"Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza. Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo. Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra forza." Antonio Gramsci

martedì 17 luglio 2007

Il Po si accorcerà di cento chilometri




Allarme sugli sprechi d'acqua

di ANTONIO CIANCIULLO


Il Po si accorcerà di cento chilometri
allarme sugli sprechi d'acqua

ROMA -
Seicentocinquantadue chilometri. La lunghezza del Po, uno dei numeri base della geografia italiana, andrà corretta: nell'arco di pochi decenni lo spazio conquistato dall'acqua dolce si accorcerà di un centinaio di chilometri. In una frazione di tempo geologicamente irrilevante, s'invertirà il percorso che ha lentamente portato alla costruzione della pianura padana e il cuneo salino riguadagnerà parte del terreno perduto spingendosi, durante i momenti di maggiore siccità, fino al Ferrarese.

E' questa la previsione degli esperti al convegno Apat organizzato a Parma in preparazione della Conferenza nazionale che il ministero dell'Ambiente ha convocato il 12 e 13 settembre, a Roma, per organizzare la risposta ai cambiamenti climatici che muteranno, assieme alle nostre abitudini quotidiane, la mappa del paese. Proprio nel giorno in cui l'emergenza siccità e quella dei consumi tornano in primo piano - ieri il sistema elettrico nazionale ha superato i 53mila megawatt, avvicinandosi al record di 55.600 Mw toccato il 27 giugno del 2006; e in questa situazione al limite il ministero della Salute ha invitato i dipendenti a andare al lavoro senza cravatta per ridurre l'uso dei condizionatori - da Parma riparte l'allarme degli esperti sul sistema idrico e sul grande malato, il Po: si dovranno rivedere gli investimenti, per evitare di scommettere milioni di euro su terreni inaffidabili, e la lista delle convenienze, perché ciò che nell'attuale sistema climatico è a buon mercato domani potrà diventare un lusso inaccettabile.

In realtà le difficoltà del futuro sono già scritte nel presente. Ma a caratteri piccoli, che a molti sfuggono. Già oggi, in teoria, si potrebbe prendere dal Po più acqua di quella che il fiume realmente trasporta visto che negli ultimi 30 anni la portata media è diminuita del 20 - 25 per cento mentre i prelievi sono cresciuti e continuano a crescere. Il paradosso è dunque in atto: 1.800 metri cubi al secondo di prelievo legale contro una portata media alla foce di 1.500 metri cubi secondo. Portata media, perché nei momenti più critici il Grande Fiume si riduce a un rivolo: 180 metri cubi secondo, meno di quello che serve a raffreddare la centrale elettrica di Porto Tolle.

Su questa situazione profondamente squilibrata s'inseriscono gli effetti del cambiamento climatico in corso che sta portando a una contrazione media del 10 per cento delle piogge sull'intera penisola e alla rapida riduzione dei ghiacciai che alimentano le falde. Questo dato, sommato all'effetto della subsidenza (il leggero abbassamento del suolo) e all'innalzamento dei mari previsto per il secolo in corso, spingerà in avanti il cuneo salino rendendo ballerina la terra della foce.

Bisognerà rivedere le mappe ma anche i conti. La Coldiretti sottolinea un dato allarmante: un terzo del valore del made in Italy agroalimentare dipende dalla disponibilità di acqua nel bacino del Po. Ma, così com'è organizzata oggi, l'agricoltura non è sostenibile dal punto di vista idrico: il 73 per cento dei 2,5 miliardi di metri cubi di acqua che ogni anno vengono prelevati dal Po finisce nei campi. La riconversione è d'obbligo: si dovranno utilizzare tecniche d'irrigazione più efficaci e ridurre drasticamente le colture che assorbono più acqua, come riso, mais e kiwi. "Per produrre un chilo di grano in Italia occorrono, in media, 2.400 litri d'acqua", ricorda Vincenzo Ferrara, coordinatore scientifico della Conferenza nazionale sui cambiamenti climatici, "mentre in Olanda sono sufficienti 600 litri".

Del resto non sarà solo l'agricoltura a dover fare i conti con il nuovo valore dell'acqua. Ferrara osserva che una tazzina di caffè costa 80 litri d'acqua, una mela 70 litri d'acqua, un hamburger 2.500 litri, un paio di scarpe da uomo in cuoio 8 mila litri, un paio di jeans 10 mila litri. E anche in casa occorrerà fare attenzione. In Italia c'è una disponibilità media pro capite di 378 litri al giorno per persona, ma nella realtà se ne utilizzano effettivamente circa 200 perché gli altri si perdono lungo il percorso. Di questi 200 litri al giorno, lo sciacquone di casa ne consuma circa il 35 per cento, il bagno o la doccia il 30 per cento, il lavaggio della biancheria il 10 per cento, il lavaggio di stoviglie il 9 per cento, gli usi alimentari il 6 per cento, l'igiene della casa il 5 per cento.

(17 luglio 2007)

fonte: http://www.repubblica.it/2007/07/sezioni/ambiente/po-siccita/po-siccita/po-siccita.html

2 commenti:

Val ha detto...

Non si finisce mai di apprendere!
Andiamo bene,credevo che il problema principale potesse derivare dalla desertificazione di Sicilia e Calabria con conseguente migrazione verso il loro nord di 12-13 milioni di persone(credo), e ora mi si dice che ci "accorceremo"anche ad Est!
Capperi,tenuto conto che la colpa di tutto questo è quasi esclusivamente nostra ....davvero non male.
Azzolina, ma quanto lavoro ci aspetta?
Suerte a tutti voi
Val

Equo ha detto...

L'è una cospirassione di Roma Ladrona che ci vuole fregare il nostro Po perché il Tevere sembri più lungo! Ma il popolo padano saprà respingere le provocassioni antifederaliste della cricca giudaico-massonico-terronica!
Domenica, partendo da Pontida, milliaia di Padani in camicia verde marceranno sul Po e vi faranno la pissia dentro, che così si allunga di nuovo...