"Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza. Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo. Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra forza." Antonio Gramsci

lunedì 16 luglio 2007

“Fame” da biocombustibili



lunedì 2 luglio 2007

Sui biocombustibili arriva anche la frenata delle Nazioni Unite. Un’indagine della Fao rivela che quantità sempre crescenti di cereali sono destinate alla produzione di biodiesel, con il risultato di spingere la domanda e far schizzare verso l’alto i prezzi. Tutto a scapito dei paesi in via di sviluppo.
Alimentare un auto conta più che alimentare un uomo?

Un interessante avvertimento è stato lanciato da ONU-Energy riguardo alla rapida crescita dell’industria bioenergetica. L’organismo che fa capo alle Nazioni Unite infatti denuncia come i biocombustibili, in un quadro completamente privo di regole come quello attuale, creerebbero una brusca impennata nei prezzi dei generi alimentari, con conseguenti ripercussioni sui paesi in via di sviluppo.

Dall’indagine emerge che sono proprio questo paesi ad importare le più grosse quantità di generi alimentari, circa il 75% di tutto il commercio mondiale, e con la prevista impennata dei prezzi nel prossimo biennio il costo delle importazioni per questi paesi aumenterebbe del 20%.

Ma cosa ha provocato un tale innalzamento del prezzo dei generi alimentari, ed in particolare dei cereali e degli oli vegetali? La causa sarebbe proprio l’accresciuta domanda di biocarburanti. Il primo paese che ha cominciato a risentirne è stato proprio il Messico dove il prezzo del mais è aumentato di circa il 20% da inizio anno (vedi: “Messico, tortillas o carburante?”).

Trovandoci di fronte ad un'industria dei biocombustibili allo stato attuale completamente disorganizzata e priva di regole, le conseguenze a livello mondiale potrebbero essere disastrose. La produzione globale di bioenergie, in crescita esponenziale, mette ad esempio in pericolo risorse come acqua e terreni, che sempre più vengono sottratte alla produzione alimentare a scapito di quella dei biocarburanti. Per non parlare dell’aumento sproporzionato dei prezzi delle materie prime, completamente gonfiati dalla maggiore domanda delle stesse per la produzione di biocombustibili.

E’ inevitabile infatti che con un aumento della domanda di biocarburanti (è previsto un aumento del 100% nei prossimi 4 anni) sempre maggiori quantità di risorse saranno destinate alla produzione di biocombustibili, e sempre maggiori saranno i rincari sui prezzi. L’esempio del mais nel biennio 2006/07 è lampante.

In pratica il rapporto della Onu avverte che nel quadro attuale la produzione di biocarburanti ha troppo peso del prezzo dei cibi, in particolare nei paesi a basso reddito e importatori di materie prime, e potrebbe sottrarre le terre più produttive alle coltivazioni alimentari, confinando quest’ultime a terreni di qualità inferiore. Oggi infatti la maggior parte delle colture utilizzate per ottenere biocarburanti sono su terreni agricoli di alta qualità e che richiedono un uso significativo di fertilizzanti, pesticidi e acqua.

E’opportuno quindi chiedersi se realmente produrre biocarburanti (etanolo, metanolo, biodiesel, biogas) sia conveniente, anche solo rispetto alla produzione da carburanti fossili.

Un istituto di ricerca svizzero, l’Empa (http://tinyurl.com/ypxfw9) è arrivato a questa conclusione: “I biocarburanti permettono in media una riduzione delle emissioni di CO2 del 30% rispetto a benzina e diesel, in compenso però creano danni ambientali legati alla coltivazione dei vegetali, per esempio eccesso di concimazione, acidificazione di terreni ed acque, disboscamento, erosione del suolo, diminuzione della diversità biologica, concorrenza con le colture alimentari”.


Anche l’Economist qualche settimana fa avvertiva, prendendo in considerazione l’aumento del prezzo del mais in Messico causato dall’incrementata produzione di etanolo negli Stati Uniti: “L'etanolo derivato dal mais non è vantaggioso né sotto il profilo economico né sotto quello ecologico. La produzione richiede infatti altrettanta energia di quanta ne produce, i sussidi del governo Usa costano ai contribuenti tra i 5,5 e i 7,3 miliardi di dollari all'anno, e aumenteranno esponenzialmente il prezzo del mais, quello dei terreni e quello della carne. La produzione alimentare, in altre parole, viene usata per sfamare le voraci automobili statunitensi”

Se, quindi, oltre ai danni ambientali e alle ripercussioni sui paesi in via di sviluppo, sembra che in molti casi, come nell’esempio statunitense, per produrre etanolo occorre più energia di quanto esso ne produca, dobbiamo fermarci a fare una riflessione. Allo stato attuale infatti, in un contesto privo di regole che va a scapito della società e dell’ambiente come è quello descritto dall’Onu, conviene esclusivamente per ridurre la dipendenza dal Medio Oriente e dai paesi produttori di petrolio (unico obiettivo degli Stati Uniti) che milioni e milioni di persone siano costrette alla fame?

Per permettere il funzionamento delle auto nel primo mondo si può infatti condannare alla morte per fame più di tre miliardi di persone nel “Sud del Mondo”?
Una riflessione mi sembra più che opportuna.

Intanto, passando alle notizie d’attualità, in Messico è iniziata una campagna nazionale denominata “Sin maiz no hay pais” , organizzata da associazioni di contadini o da organizzazioni non governamentali. Lo scopo della campagna, che durerà sei mesi, è rivendicare la sovranità alimentare messicana e lottare contro l’importazione di alimenti transgenici (che dovrebbero sostituire quelli naturali utilizzati per produrre etanolo negli Usa) e contro gli accordi commerciali come il Trattato di Libero Commercio, ritenuto una minaccia contro la produzione nazionale di prodotti agricoli e per le economie di settore.

Anche i produttori di tortilla si muovono. Circa 75 “tortillerias” di Azcapotzalco infatti si sono unite in un associazione “Asociación de Industriales de la Masa y la Tortilla de Maíz Nixtamalizado” con lo scopo di stabilizzare il prezzo del mais e tentare di acquistare la materia prima senza intermediazioni.

Si attende da tempo una risposta del governo Calderón che tarda ad arrivare. Oggi 2 luglio intanto si compie il primo anniversario del frode elettorale delle ultime elezioni e l’opposizione, guidata da Obrador, torna a riempire lo Zócalo di Città del Messico (vedi foto1, foto2).

Fonti: Empa, Economist, La Jornada, Affari & Finanza, Internazionale, El Pais.

http://verosudamerica.blogspot.com/2007/07/fame-da-biocombustibili.html

......
FIRMIAMO ANCHE NOI!

Sin maíz no hay país ¡Pon a México en tu boca! Únete a la campaña un millón de firmas
03-07-07,

Esta es la hora en que la sociedad civil, todos los mexicanos, en cualquier parte del mundo, levantemos nuestras voces para defender al maíz, que es defender nuestra alimentación, nuestra soberanía y nuestras libertades. Llamamos a todos los mexicanos para que, desde donde estén y con ingenio, se expresen a favor de la protección del maíz mexicano, por la soberanía alimentaria y la reactivación del campo mexicano.

Campaña nacional en defensa de la soberanía alimentaria y la reactivación del campo mexicano

Convocatoria a todos y todas:

Considerando que:

• A partir de 1982 se impuso en México un modelo de agricultura y alimentación basado en la privatización, la apertura comercial indiscriminada y la desregulación del sector agroalimentario. Con la contrarreforma salinista del artículo 27 constitucional en 1992 se pretendió impulsar la privatización de las tierras ejidales y comunales e iniciar, de hecho, un nuevo proceso de "desamortización" de los territorios en manos campesinas e indias y un verdadero proceso de deportación de la población rural "excedente", "sobrante", "improductiva".
• Dicho modelo de dependencia alimentaria, monopolización del mercado agroalimentario y descampesinización compulsiva fue profundizado y elevado a rango de ley suprema de la nación y política de Estado con la aprobación y puesta en marcha del TLCAN en 1994.
• Después de más de 25 años de sufrir una verdadera guerra contra la economía campesina y la población rural, el campo no aguanta más.
• La inseguridad alimentaria en la que ha sido sumido el país es una realidad cotidiana y pronto será una verdadera pesadilla: la crisis de los precios de la tortilla y sus impactos negativos en la economía popular así lo comprueban.
• El hambre y la malnutrición son una realidad inaceptable en México a más un siglo de la revolución mexicana. El hambre no espera.
• El maíz, base de nuestra alimentación y riqueza cultural, está en grave riesgo: la apertura de las fronteras a maíz y frijol importados prevista por el TLC para el primero de enero del 2008, la pretensión de sembrar maíces transgénicos en México; la falta de control sobre los monopolios agroindustriales y el alza a la demanda de maíz en Estados Unidos para fabricar etanol amenazan la calidad, la cantidad y el precio de los maíces que nos llevamos a la boca y de todos los alimentos que dependen del maíz.
• Si no logramos conservar e impulsar la producción mexicana de maíces blancos, rojos y azules, base de la vida campesina e indígena y elemento indispensable de la cocina mexicana, nos veremos forzados a comer maíz transgénico amarillo, principalmente usado como alimento de animales, y tendremos que pagar por dicho alimentos básico, el precio que decidan los monopolios agroalimentarios transnacionales.
• El sueño neoliberal de un campo sin campesinos ni indios en México no es más que una pesadilla y vana ilusión. O hay México con campesinos y pueblos indios, o no hay México. Porque sin maíz no hay país.
• Las organizaciones campesinas e indígenas, ambientalistas, de derechos humanos, de consumidores, no gubernamentales, investigadores, científicos, artistas intelectuales y ciudadanos de a pié, elevamos nuestras voces para llamar a la sociedad civil a emprender la defensa de nuestro derecho a la alimentación, del derecho campesino e indígena a existir con sus culturas y formas de vida propias; a establecer políticas agrícolas que fomenten la producción nacional de la amplísima diversidad de maíces mexicanos. Hemos alertado sobre el riesgo real de la contaminación con transgénicos de nuestros maíces, así como el arrasamiento de la producción campesina con maíz importado de baja calidad y alto precio.

Esta es la hora en que la sociedad civil, todos los mexicanos, en cualquier parte del mundo, levantemos nuestras voces para defender al maíz, que es defender nuestra alimentación, nuestra soberanía y nuestras libertades.

Porque sin maíz no hay país, pon a México en tu boca

Llamamos a todos los mexicanos para que, desde donde estén y con ingenio, se expresen a favor de la protección del maíz mexicano, por la soberanía alimentaria y la reactivación del campo mexicano, apoyando estas Diez medidas urgentes:

1. Sacar al maíz y al frijol del TLCAN.- Instalar un mecanismo permanente de administración de las importaciones y exportaciones de maíz y frijol (y sus derivados y subproductos) por el Congreso de la Unión.
2. Prohibir la siembra de maíz transgénico en México.- Protección y mejoramiento del patrimonio genético de los maíces mexicanos, incentivo a la producción de maíces nativos y orgánicos.
3. Aprobar el Derecho Constitucional a la Alimentación por la Cámara de Diputados y la Ley de Planeación para la Soberanía y Seguridad Agroalimentaria y Nutricional por la Cámara de Senadores.
4. Luchar contra los monopolios del sector agroalimentario: Evitar el acaparamiento y la especulación así como la publicidad engañosa de alimentos "chatarra".
5. Promover que el maíz mexicano y las expresiones culturales que involucra se inscriban tan pronto como sea posible en la Lista de Patrimonio Oral e intangible de la Humanidad, por la UNESCO.
6. Control de precios de la canasta alimentaria básica, garantizar el abasto y crear una reserva estratégica de alimentos. Promover el consumo de alimentos campesinos, y el comercio justo.
7. Reconocer los derechos de los Pueblos originarios y proteger los territorios campesinos y sus recursos naturales estratégicos.
8. Apoyar que más productores de café accedan a los mercados internacionales de mayores precios.
9. Impulsar la conservación de los bosques y selvas mediante el manejo sustentable de los recursos naturales a través de la organización y gestión comunitaria.
10. Garantizar el principio de equidad de género en las políticas rurales, así como el reconocimiento pleno de los derechos humanos, ciudadanos y laborales de los jornaleros agrícolas y los trabajadores migrantes.

¿Cómo participar?

A partir del 25 de junio del 2007 y hasta el 1º de enero del 2008 llamamos a todos los mexicanos y mexicanas a:

1. Sembrar maíz en hogares, banquetas, camellones y parques públicos por todo el país.
2. Apoyar con su firma las diez medidas urgentes para defender al maíz y al campo mexicano, con el objetivo de reunir el apoyo de MILLONES de mexicanos y mexicanas. (ver formato anexo)
3. Participar en la Jornada Nacional de Movilizaciones por la Defensa por Soberanía Alimentaria y la Reactivación del Campo Mexicano, y el Presupuesto Rural 2008 del 12 al 20 de octubre próximo, que incluye una Marcha Nacional Por la Salvación del Campo del Ángel de la Independencia al Zócalo de la Ciudad de México, ferias campesinas, talleres, foros y conciertos.
4. Realizar actos educativos, de organización y acción de diverso tipo para denunciar los abusos de los monopolios agroalimentarios, y para promover la producción y el consumo nacional de alimentos sanos, orgánicos, sin transgénicos, sin productos chatarra, preferentemente de pequeños y medianos productores y agroindustriales, bajo el sello de Comercio Justo México.
5. Apoyar los esfuerzos de organizaciones campesinas e indígenas para que las demandas por justicia, salud y soberanía para México, sean escuchadas.
Convocamos a todos los mexicanos, hombres y mujeres del campo y de la ciudad para que nos hagamos uno en la histórica tarea de defender al maíz e impulsar un proyecto alternativo para el campo y para el país; un proyecto rural y nacional incluyente, justo, sustentable y solidario. www.ecoportal.net

Salvemos el campo para salvar a México

Porque sin maíz no hay país, pongamos el maíz en boca de todos

Para unirte a la campaña por:

1. Sacar al maíz y al frijol del TLCAN. Instalar un mecanismo permanente de administración de las importaciones y exportaciones de maíz y frijol (y sus derivados y subproductos) por el Congreso de la Unión.
2. Prohibir la siembra de maíz transgénico en México. Protección y mejoramiento del patrimonio genético de los maíces mexicanos, incentivo a la producción de maíces nativos y cultivos orgánicos.
3. Aprobar el Derecho Constitucional a la Alimentación por la Cámara de Diputados y la Ley de Planeación para la Soberanía y Seguridad Agroalimentaria y Nutricional por la Cámara de Senadores.
4. Luchar contra los monopolios del sector agroalimentario. Evitar el acaparamiento y la especulación así como la publicidad engañosa de alimentos “chatarra”.
5. Promover que el maíz mexicano y las expresiones culturales que involucra se inscriban tan pronto como sea posible en la Lista de Patrimonio Oral e intangible de la Humanidad, por la UNESCO.

Escribe los siguientes datos:

NOMBRE
ESTADO
MUNICIPIO
DELEGACIÓN
EMAIL
FIRMA

Por favor envíalo al fax (01 55) 56 61 59 09 o por email a prensanec@gmail.com ANTES del 30 de septiembre.

fonte: http://www.ecoportal.com.ar/content/view/full/70703


Ulteriori approfondimenti su "vero sudamerica", ma rileggete anche il post sul tabacco


8 commenti:

Anonimo ha detto...

Adam Smith!!!! Un giorno ci vedremo! E giuro che te la farò pagaaareeee!!!
...Adaaaaamm!!! Arrgghh!

P.S.: magari non c'entra niente, era solo un filosofo, ma da lui proviene la logica della domanda e dell'offerta che porta poi, con il "valore" aggiunto dell'egoismo umano alle conclusioni del post.
Aumenta la richiesta di un prodotto? E noi ci si alza il prezzo no? Facile.

Equo ha detto...

Edgar, mentre ci sei falla pagare anche a Ricardo e Keynes: Tanto costa uguale :-)

Anonimo ha detto...

:)))))))

elena ha detto...

Non è proprio così semplice, purtroppo... a parte che l'amico Adam non era solo, c'è comunque il fatto che la sua teoria aveva anche una sua logica (per quanto non condivisibile). Ma i furbetti del pianeta non si limitano ad applicare la teoria della ragnatela - ah no, quello era Marx, almeno credo... insomma, adesso è più di moda ragionare in modo più... "proficuo": se per caso un bene è in eccedenza, o lo si distrugge per mantenerne il prezzo: vedi arance e pomodori, che poi importiamo da Israele e dalla Spagna. Passi la Spagna in nome dell'Europa unita (ma ci vuole tutta...), ma Israele che c'entra? Oppure si inventano artifici che consentono comunque a qualcuno di guadagnarci. Ma guarda caso non sono MAI i produttori diretti. E nemmanco i poveri... discorso lungo... ma io non faccio la finanziera! :)
Del resto, l'ha già detto Maria Antonietta: chi non ha pane, si mangi le brioches! Però a quella hanno tagliato la testa, mentre questi mirano alla nostra... e, a giudicar dal lavaggio del vervello che da anni ci fanno, gli viene pure bene... occhio! :)

Anonimo ha detto...

Il pensare proficuo, porta l'uomo a vivere in prospettiva proficua (al di là dell'effettivo risultato).
Ore e ore di lavoro giornaliero, sbeffeggiandosi di chi si prende una pausa o di chi lavora meno, additandolo come "sfaticato" o "parassita".
Che piaga che stiamo vivendo... chi me lo doveva dire, vivere nel mondo neoliberista, 12 ore al giorno di lavoro... puà! Almeno fossi diventato ricco! :(
Berlusconi disse ad un ragazzo che lamentava le condizioni di suo padre operaio che lui, il cavaliere, lavorava 14 ore al giorno (e ne andava fiero), ecco perchè era ricco e il padre del ragazzo no.
Bugiardo!

Anonimo ha detto...

Dopo qualche settimana di dodici ore lavorative, oggi ho raggiunto le 14 ore giornaliere!! Andrò avanti di questo passo? Diverrò ricco forse come il cavaliere?? Eeeh?? Eeehh? O più semplicemente impazzirò??
Adaaaammmm!!!

elena ha detto...

UAUAUAUAUAUAUAUAUAU.... la sirena dell'ambulanza si avvicina... ebbene sì, Edgar caro... NON E' CHE IMPAZZIRAI... benvenuto nel gruppo! :)

Anonimo ha detto...

:)