"Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza. Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo. Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra forza." Antonio Gramsci

mercoledì 2 gennaio 2008

Il Kenya sull'orlo della guerra etnica

Dagli scontri sui risultati elettorali, si è passati alle stragi tra tribù diverse. In campo le due etnie Kikuyu e Luo

L'Unione Africana chiede di trattare

Il presidente Kibaki accusa il rivale Odinga di "pulizia etnica": "Sono loro che attaccano"
Centinaia di morti, 70 mila sfollati, la tragedia della chiesa di Eldoret con 50 vittime


I resti della chiesa bruciata a Eldoret


NAIROBI - Il Kenya è sull'orlo della guerra etnica.
Molti segnali ricordano le vicende ruandesi degli anni novanta: dagli scontri sui risultati elettorali delle presidenziali che sarebbero state vinte dal presidente uscente Kibaki - dopo quattro giorni di conteggi e con 230 mila voti di vantaggio su Odinga - si è passati ai massacri tra gruppi tribali. Kibaki, leader del Pnu è della dinastia Kikuyo, Odinga leader dell'Orange democratic movement (Odm) è dei Luo. Giovani armati di machete pattugliano le strade delle città mentre le maggiori potenze mondiali si muovono per arginare l'ondata di violenza.

Dopo gli scontri - gli ultimi bilanci parlano di 300 vittime e 70 mila sfollati - la dichiarazione del presidente della commissione elettorale su presunte pressioni ricevute ha di fatto aumentato le tensioni, esplose ieri con una strage di una cinquantina tra donne e bambini bruciati vivi all'interno di una chiesa a Eldoret, 300 chilometri a nordovest di Nairobi. Le vittime di questa tragedia appartenenvano al gruppo etnico Kikuyu, quello dello stesso anche Kibaki. Il capo dell'opposizione Raila Odinga appartiene ai Luo, gruppo economicamente e culturalmente molto forte ma da anni ai margini del potere politico. E Kibaki ha accusato direttamente il rivale: "E' lui che guida il tentativo di pulizia etnica. Tutti gli attacchi e le stragi sono venute da loro".

Immagini filmate da un elicottero della Croce Rossa hanno mostrato decine di roghi e uomini armati di machete, pietre e bastoni nelle strade. Bande armate sono state viste marciare verso la Burnt Forest, nella fertile Rift Valley, dove vivono molti Kikuyu, secondo l'emittente locale NTV.

La Gran Bretagna, di cui il Kenya è una ex colonia, ha fatto appello all'Unione africana e al Commonwealth per tentare una riconciliazione tra Kibaki e Odinga, i cui sostenitori si accusano l'un l'altro di brogli nelle elezioni del 27 dicembre scorso. Il segretario di Stato americano, Condoleezza Rice, e il ministro degli Esteri britannico, David Miliband, hanno lanciato un appello ai dirigenti del Kenya, affinchè "facciano prova di spirito di compromesso"

Il presidente dell'Unione africana John Kufuor ha accettato di dare avvio ad una trattativa che, secondo il primo ministro inglese Gordon Brown, potrebbe offrire una possibilità di mettere fine alle violenze.

(2 gennaio 2008)

fonte: http://www.repubblica.it/2007/12/sezioni/esteri/elezioni-kenya/scontri-2-gennaio/scontri-2-gennaio.html


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1 commento:

Franca ha detto...

Non c'è mai pace in Africa!