Libia, infermiere bulgare: le famiglie delle vittime rinunciano alla pena di morte
Le famiglie delle vittime hanno rinunciato alla pena di morte nei confronti delle cinque infermiere bulgare e del medico palestinese, condannate dalla Corte di giustizia libica per aver contagiato oltre 400 bambini a Benghazi con il virus dell'Hiv: lo hanno annunciato un portavoce dei familiari.
La rinuncia inciderà sul verdetto del Consiglio superiore delle istanze giudiziarie, che ha il potere di commutare la pena capitale e l'annuncio ufficiale del portavoce potrebbe preludere alla commutazione della condanna a morte. «Abbiamo rinunciato alla pena di morte dopo che tutte le nostre condizioni sono state accettate» ha detto il portavoce delle famiglie, Idriss Lagha.
Intanto, un documento firmato è stato trasmesso alla Fondazione Gheddafi che ha condotto i negoziati. La Fondazione lo consegnerà a sua volta al Consiglio superiore delle istanze giuridiche, l'organo che dipende direttamente dal ministro della Giustizia.
Un accordo accettato dalle famiglie delle vittime stabilisce un risarcimento di 1 milione di dollari a vittima. E il marito di una delle cinque donne ha detto che «sono calme».
Zdravko Guéorgiev, sposato con Kristiana Valtcheva, ha detto di aver ricevuto lunedì due telefonate dalla sua coniuge la quale gli ha detto «che si sentiva tranquilla e che aveva messo messo la sua sorte nelle mani di Dio», come le altre sue colleghe, ha riferito l'uomo.
«Sono ottimista, ma molto stressato. Non mangio e non dormo da due giorni» ha poi dichiarato mentre si trovava davanti alla sede dell'ambasciata bulgara a Tripoli, in attesa del responso della giustizia libica, atteso per questa sera, sulla sorte delle cinque infermiere bulgare e di un medico palestinese accusati di aver contagiato con il virus dell'Aids 438 bambini, 56 dei quali sono morti.
Pubblicato il: 17.07.07
Modificato il: 17.07.07 alle ore 18.07
fonte: http://www.unita.it/view.asp?idContent=67530
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