acqua e di viveri. In città all'una del pomeriggio di ieri non si trovava più una sola bottiglia di minerale o una scatoletta di tonno a pagarle a peso d'oro.
"Andarsene, ma dove? Per poi tornare e trovare la casa saccheggiata? No, grazie. Non ho scelta, io resto. Spero solo ci stiano dicendo la verità".
Aleksei ha fretta, tutti oggi sembrano avere un gran fretta. Guardano il cielo, che è di un insondabile azzurro, sperando che continui a rimanere così.
Ma non basta.

Quando come in questo caso il "killer" è invisibile, rimanere tranquilli è un'impresa da saggi o da incoscienti. E a quelli che non sono né saggi né incoscienti - ai più insomma, soprattutto genitori - non è restato altro che prendere d'assalto ospedali e cliniche. Un occhio arrossato, un inizio di raffreddore del loro figlioletto, è sembrato loro il primo sintomo di una malattia di cui si sa poco. E quel poco che si sa atterrisce: ossa e cervello sbriciolati, necrosi di fegato e reni.

Liuba Kutinovic, primario del reparto pediatria della più importante struttura cittadina, ha dunque avuto il suo bel daffare per provare a rassicurare decine e decine di madri e padri in ansia. Ma non è bastato. Le notizie dal fronte, da quei villaggi lontani continuano a essere frammentarie e contraddittorie. Avvicinarsi al luogo dell'incidente, impossibile. Il governo ha schierato l'esercito.

Non si passa, dunque. Bisogna fidarsi dei bollettini ufficiali. Delle verità di Stato in un paese in cui la trasparenza fatica ad imporsi. Ed eccole le cifre ufficiali: un migliaio di sfollati, 1093 per la precisione, e una settantina di ricoverati - 19 sono bambini tra i 3 e il 12 anni - dei quali solo sette sarebbero in condizioni critiche. Tutti vigili del fuoco, i primi che hanno invano tentato di spegnere l'immane rogo. Ma voci non controllate parlano di morti. Due, tre, una decina. A chi credere, dunque? Al vice premier Aleksander Kuzmuk, che guida la commissione statale d'inchiesta, che prima allarma il paese "Siamo di fronte a una nuova Chernobyl", e poi smentisce se stesso in diretta tv addentando un cetriolo. "Va tutto bene, non c'è alcun pericolo. E come potete vedere si può bere e mangiare ogni cosa"? Oppure a chi non ha dimenticato e teme il ripetersi di un secondo olocausto? C'è una gran voglia di credere che la situazione sia davvero sotto controllo e che l'incendio sia stato davvero domato. Ma c'è sempre quell'altra campana. Gli schiumogeni terrebbero solo a bada le fiamme, poi una volta svanito il loro effetto il fosforo continuerebbe ad esplodere.

Gianluca Sardelli, corrispondente consolare dell'ambasciata italiana in Ucraina per le sette regioni dell'ovest, paragona quest'attesa a una roulette russa: "A Leopoli non possiamo fare altro che sperare che il vento, la pioggia, la pistola insomma, o sia scarica o colpisca qualcun altro".
Per evitare il dilagare del panico i dirigenti del ministero per le Situazioni di emergenza hanno invitato i mass media a non "diffondere voci allarmistiche che non corrispondono alla realtà circa l'ipotesi di un diffuso inquinamento ambientale". Solo che in questa partita senza regole e senza arbitro il ministero per la Protezione ambientale smentisce i colleghi e riferisce che la concentrazione di anidride fosforosa nell'aria di alcuni villaggi della regione di Leopoli - Angelivka e Lesnoye soprattutto - è di 3,5 milligrammi per metro cubo, contro un livello di norma di 0,15 milligrammi per metro cubo. I livelli di contaminazione nel suolo e nell'acqua non sono invece ancora stati rilevati. Ai residenti è stato proibito di mangiare carni e verdure dell'orto.

Quanto alle ipotesi sulle cause del disastro, gli investigatori ne privilegiano soprattutto una: il cattivo stato dei binari e quello dei carri-cisterna che trasportavano il fosforo, da cui sarebbero poi fuoriuscite 400 tonnellate. Il fosforo giallo, utilizzato per la fertilizzazione e gli esplosivi, è ritenuto una sostanza tossica di prima categoria e può avere effetti letali in una concentrazione di un decimo di grammo. Si incendia facilmente a contatto dell'aria sprigionando un gas mortale. Secondo fonti mediche coperte dall'anonimato tra due, quattro giorni, quando i primi sintomi si manifesteranno, si potrà fare un più credibile bilancio dei danni alle persone. Così come non si esclude che nelle zone più colpite possa registrarsi un'impennata di casi di cancro al fegato e ai reni nell'arco dei prossimi cinque, dieci anni.

(19 luglio 2007)

fonte: http://www.repubblica.it/2007/07/sezioni/esteri/ucraina-fosforo/nube-killer/nube-killer.html


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