La decisione della Corte suprema arriva dopo un'odissea di otto anni
Libia, pena capitale per infermiere bulgare
Ue: "Sentenza negativa, siano graziati"
Barroso: "Deplorevole la condanna emessa dalla Libia"
Ieri la situazione sembrava risolta grazie a un accordo
TRIPOLI - La Corte suprema libica ha confermato la pena di morte per le cinque infermiere bulgare e il medico palestinese accusati di aver inoculato il virus dell'Aids a 438 bambini di Bengasi, 56 dei quali sono morti. Dall'Unione Europea arriva una condanna alla sentenza per bocca del presidente della Commissionee José Manuel Barroso che dice di "deplorare" il giudizio espresso dalla Corte libica e di "sperare comunque che si arrivi ad una soluzione diversa", meta che perseguirà con l'impegno di tutta l'Unione. E Franco Frattini, vicepresidente dell'esecutivo Ue e capo della commissione Giustizia, parla di sentenza "assolutamente negativa".
Secondo la legge libica infatti, il reato di cui sono accusati i sei sanitari è punibile con la pena capitale tramite fucilazione. I sei si erano proclamati innocenti accusando le autorità libiche di aver estorto con la tortura false confessioni, poi ritrattate nel corso del processo.
La sentenza suscita sorpresa. Ieri infatti sembrava che la situazione fosse giunta a una svolta positiva: la Fondazione Gheddafi, presieduta da Seif al-Islam Gheddafi, figlio del leader libico Muammar Gheddafi e indicato come suo successore, aveva annunciato un accordo per il versamento di compensazioni finanziarie ai familiari delle vittime.
"Siamo giunti a un compromesso accettabile con le famiglie. I particolari dell'accordo saranno resi noti nelle prossime ore", aveva dichiarato Salah Abdessalem, il direttore della Fondazione Gheddafi che conduce le trattative per una soluzione del caso. L'accordo era stato raggiunto fra le famiglie e il fondo speciale di aiuto alle vittime istituito nel 2005 da Tripoli e Sofia, sotto l'egida dell'Unione europea per risarcire i familiari dei bambini contaminati. "Questo accordo soddisfa tutte le parti e pone fine alla crisi", aveva aggiunto il direttore.
Oggi però il vice-ministro degli esteri bulgaro Feim Tchaouchev nega l'esistenza dell'accordo: "La Bulgaria non dà nessuna conferma ufficiale che l'accordo sia stato ottenuto". Il diplomatico ha poi aggiunto che la sentenza "non stupisce" le autorità del suo paese, certe che sarebbe arrivata una condanna.
La speranza di questo accordo raggiunto in extremis era quella di ottenere una commutazione delle pene capitali in pene detentive, che i condannati avrebbero potuto scontare in Bulgaria. Le cinque infermiere, Valya Chervenyashka, Snezana Dimitrova, Nasya Nenova, Valentina Siropulo e Kristiana Valceva, e il medico di origine palestinese Ashraf Ahmad Jum'a erano stati arrestati nel febbraio 1999 in Libia.
La vicenda ha suscitato tensioni a livello internazionale. In difesa dei sanitari, oltre al governo di Sofia sono intervenute le autorità di vari paesi tra cui il Portogallo - attualmente alla presidenza dell'Ue - che tramite il suo premier José Socrates fa sapere che il paese è impegnato nella ricerca di una soluzione positiva della faccenda.
In questo senso erano intervenuti anche una serie di organismi sovranazionali e Luc Montagnier, scopritore del virus dell'Hiv nel 1983, e il medico italiano Vittorio Colizzi. I due specialisti avevano dichiarato che la contaminazione era il risultato delle cattive condizioni igieniche dell'ospedale. Sulla vicenda erano poi intervenuti scienziati da tutto il mondo per tentare di scagionare gli operatori sanitari. Anche Amnesty International aveva lanciato un appello raccogliendo migliaia di firme chiedendo la scarcerazione delle cinque infermiere bulgare e del medico palestinese.
fonte: http://www.repubblica.it/2007/07/sezioni/esteri/libia-infermiere/libia-infermiere/libia-infermiere.html
(11 luglio 2007)
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LIBIA: 5 INFERMIERE BULGARE CONDANNATE A MORTE
12.05.2004 - Sofia
Cinque infermiere bulgare sono state condannate a morte da una corte libica lo scorso 6 maggio. Christiana Valcheva, Valia Cherveniashka, Nasia Nenova, Valentina Siropulo e Snezhana sono state ritenute colpevoli di aver volontariamente infettato con il virus dell’AIDS circa 400 bambini libici. Tra il personale bulgaro accusato solo Zdravko Georgiev, medico, si è visto assegnare una pena di soli 4 anni ed è stato immediatamente rilasciato per averli già scontati.
Il personale medico bulgaro lavorava in un ospedale infantile a Benghazi. Il loro dramma è iniziato cinque anni fa. Furono infatti arrestati nel 1999 e non lasciarono mai le carceri libiche. In Bulgaria la loro vicenda era già nota ma la condanna a morte ha scioccato i bulgari. Le autorità di Sofia hanno immediatamente reso noto che faranno di tutto affinché i difensori delle infermiere ricorrano in appello e possano vincere. “I nostri concittadini sono innocenti e questa tesi è ampliamente suffragata dalle prove emerse durante la fase processuale”, ha dichiarato Anton Stankov, Ministro della giustizia bulgaro aggiungendo poi che il governo bulgaro non accetterà che propri concittadini divengano ostaggi di Tripoli per risolvere questioni interne alla Libia.
La tesi dei difensori delle infermiere è che questi ultimi avrebbero confessato la propria colpevolezza sotto tortura. “La corte libica ha affermato che non è di sua competenza valutare se le confessioni siano state rilasciate o meno in seguito a torture, e questo è perlomeno sorprendente”, ha aggiunto Stankov. Cerca nuovi spiragli il Presidente dal Parlamento bulgaro Ognyan Gerdzhikov: “anche se in appello la condanna fosse confermata il presidente libico Gheddafi potrebbe graziarli”.
Solomon Passy, Ministro degli esteri, ha preferito invece appellarsi all’aiuto del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ed alla Comunità internazionale. La stampa ha riportato che il Ministro degli esteri avrebbe già avviato contatti con tutti i 15 membri del Consiglio ed avrebbe iniziato a scrivere, assieme alla Gran Bretagna, una risoluzione che porti ad alleviare le sanzioni internazionali contro la Libia per ingraziarsene i favori.
Shock e paura
“Shock e paura” titola il quotidiano Troud lo scorso 8 maggio descrivendo le forti reazioni in Bulgaria alla sentenza della corte libica. Sindaci, politici e semplici cittadini stanno raccogliendo in tutto il Paese sottoscrizioni in difesa delle 5 infermiere. “Sarei tentato di invitare tutti i medici e le infermiere bulgare che lavorano in ospedali libici a lasciare il paese” ha affermato Ventzilav Grozdev, a capo del sindacato bulgaro dei medici “senza di loro il sistema sanitario libico crollerebbe in meno di tre settimane. Gheddafi se lo merita”. Più duri i toni dei manifestanti portati davanti all’ambasciata libica dai nazionalisti del VMRO, partito che non è rappresentato in parlamento. Questi ultimi hanno intonato slogan dal blando “I bulgari sono innocenti” o “Libertà per il personale medico bulgaro” al più violento “Libici assassini”.
La Bulgaria sulla questione è comunque in fermento. 715.000 bulgari hanno sottoscritto la campagna “Un milione di lettere per i nostri compatrioti” organizzata dall’Unione degli editori bulgari. 12 quotidiani nazionali bulgari hanno allegato alle edizioni di questi giorni cartoline da inviare al presidente USA ed alla Commissione europea dove si scrive che la Bulgaria crede nell’innocenza dei propri concittadini in Libia. Il presidente della sezione bulgara del Comitato di Helsinki, think tank che si batte per la difesa dei diritti umani nel Paese, ha paragonato la corte libica a quelle attive in Bulgaria prima del 1989, durante l’era comunista. “La storia dei bulgari in Libia avrà un lieto fine solo se vi saranno forti pressioni USA e dell’Unione europea”, ha aggiunto.
Forti reazioni internazionali
Le reazioni alla sentenza in Libia sono state vigorose sia nell’Unione europea che negli USA. L’Unione europea ha già espresso la propria preoccupazione. Richard Baucher, portavoce del Dipartimento di Stato USA ha invece affermato come gli USA faranno pressione su Tripoli affinché l’intera vicenda abbia un esito positivo. Anche l’ambasciata USA a Sofia ha preso posizione e in un comunicato stampa ha definito la sentenza sbagliata ed ingiusta. E’ scesa in campo anche Amnesty International che ha invocato la cancellazione delle sentenze a morte che ha definito sconcertanti.
Colpevoli ed innocenti sul "Caso Libia"
La stampa locale in Bulgaria ha criticato le autorità bulgare al potere dal 1999 ad oggi per non essere state in grado di fare nulla che abbia potuto evitare la drammatica sentenza dei giorni scorsi. In particolare si è ricordata un’affermazione dell’ex premier Ivan Kostov il quale sulla vicenda avrebbe affermato: “Nel caso i nostri concittadini fossero colpevoli?”. Troud chiede invece le dimissioni del Ministro degli esteri Salomon Passy pur affermando che la colpa maggiore sarebbe da attribuire a chi lo ha preceduto: Nadezhda Mihailova. Troud sostiene come l’attuale responsabile degli eteri continui a parlare di giusto processo sperando che l’entrata della Bulgaria nella NATO basti a risolvere tutti i problemi. “Occorre una vera e propria offensiva diplomatica per arrivare ad un lieto fine” si ricorda dalle colonne del quotidiano “non sono sufficienti le dichiarazioni di Colin Powel e Romano Prodi. Avranno effetti concreti solo se la nostra diplomazia avvierà una martellante pressione diplomatica”. Appare comunque come una beffa che la sentenza arrivi a solo una settimana dalla visita del colonnello Gheddafi a Bruxelles dove è stato accolto con un abbraccio da Romano Prodi, commenta il quotidiano Dnevnik.
Scenari
La stampa bulgara ha provato ad immaginare i differenti scenari sul “Caso Libia”. Qualcuno sostiene che basterà una telefonata di Bush per far fare un passo indietro al colonnello libico. Ma il portavoce del Ministero degli esteri della Libia avverte: “Meglio che gli USA pensino ad indagare e fare chiarezza sulle torture contro gli iracheni piuttosto che dare consigli e fare pressioni su una corte indipendente in Libia”. Altri consigliano invece la strada dell’Unione Europea o addirittura Mosca. Difficile infatti per gli editorialisti del quotidiano Troud che Gheddafi possa temere le reazioni USA, il suo nemico numero uno, meglio provare a raggiungerlo tramite il Cremlino. Intanto però la posizione libica si è radicalizzata. Il vice Ministro degli esteri libico, Hasun Ashaush, ha accusato la Bulgaria di bio-terrorismo e di contaminazione di bambini con armi di distruzioni di massa. Accuse negate con vigore da Sofia. Intanto l’altro ieri un medico bulgaro e' stato accusato in Libia di aver curato male una paziente, poi deceduta. Il dottor Anton Botev, che lavorava a Msalata (a 120 km da Tripoli), non e' riuscito a salvare la paziente, trasportata in ospedale in stato di morte clinica. Interrogato prima come testimone, il medico bulgaro e' poi stato “accusato di non aver curato la paziente in modo adeguato”, ha affermato l' ambasciata bulgara in Libia, precisando che egli non e' detenuto. Lo stesso giorno è stata avviata la procedura di ricorso in appello presso la Corte suprema per le cinque infermiere bulgare condannate a morte.
Fonte: Osservatorio sui Balcani
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